Dopo l’allarme lanciato sullo stato di crisi delle startup italiane colpite dal lockdown da coronavirus (si vedano le proposte di AIFI, VC Hub e Italia Startup), il Decreto Rilancio, approvato dal governo nella serata del 13 maggio, contiene effettivamente una serie di misure volte a sostenerle in questo momento di grave difficoltà, così come aveva dichiarato più volte nelle ultime settimane il sottosegretario allo Sviluppo Economico Gian Paolo Manzella (si veda altro articolo di BeBeez). Rispetto a quello che il mercato si aspettava, però, si tratta di interventi minimi, comunque certo meglio di niente, visto che inizialmente il mondo startup era stato completamente ignorato. Il tema è stato commentato a caldo dagli lavori giovedì 14 maggio nel corso dell’ultima giornata di Milano Capitali, organizzata da MF Milano Finanza, tutta incentrata sul tema del private capital, di cui BeBeez è stato media partner.
Soprattutto ha deluso il fatto che detrazioni e deduzioni fiscali a favore degli investitori in startup non siano stati aumentati, ma comunque bene che siano stati almeno confermati, mentre hanno sorpreso due misure: l’introduzione di un fondo da 4 milioni per i videogames, di cui non si capisce il senso, e lo stanziamento da 500 milioni a favore di Enea perché finanzi il trasferimento tecnologico.
Il supporto al technology transfer è ovviamente un obiettivo più che condivisibile ed era attesa una misura in questo senso, visto che si sono ormai esauriti i 200 milioni di euro di risorse della piattaforma ITATech finanziata da Cdp e Fei (si veda altro articolo di BeBeez). Quello che non è chiaro però è perché si è voluto creare un ulteriore nuovo attore, creando la Fondazione Enea Tech, quando già Fondo Italiano d’Investimento sgr ha appena chiuso la raccolta del suo fondo Tech Growth, grazie all’impegno di Cdp come anchor investor (si veda altro articolo di BeBeez), e quando si è detto che gli investimenti governativi in venture capital passeranno d’ora in poi tutti da Cdp Venture sgr. Peraltro già a dicembre l’amministratore delegato di Cdp Venture sgr, Enrico Resmini, in occasione della presentazione del Piano Nazionale per l’Innovazione 2020-2025 da parte di Paola Pisano, Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione (si veda altro articolo di BeBeez), aveva precisato che in corso di autorizzazione ci sono già un fondo di fondi di venture capital e un fondo dedicato agli acceleratori di impresa per un totale di circa 200 milioni e che sono poi allo studio un nuovo fondo dedicato al corporate venture capital e un altro focalizzato appunto sul tech transfer. Su questo punto, quindi, sarà interessante leggere i decreti attuativi relativi a tempi e modi di funzionamento del fondo Enea, previsti entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del Decreto.
Più nel dettaglio, a supporto del venture capital e dell’ecosistema delle startup il Decreto Rilancio prevede:
– uno stanziamento di 200 milioni aggiuntivi per il fondo di sostegno al venture capital (che andranno al fondo di fondi di Cdp Venture sgr);
– uno stanziamento di 200 milioni per il fondo di garanzia, mirato alle startup e pmi innovative;
– 100 milioni aggiuntivi per i finanziamenti agevolati del bando Smart&Start
– un fondo di 4 milioni per i videogames
– l’abbassamento del limite di accesso allo startup Visa da un milione a 500 mila
– lo stanziamento di 500 milioni assegnati alla neonata Fondazione Enea Tech, gestiti da Enea per finanziare il trasferimento tecnologico, risorse “volte a favorire la collaborazione di soggetti pubblici e privati nella realizzazione di progetti di innovazione” in campo energetico; in particolare il comma 3 dell’art. 51 autorizza il Ministero dello sviluppo economico, a valere sulle disponibilità del fondo, a intervenire attraverso la partecipazione indiretta in capitale di rischio e/o di debito, anche di natura subordinata.
Sono invece stati stralciati provvedimenti che avrebbero potuto avere impatti positivi e di breve termine sull’ecosistema startup italiano:
– moratoria di un anno per le imprese innovative con esposizione debitoria verso il sistema bancario;
– estensione di un anno della permanenza delle startup all’interno del registro delle imprese innovative;
– aumento dal 30 al 50% degli sgravi fiscali per chi investe in startup e pmi innovative;
– 40 milioni di investimento per la valorizzazione economica dei titoli della proprietà industriale (brevetti, disegni, marchi).
Infine è stato ridotto a 10 milioni di euro (dai 20 milioni previsti inizialmente) lo stanziamento per le startup per l’acquisizione di servizi prestati da parte di incubatori e centri d’innovazione pubblici o privati.
Facendo un bilancio, Anna Gervasoni, direttore generale di AIFI, l’Associazione del Private Equity, Venture Capital e Private Debt, in occasione del suo intervento a Milano Capitali (si veda qui la registrazione del video), si è detta abbastanza soddisfatta per la risposta del governo sui temi cari allo sviluppo del venture capital. In particolare, si legge anche in un comunicato stampa diffuso dall’Associazione sempre il 14 maggio, “sono stati recepiti dal Decreto alcuni interventi per incentivare il mercato del venture capital, quali il rafforzamento del fondo per il sostegno al venture capital e degli incentivi fiscali per gli investitori in fondi di venture capital” (si veda anche altro articolo di BeBeez).
