Prima dell’ipo (si veda altro articolo di BeBeez), Ferretti deve rimborsare il finanziamento soci da 211,7 milioni di euro, erogato dall’azionista di controllo cinese Weichai (Shandong Heavy Industry). Lo ha scritto ieri MF Milano Finanza, aggiungendo che l’ipotesi che circola è quella dell’emissione di un bond da 250 milioni.
Per l’operazione la società guidata dall’amministratore delegato Alberto Galassi si sarebbe affidata alle banche Barclays, Bnp Paribas e Ubs, che saranno coinvolte nella quotazione assieme agli studi legali Dentons e King & Wood Mallesons.
Ferretti Group viene valutata attorno a 750 milioni di euro sulla base di un multiplo di 14 volte l’ebitda 2018 (si veda altro articolo di BeBeez). Il multiplo è quello del settore fashion & luxury, poi si può discutere se possa essere più opportuno scendere o salire di un giro di ebitda, per un range che va da 690 a 795 milioni. Ma è questo l’ordine di grandezza.
I dati di bilancio 2018 indicano un importante aumento dell’utile netto a 31 milioni, che ha fatto un balzo del 29% rispetto ai 24 milioni del 2017. In aumento anche i ricavi netti, arrivati a 669 milioni (dai 623 milioni del 2017), mentre è in leggera contrazione l’ebitda, sceso a 53 milioni dai 59 milioni dell’anno prima.
Weichai, che oggi possiede l’86,2% del capitale di Ferretti, ha investito nel gruppo di yacht a inizio 2012, nell’ambito di un complesso processo di ristrutturazione del debito. Weichai aveva investito allora 178 milioni di euro di equity e aveva contestualmente acquistato debito di Ferretti dal fondo Oaktree, da Rbs e da Strategic Value Partners, che aveva convertito in equity, arrivando al 75%. Contestualmente allora Rbs e SVP avevano convertito in equity il resto del debito, arrivando al 25%. Successivamente Weichai ha arrotondato al rialzo la sua quota e nel 2016 Pietro Ferrari, figlio di Enzo, ha comprato il 13,6%.
Ai tempi d’oro, nel 2006, Permira aveva ceduto il 52% di Ferretti a Candover (mantenendo una partecipazione dell’8%, mentre il fondaotre Norberto Ferretti e i manager erano saliti al 40%), sulla base di una valorizzazione di ben 1,7 miliardi di euro, a fronte di ricavi per 770,4 milioni a fine dell’anno fiscale 2006 (agosto) e un ebitda di 118,4 milioni.
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