Trevi Finanziaria Industriale (Trevifin), il gruppo specializzato in ingegneria delle perforazioni del sottosuolo quotato a Piazza Affari e in difficoltà dall’autunno 2017 soprattutto per un crollo di attività nel settore oil&gas, ha finalmente approvato il 15 luglio i bilanci 2017 e 2018 (si veda qui il comunicato stampa).
Nel dettaglio, il 2017 si è chiuso con ricavi consolidati per 949,2 milioni di euro (dai 1.083 del 2016), un ebitda negativo di 81,4 milioni (da 88,5 milioni) e un debito finanziario netto di 619,8 milioni di euro (in aumento da 500,1 milioni del 2016). Trevi ha poi chiuso il 2018 con ricavi in ulteriore diminuzione a 618,1 milioni di euro, un ebitda di 50,1 milioni e un debito finanziario netto di 692,6 milioni di euro. A inizio mese, Trevi aveva reso noto che la sua posizione finanziaria netta al 31 maggio 2019 era scesa leggermente a 699,3 milioni di euro, contro i 700 milioni di febbraio (si veda altro articolo di BeBeez).
L’azienda ha contestualmente anche confermato la vendita, sulla base di un enterprise value (debt free) di 140 milioni di euro, della sua divisione Oil&gas al gruppo indiano facente capo a Megha Engineering & Infrastructures Ltd (Meil), prevista dal piano di ricapitalizzazione e di ristrutturazione del debito predisposto dal consiglio di amministrazione di Trevifin nel maggio scorso (si veda altro articolo di BeBeez).
In quell’occasione era stato varato un aumento di capitale per un massimo di 440 milioni di euro e appunto il piano di ristrutturazione del debito della società, su cui si dovranno pronunciarsi le banche creditrici. Se la proposta ottenesse l’avallo delle banche, allora Trevi potrebbe presentare la domanda di omologa di accordi di ristrutturazione del debito ai sensi dell’articolo 182-bis Legge fallimentare al Tribunale di Forlì, lo stesso che ha ammesso al concordato preventivo con riserva nell’aprile scorso Trevi Holding SE, la holding con la quale la famiglia Trevisani controlla il gruppo quotato (si veda altro articolo di BeBeez) e che a sua volta entro il 16 agosto dovrà presentare una proposta definitiva di concordato preventivo o una domanda di omologa di accordi di ristrutturazione del debito.
Ricordiamo che è però in atto uno scontro tra il Cda di Trevi Finanziaria e l’azionista di controllo Trevi Holding (THSE), che fa capo alla famiglia Trevisani: quest’ultima ha infatti chiesto la revoca del consiglio di amministrazione di Trevi (si veda altro articolo di BeBeez). Lo scontro può essere dovuto al fatto che la famiglia non intende diluire la sua quota. L’aumento di capitale da 440 milioni di euro deliberato dal Cda, infatti, prevede che gli azionisti attuali ne sottoscrivano 130 milioni per cassa, mentre gli altri 310 milioni sarebbero a fronte della conversione di parte dei crediti finanziari a capitale (si veda altro articolo di BeBeez). Tuttavia, la famiglia Trevisani non dispone di tutte le risorse necessarie a far fronte alla sua quota, per cui perderebbe il ruolo di socio di riferimento a favore di FSI Investimenti spa (controllata da Cdp Equity) che oggi detiene il 16,85% e del fondo di investimento Usa Polaris Capital Management, che detiene il 10% di Trevifin.
Intanto il Cda di Trevifin è riconvocato per oggi al fine di “approvare gli accordi relativi alla manovra di rafforzamento patrimoniale e di ristrutturazione dell’indebitamento (ivi incluso il sopra menzionato accordo di ristrutturazione dei debiti), di esercitare la delega all’aumento di capitale (…), nonché di assumere le determinazioni conseguenti al prossimo completamento dell’istruttoria sulla richiesta del socio THSE”. Oggi, quindi, nuova puntata della storia.
Il Gruppo Trevi è leader a livello mondiale nell’ingegneria del sottosuolo (fondazioni speciali, scavo di gallerie e consolidamenti del terreno e realizzazione e commercializzazione dei macchinari e delle attrezzature specialistiche del settore); è anche attivo nel settore delle perforazioni (petrolio, gas, acqua) sia come produzione di impianti che come servizi prestati e nella realizzazione di parcheggi sotterranei automatizzati. Nato a Cesena nel 1957, conta più di 30 sedi e una presenza in oltre 80 Paesi. Conta 4 divisioni: la Divisione Trevi, che opera nei servizi specializzati dell’ingegneria del sottosuolo, la Divisione Petreven attiva nei servizi di perforazione petrolifera, la Divisione Soilmec, che produce e sviluppa i macchinari e gli impianti per l’ingegneria del sottosuolo e la divisione Drillmec che produce e sviluppa gli impianti per le perforazioni (petrolio, gas, acqua).