Tuttavia, come spiegato da Angelo Coletta, Presidente di Italia Startup (si veda qui il comunicato stampa), “il Decreto Rilancio approvato dal Governo contiene alcuni interventi utili, ma taglia provvedimenti che potrebbero incidere a breve termine sulla vita delle startup e delle pmi innovative” e quanto agli interventi previsti, secondo Colletta questi sono “certamente utili e positivi ma che necessitano di tempi lunghi per essere immessi sul mercato, a causa delle necessarie fasi di attuazione regolamentare”.
Contenti a metà sono anche i membri di VC Hub (si veda qui il comunicato stampa). “A nome di VC Hub esprimo soddisfazione per l’introduzione nel Decreto Rilancio di alcune norme finalizzate a supportare startup e pmi innovative nella gestione della crisi generata dalla diffusione del Covid-19″, ha dichiarato Fausto Boni, Presidente di VC Hub, che del tema ha parlato anche nel corso del suo intervento all’ultima giornata di Milano Capitali dedicata al private capital organizzata da Milano Finanza e di cui BeBeez è stato media partner (si veda qui la registrazione del video). Boni ha aggiunto: “Ci fa piacere notare come alcune fra le proposte da noi avanzate siano state incluse, come la previsione di un fondo in favore delle startup innovative e l’istituzione di un fondo a sostegno del venture capital”. Detto questo, ha però sottolineato Boni, “ci auguriamo che nelle prossime settimane i decreti attuativi possano prevedere misure che chiariscano ulteriormente alcune norme, ha proseguito Boni. A questo proposito, restiamo in fiduciosa attesa di specificazioni rispetto al principio della destinazione del fondo di sostegno per il venture capital che a nostro modo di vedere dovrebbe fondarsi sulla modalità di co-investimento con un moltiplicatore 4:1 rispetto agli investimenti privati, attraverso la formula del prestito convertendo. Inoltre, in considerazione delle difficoltà delle startup nel recuperare presso gli istituti bancari i prestiti erogati con garanzia statale, ribadiamo la necessità di introdurre per le banche erogatrici un automatismo nella concessione del credito qualora le stesse startup e/o i soci forniscano la somma necessaria a integrare la garanzia statale, portando così al 100% quella per la banca erogatrice”.
Sul tema collaborazione pubblico-privato, Massimiliano Magrini, cofounder di United Ventures sgr, in occasione del suo intervento a Milano Capitali ha detto che è “importante che i privati prendano le decisioni di investimento e il pubblico li supporti”, proprio come ha fatto Fondo Italiano d’Investimento sgr, che con i suoi fondi di fondi di venture capital ha permesso lo sviluppo del mercato del venture in Italia, finanziando la nascita di nuovi team, compresa United Venture sgr stessa (si veda altro articolo di BeBeez). Cruciale, ha detto Magrini, “è che il settore del venture capital abbia le risorse per supportare nel lungo periodo le startup nella loro evoluzione, perché ogni investimento in startup è come comprare un’opzione, è una scommessa sulla capacità di quella startup di saper risolvere problemi strutturali della nostra società nel medio e lungo periodo. E’ sempre stata questa la profonda differenza tra l’Italia e un paese come gli Stati Uniti. Una startup che nasceva e che nasce negli Usa, ma anche in paesi europei come la Francia, ha la possibilità di attingere da operatori di venture molto più numerosi e strutturati e questo fa un’enorme differenza”.
Del resto, “gli investitori istituzionali italiani investono poco in venture capital, perché quasi non lo conoscono come asset class”, ha detto chiaro a sua volta a Milano Capitali Andrea Di Camillo, founder di P101 sgr, anche lui grazie all’intervento di FII sgr (si veda altro articolo di BeBeez), aggiungendo che per di più “gli investitori internazionali hanno una scarsa conoscenza del nostro paese e dei risultati degli operatori di venture capital italiani. Per attrarne l’interesse servirebbero maggiore visibilità e comunicazione dei risultati e degli operatori di venture capital”. Peraltro, i risultati del venture capital in Italia si sono già visti. Nel settore del digitale e dell’ecommerce, per esempio, dove P101 ha puntato, abbiamo già ottimi esempi di startup che sono diventate scaleup, come Cortilia, Tannico e Milkman”.
E oggi il mercato italiano offre davvero grandi opportunità per gli investitori in venture capital, ha aggiunto a Milano Capitali Giuseppe Doangemma, presidente di Innogest Capital sgr, sottolineando che “la trasformazione digitale che ci ha imposto il lockdown da Covid-19 è strutturale e quindi le startup in grado di portare questo nuovo modo di fare business alle imprese hanno grandi potenzialità di sviluppo. Certo, ci vogliono idee buone e capacità di portarle sul mercato in modo efficace e con attenzione alla gestione del cash flow. Proprio per questo penso anche noi operatori di venture capital potremo giocare un ruolo cruciale nell’avvicinare le aziende corporate di medie e grandi dimensioni all’innovazione. Fare innovazione all’interno di unna grande azienda strutturata è molto difficile, perché i processi sono troppo lunghi e spesso non c’è abbastanza competenza. Le startup da parte loro sanno fare innovazione, ma hanno bisogno di capitali. Quindi noi possiamo fare da collante”.