Pillarstone Italy ha comprato buona parte del credito di Unicredit nei confronti di Italtel, storica società di telecomunicazioni controllata da Exprivia (81%) e partecipata da Cisco (19%). Lo riferisce Il Sole 24 Ore.
Exprivia aveva annunciato lo scorso maggio che era stata sciolta l’esclusiva concessa a un primario fondo attivo nel segmento della ristrutturazione del debito nell’ambito del piano di ristrutturazione e rilancio della controllata Italtel (si veda altro articolo di BeBeez). Secondo Il Sole 24 Ore quel fondo era il Clessidra Restructuring Fund.
Il debito di Italtel, quindi, è evidentemente parte del pacchetto di crediti corporate Utp che Intesa Sanpaolo, Banca Imi, Unicredit, BPER Banca, Crédit Agricole Italia e Crédit Agricole FriulAdria hanno già trasferito al nuovo fondo RSCT Fund (Responsible & Sustainable Corporate Turnaround Fund lanciato di recente da Pillarstone Italy con dotazione di 600 milioni di euro e gestito da Davy Global Fund Management (si veda altro articolo di BeBeez), lo stesso fondo che di recente ha comprato i crediti verso Pittarosso (si veda altro articolo di BeBeez).
Sin dallo scorso dicembre 2019 Exprivia aveva ipotizzato una ricapitalizzazione per Italtel e contestualmente Italtel aveva avviato discussioni con le banche finanziatrici, supportata dalla banca d’affari Houlihan Lokey e dallo studio legale Clifford Chance (si veda altro articolo di BeBeez). Exprivia a fine marzo ha poi depositato la domanda di concordato in bianco e il Tribunale ha fissato in 120 giorni il termine per la presentazione della domanda definitiva di concordato o di una domanda di omologa di accordi di ristrutturazione dei debiti, termine il cui decorso ha preso poi avvio solo dall’11 maggio, data della cessazione della sospensione dei termini disposta dalle norme per il contenimento dell’emergenza Covid-19.
Exprivia sta quindi ora cercando un cavaliere bianco, con il supporto dell’advisor Kpmg e dello studio legale Giuseppe Iannaccone e Associati. E si dice che si siano fatti avanti alcuni gruppi strategici come Engineering, Digital Value, Matic Mind, ma anche alcuni fondi di private equity.
Intanto, visto che Italtel non ha ancora depositato il suo bilancio 2019, a causa delle incertezze sul processo di risanamento, la controllante Exprivia ha deciso di predisporre e approvare il suo bilancio separato, inserendo a titolo prudenziale una svalutazione totale di 25 milioni di euro relativa alla partecipazione in Italtel (si veda altro articolo di BeBeez). Il gruppo aveva chiuso il 2018 con 466 milioni di euro di ricavi (dai 458,3 milioni del 2017), un ebitda di 26,1 milioni (da 14,8 milioni), una perdita netta di 4,8 milioni (da una perdita di 10,5 milioni nel 2017) e un debito finanziario netto di 168,9 milioni (da 164,5 milioni). Partendo dal presupposto della continuità aziendale, Italtel ha comunque dichiarato nel 2019 ricavi in calo da 337,5 a 246,9 milioni; un ebitda sceso da 19,3 a 9,8 milioni e un debito finanziario netto in peggioramento da 182,6 a 188,9 milioni (si veda qui il comunicato stampa di Exprivia).
Italtel è attiva dal 1921 nella progettazione, sviluppo e realizzazione di prodotti e soluzioni software per le telecomunicazioni. Oltre che in Italia, Italtel opera all’estero in Francia, Belgio, Germania, Spagna, Polonia, United Kingdom, Usa e in America Latina (Argentina, Brasile, Colombia, Perù, Ecuador). Exprivia aveva comprato l’81% di Italtel nel dicembre 2017 nel contesto della patrimonializzazione della società per un totale di 113,8 milioni di euro, nell’ambito dell’accordo di ristrutturazione del debito sulla base dell’art. 182-bis della Legge fallimentare, con il restante 19% che era rimasto in capo a Cisco (si veda altro articolo di BeBeez).
Per comprare la quota, Exprivia aveva impiegato risorse proprie per per 6 milioni, convertito crediti commerciali nei confronti di Italtel per 2 milioni ed emesso un prestito obbligazionario per 17 milioni di euro sottoscritti da Anthilia Capital Partners sgr (per 8 milioni di euro), Banca Popolare di Bari (per 6,5 milioni), Consultinvest Asset Management (1,5 milioni) e Confidi Systema! (per un milione) (si veda altro articolo di BeBeez). Il bond è stato poi ampliato di altri 6 milioni di euro nel gennaio 2018 sottoscritti dal fondo di private debt di Mediobanca sgr (si veda altro articolo di BeBeez). Nel giugno 2019 Exprivia aveva annunciato che la cedola del bond è stata abbassata dal 5,8% al 5,3% così come previsto dal regolamento del prestito, dato che il rapporto tra PFN ed ebitda a fine dicembre 2018 era risultato essere di 3 volte, quindi inferiore al limite delle 3,6 volte (si veda qui il comunicato stampa).
Prima di quest’ultimo accordo di ristrutturazione del debito, il capitale di Italtel era posseduto da Clayton, Dubilier & Rice (48,77%), Telecom Italia Finance (19,37%), Cisco (18,40%), Capita Trustees Limited (10,81%) e Cordusio Fiduciaria (2,65%). Inoltre, Cisco possedeva il 32,67% degli strumenti partecipativi convertibili in azioni, emessi a valle di un precedente accordo di ristrutturazione del debito sulla base dell’art. 182-bis della Legge fallimentare omologato dal Tribunale di Milano nel febbraio 2013 (si veda altro articolo di BeBeez), mentre il resto degli strumenti partecipativi faceva capo a Telecom Italia (2,94%) e per il 64,3% alle banche finanziatrici (con Unicredit al 34,3%, Ge Capital Interbanca al 17,65%, Bpm al 9,46% e a Banco Popolare e CentroBanca e Banco di Brescia allo 0,96% ciascuno).