Tiger Woods ha vinto questa sera per la quinta volta l’iconico Masters Golf Tournament all’Augusta National Golf Club, in Georgia negli Stati Uniti. Il mito del golf, che era caduto, si è rialzato ed è tornato a vincere. Una vittoria che fa piacere certo a chiunque ami il golf, ma che ha un retrogusto amaro per gli italiani, visto che il torinese Francesco Molinari aveva chiuso come primo in classifica il terzo giro del Masters sabato 13 aprile e aveva affrontato l’ultimo giro partendo oggi insieme a Woods e a Tony Finau, che rispetto a lui erano indietro di un colpo. Non ce l’ha fatta Molinari, è finto quinto, ma ha dimostrato di essere entrato nel gotha dei più grandi giocatori del mondo. Sarà per un’altra volta.
La disfida ha tenuto con il fiato sospeso milioni di appassionati nel mondo, perché il giro d’affari che produce il golf non ha nulla da invidiare al circo del calcio. Gli ultimi dati disponibili per i soli Stati Uniti (quelli del 2016, pubblicati un anno fa dalla World Golf Foundation), per esempio, dicono che si tratta di un’economia da 84 miliardi di dollari e che l’indotto è di oltre 191 miliardi (si veda qui il Report 2016 di WeAreGolf). E infatti non è un caso che il mondo del private equity abbia spesso puntato l’attenzione su aziende del settore o direttamente sui campi da golf. Tanto che il ceo del PGA, la più grande organizzazione sportiva di golf al mondo, che organizza i principali tornei, è Seth Waugh, ex managing partner di Silver Lake, che ha comunque mantenuto il ruolo di senior advisor del noto operatore di private equity Usa (si veda qui il comunicato stampa della nomina).
L’ultima operazione è stata l’acquisizione lo scorso febbraio la catena Usa di 47 negozi di accessori da golf nota per i servizi di fitting (cioé aggiustamento quasi sartoriale di bastoni e ferri) Club Champion da parte del private equity di Los Angeles Levine Leichtman Capital Partners. A vendere è stato un altro private equity, Summit Partners, che aveva investito in Club Campion soltanto due anni fa, e che ha mantenuto una quota di minoranza nella società (si veda qui il comunicato stampa)
E’ dell’ottobre 2018, invece, il salvataggio di American Golf, la principale catena di distribuzione di accessori e prodotti da golf d’Europa, da parte del private equity Endless, che ha rilevato il retailer britannico da una procedura concorsuale (si veda qui il comunicato stampa). L’acquisizione ha riguardato 112 del totale di 132 punti vendita del gruppo in regno Unito e Irlanda. American Golf ha ricavi per circa 140 milioni di sterline.
Nell’aprile 2018 Epiris ha comprato The Club Company, a cui fanno capo 13 campi da golf nel Regno Unito e che ha alle spalle una lunga esperienza con i private equity. A vendere, infatti, è stato Lone Star, che lo aveva comprato nel 2014 dal private equity irlandese Boundary Capital. Quest’ultimo aveva a sua volta comprato The Club Company nel 2006, rilevandolo da Legal & General Ventures, che lo aveva acquistato due anni prima, delistandolo dal London Stock Exchange, dove era stato quotato nel 1996 (si veda GolfInc).
Nell’ottobre 2017, invece, il produttore di bastoni e ferri e accessori vari da golf TaylorMade Golf Company è stato acquisito per 425 milioni di dollari da KPS Capital Partners. TaylorMade, con sede in California, è stata fondata nel 1979 da Gary Adams ed è stata ceduta da Adidas, che l’aveva acquisita nel 1998 (si veda qui il comunicato stampa). Fanno capo a TaylorMade anche il produttore di bastoni e ferri Adams Golf e il produttore di abbigliamento da golf Ashworth.
A luglio 2017, invece, i fondi di Apollo hanno lanciato un’opa per 1,1 miliardi di dollari su uno dei gruppi più importanti del golf e dei country club al mondo, ClubCorp (si veda qui il comunicato stampa). Fondato nel 1957 e allora quotato a Wall Street (è stato delistato a settembre 2017 al termine dell’opa), ClubCorp gestisce oltre 200 proprietà, inclusi golf e country club e sport club negli Usa, Messico e Cina, per un totale di oltre 430mila membri iscritti. Ma per ClubCorp non è stato il primo giro con i fondi di private equity. KSL Capital Partners, infatti, a sua volta aveva comprato il gruppo a fine 2006 per 1,8 miliardi di dollari per poi quotarlo a fine 2013 (si veda qui Reuters).
Sempre sul fronte dei campi da golf, nel 2015 è nato ArcisGolf, un gruppo costituito da Arcis Private Equity, dopo due anni di shopping di campi negli Usa (si veda qui il comunicato stampa). Peraaltro ci sono anche operatori di real estate private equity specializzati in campi da golf come Caerus Golf Capital, che investe in campi negli Usa e alle Hawaii.
Anche True Temper Sports, uno dei leader nella produzione e distribuzione di shaft (la parte di asta dei ferri e bastoni da golf) oltre che di mazze da hockey, è nel portafoglio di un private equity. Si tratta di Lincoln Management che ha comprato la società nell’agosto 2012.
Mentre nel 2012 Omers Private Equity aveva acquisito e integrato due giganti dell’industria, cioé Golfsmith e Golf Town, dando vita al più grande operatore retail del golf al mondo, sotto il nuovo nome di Golfsmith International (si veda qui il comunicato stampa). Il gruppo attivo in tutto il Nord America, però, era entrato in crisi per la grande concorrenza da parte di Wal-Mart e Amazon ed è stato così rilevato da una procedura fallimentare nel novembre 2016 da Dick’s Sporting Goods per 69 milioni di dollari.
Sono poi da ricordare gli investimenti che Goldman Sachs e Lone Star avevano fatto in campi da golf in Giappone, quando a seguito dello scoppio della bolla immobiliare nel paese nei primi anni ’90, molte società del settore erano andate sull’orlo del fallimento. Goldman Sachs aveva comprato una serie di campi, li aveva accorpati nel gruppo Accordia che aveva poi quotato nel 2006. Era poi uscita definitivamente dal capitale del gruppo nel 2011, incassando 446 milioni di dollari per l’ultima quota del 44,7% ancora in portafoglio. Il private equity coreano MBK Partners ha poi delistato Accordia a inizio 2017 a seguito di un’opa da 755 milioni di dollari (si veda qui il portafoglio di MBK). Oggi Accordia è il primo operatore di campi da golf del Guiappone, cui fanno capo ben 135 campi. Anche Lone Star aveva fatto lo stesso in Giappone, acquistando campi nel momento di crisi dell’immobiliare, e aveva creato il Pacific Golf Group International.
E attenzione, anche il mondo dei business angel punta sul golf. Basta curiosare sulla piattaforma AngelList, che riunisce i principali business angel del mondo, per accorgersi che ci sono ben 540 business angel interessati a startup digitali dedicate al golf, che a oggi hanno in portafoglio 95 startup.