The Organic Factory, produttore italiano nel segmento biologico di olii e lecitine a uso alimentare e proteine a uso zootecnico, è stata ammessa lo scorso 6 febbraio dal Tribunale di Milano alla procedura di concordato preventivo (si veda qui il decreto del Tribunale). Contestualmente, è stata convocata l’adunanza dei creditori dinanzi al giudice delegato per il 29 giugno 2020 e fissato il termine di 30 giorni per la presentazione della proposta di concordato da parte di The Organic Factory, che vedrà come cavaliere bianco Finplace, società di investimento, fondata da Walter Maiocchi, presidente della società mantovana di impianti di refrigerazione Zanotti (gruppo Daikin dal 2016), che nel 2018 ha rilevato il noto brand del cachemere Malo, a sua volta allora in profonda crisi (si veda altro articolo di BeBeez).
The Organic Factory, è una pmi innovativa che copre con le proprie attività l’intera filiera dal campo allo scaffale, grazie anche al marchio Benvolio 1938. La società era stata costituita a fine 2016 per iniziativa del management team della società di private equity specializzata in ristrutturazioni aziendali Orlando Italy, Enrico Ceccato e Paolo Scarlatti.
A inizio 2017 The Organic Factory ha firmato un contratto di affitto del ramo d’azienda dello stabilimento di Carapelli Firenze spa a Inveruno per i successivi quattro anni con opzione d’acquisto alla scadenza e ha rilevato dal concordato preventivo la Molino Oleificio Manzoni srl, azienda leader nel settore della produzione di olio, panello e lecitina biologici, che è stata acquisita (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel giugno 2018 avevano investito in The Organic Factory Electa Ventures e Azimut Global Counseling, tramite Ipo Club, il fondo chiuso lanciato nel 2017 da Azimut ed Electa per investire in pre-booking company oppure direttamente in pmi con obiettivo l’ipo (si veda altro articolo di BeBeez). Ipo Club aveva sottoscritto un prestito obbligazionario convertibile in due tranche da 8 milioni ciascuna, che facilitasse l’accesso al listino, soddisfatte determinate condizioni, a partire dal terzo anno. Contestualmente, Electa Ventures, lo stesso fondo Ipo Club e Azimut avevano anche investito in azioni speciali emesse dalla società.L o sbarco in borsa sarebbe dovuto avvenire una volta consolidato e ulteriormente rafforzato il business e dopo aver realizzato un progetto pionieristico per produrre e commercializzare un ingrediente ad alto contenuto di proteine vegetali biologiche a uso alimentare. L’ultimo bilancio disponibile, chiuso nel giugno 2018, rilevava ricavi netti per 21,9 milioni e un ebitda di 2,2 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).
Ma le cose non sono andate poi come sperato. The Organic Factory è finita a corto di liquidità, gravata da un debito totale di 35 milioni di euro. La crisi è stata innescata dal progetto Kazakistan, lanciato da The Organic Factory per approvvigionarsi in quel paese di granaglie biologiche a costi competitivi (si veda qui Finanzadietrolequinte). Erano stati stimati investimenti ad hoc per 1,5 milioni, ma quando nel maggio 2019 si è insediato il nuovo consiglio d’amministrazione sono emerse criticità visto che il progetto aveva in realtà già assorbito risorse per 20 milioni. A quel punto il board ha revocato le deleghe all’amministratore unico Paolo Frigati. La società a fronte dell’“enorme assorbimento di risorse” del progetto kazako è quindi finita in crisi di liquidità.
The Organic Factory ha chiesto quindi l’ammissione al concordato preventivo con riserva (si veda qui il decreto del Tribunale), nominando commissario Alessandro Danovi, anche nella speranza di trovare nuovi investitori. Il 31 ottobre 2019 Finplace ha inviato una proposta di acquisto a The Organic Factory per 9,915 milioni di euro. Il 4 novembre scorso l’azienda ha presentato un piano per un concordato con continuità indiretta. Il tribunale ha chiesto ulteriori chiarimenti e integrazioni il 14 novembre 2019, che la società ha depositato il 19 dicembre scorso, insieme al piano industriale 2020-2025. Piano e proposta prevedono:
- cessione dell’azienda in esercizio (a Finplace o a un altro soggetto aggiudicatario dell’asta che potrebbe essere indetta dal tribunale) e prosecuzione dell’attività sulla base del piano industriale;
- realizzo degli ulteriori attivi societari non compresi nel perimetro di cessione;
- integrazione dell’attivo e la riduzione del passivo e degli oneri in prededuzione, per effetto degli obblighi assunti da due amministratori, Enrico Ceccato e Paolo Scarlatti, subordinatamente all’omologazione del concordato preventivo, i quali si sono impegnati ad apportare risorse attive e rinunciare a propri crediti e diritti verso la società;
- sospensione per ulteriori 60 giorni dei contratti di leasing funzionali e lo scioglimento dei contratti non più utili e funzionali al funzionamento dell’azienda (ex art. 169-bis della Legge fallimentare).
Il piano ha una durata di 5 anni, ipotizza l’omologa del concordato a settembre 2020 e prevede il soddisfacimento integrale dei creditori privilegiati entro 2 anni dall’omologazione e del 20% del ceto ordinario chirografario entro 4 anni.
Quanto ad IPO Club, scondo quanto risulta a BeBeez, il fondo ha comunque ammortizzato completamente l’operazione che rappresenta circa il 5% della sua capacità complessiva di investimento. A prescindere dall’esito di questa vicenda, quindi, IPO Club continua a esprimere risultati ampiamente positivi supportato dalle altre partecipazioni del fondo.