Grandi opportunità per il private equity dalle piccole imprese. Lo afferma Unigestion, società di gestione del risparmio con 24,9 miliardi di dollari in gestione e sedi in Europa, America del Nord e Asia. La sgr ha appena diffuso lo studio “Big things have small beginnings” a firma di Francesco Aldorisio e Federico Schiffrin, entrambi partner private equity (scarica il documento).
Secondo lo studio, è all’interno del segmento delle poi che si celano le operazioni di private equity col maggiore potenziale di rendimento. Tuttavia, queste società solitamente non sono quotate in borsa e le informazioni disponibili su di esse sono insufficienti (anche per questo BeBeez ha creato il suo database BeBeez Private Data, che contiene tutte le informazioni sulle aziende italiane nel portafoglio dei fondi oppure potenziali target dei fondi di private capital).
Il mercato legato alle pmi è ampio e vanta un’ampia gamma di opportunità di investimento. A livello globale si stimano circa 500 mila società in cui è possibile investire e questo numero aumenta ogni anno. Infatti, il numero di buyout conclusi con meno di 500 milioni di dollari in valore d’impresa è di cinque volte superiore a quelli effettuati con un valore superiore a questa cifra.
Sul mercato del private equity a oggi c’è meno dry powder (capitale impegnato ma non ancora investito, a causa della raccolta record dei fondi). Tuttavia il dry powder è cresciuto a un ritmo inferiore al resto del mercato.
Bisogna poi considerare che le pmi hanno una leva finanziaria inferiore del 20% rispetto alle grandi imprese, in quanto le banche erogano loro meno credito. Questo si traduce anche in un maggiore ricorso a strumenti azionari privilegiati, che offrono maggiore protezione dal rischi al ribasso, mantenendo il potenziale di rischi al rialzo.
Inoltre, le pmi godono di interessanti valutazioni: analizzando le operazioni in Nord America ed Europa, lo studio rileva che per le pmi i multipli di mercato sono inferiori del 50% rispetto a quelli delle aziende a grossa capitalizzazione.
Le analisi di Unigestion hanno rilevato che circa il 50% della creazione di valore nelle piccole e medie imprese è stato trainato dalla crescita dell’ebitda; un ulteriore 37% è stato determinato dall’arbitraggio multiplo (vendita ad un multiplo più alto rispetto al multiplo di entrata); solo il 13% è stato determinato dall’uso della leva finanziaria. Per le grandi aziende, quasi l’80% della creazione di valore è stato ottenuto grazie all’utilizzo della leva finanziaria, mentre il 10% è stato determinato dalla crescita dell’Ebitda. Gli investitori in pmi possono aumentarne il valore migliorarando il management o sfruttando le sinergie di costo.
In ogni caso, l’investimento redditizio in pmi attraverso il private equity deve infine puntare a una crescita di lungo termine, anziché su mode e temi caldi con tendenze di crescita limitate al breve periodo. Proprio per distinguere i trend del futuro dalle mode del momento, gli investitori in private equity di successo devono essere vicini ai mercati in cui investono.