Sono quotate 127 società con un giro d’affari complessivo nel 2019 pari a 5,6 miliardi di euro, per una capitalizzazione di 5,8 miliardi e una raccolta da ipo complessiva di 3,9 miliardi, cui si aggiunge una raccolta da mercato secondario di 920 milioni per un totale raccolto di oltre 4,8 miliardi di euro. Sono i numeri del mercato Aim Italia, riassunti ieri nell’ultimo rapporto dell’Osservatorio Aim Italia di IR Top Consulting (si veda qui il comunicato stampa).
Anna Lambiase, fondatore e ceo di IR Top Consulting, ha commentato: “Come emerge dalle analisi svolte dall’Osservatorio AIM, il 77% delle società segna nel 2019 una crescita in termini di ricavi, l’85% ha un ebitda positivo e il 73% ha chiuso il bilancio in utile, registrando un incremento del +50% in termini di risorse impiegate dalla data di quotazione, grazie a una raccolta da ipo complessiva in oltre 10 anni pari a 3,9 miliardi di euro”. A proposito di quotazioni, Lambiase ha aggiunto: “La misura del Credito di Imposta sui costi di quotazione (Decreto Attuativo del 19 giugno 2018) ha fornito una spinta per le quotazioni del triennio sul mercato Aim con 38 nuove quotazioni da gennaio 2019. Rivolgiamo il nostro appello al Governo e al MISE proponendo l’estensione del credito d’imposta sui costi di IPO per il prossimo triennio 2021-2023”.
Nel 2019 il rapporto di ipo si è attestato a 8 società Aim per ogni società quotata su MTA. La raccolta di capitali nel 2019 è stata pari a 207 milioni di euro, di cui il 14% derivante da una SPAC (1,32 miliardi di euro nel 2018, di cui l’89% derivante dalle SPAC). Da gennaio al 23 luglio 2020, per effetto dell’emergenza Covid-19, le ipo hanno subito un rallentamento: Aim Italia ne registra 3 (18 società nello stesso periodo del 2019, di cui una SPAC e 3 ammissioni da business combination), con una raccolta pari a euro 30 milioni di euro (114 milioni di euro nel relativo periodo 2019, di cui 30 milioni derivanti da una SPAC).
Nell’azionariato delle società Aim Italia sono presenti 109 investitori istituzionali, di cui 25 italiani (23%) e 84 esteri (77%). L’investimento complessivo è pari a circa 570 milioni di euro, che corrisponde a circa il 9% della capitalizzazione del mercato. Gli investitori italiani detengono un investimento pari a 305 milioni di euro (54% del totale), gli esteri un investimento pari a 265 milioni di euro (46%). Il numero complessivo delle partecipazioni detenute è pari a 845, che corrisponde a una media di 7,8 partecipazioni per investitore. Il valore mediano della singola partecipazione è pari a 0,2 milioni di euro. Il 23% delle partecipazioni è detenuto in società con capitalizzazione compresa tra 16-30 milioni di euro e il 22% è detenuto in società con capitalizzazione compresa tra 31-60 milioni di euro.
“L’incremento negli ultimi 5 anni del numero degli investitori istituzionali (da 80 nel 2015 a 109 nel 2020) rappresenta un segnale di fiducia verso il mondo delle pmi italiane quotate: i primi tre investitori su AIM per valore di investimento sono Banca Mediolanum (69 milioni di euro investiti), Azimut Holding (61 milioni di euro investiti) e Julius Bär Gruppe (49 milioni di euro investiti)”, ha detto ancora Lambiase.
Sul fronte dell’m&a, poi, tra il 2019 e i primi 6 mesi del 2020, 67 società (pari al 53%) hanno effettuato almeno un’operazione straordinaria (acquisizioni, fusioni, cessioni, JV, acquisizioni/affitto di rami aziendali, reverse takeover) per un totale di 166 operazioni (127 nel 2019 e 39 nel 2020). Complessivamente hanno registrato un controvalore di 413 milioni di euro, di cui 346 milioni di euro nel 2019 e 67 milioni di euro nel 2020. Il valore medio delle transazioni è pari a 6,8 milioni di euro nel 2019 e 2,9 milioni di euro nel 2020. Le aree geografiche su cui si sono concentrate le m&a sono Italia (81%), Europa (11%) con Spagna, Francia, Serbia, Olanda, UK, Grecia e Germania ai primi posti mentre il restante 8% ha interessato società target extra europee, concentrate principalmente in Usa, Colombia, Russia e Cina.
Cresce infine tra il 2015 e il 2020 l’efficienza del mercato espressa secondo le principali variabili di misurazione: governance, liquidità, coverage e trasparenza. In particolare:
– migliorano i principali parametri standard di Corporate Governance: il 98% delle società AIM presenta almeno un componente indipendente nel board (91% nel 2015), il 61% presenta almeno una quota rosa nel CDA (42% nel 2015), l’83% presenta il voto di lista per la nomina del CDA (59% nel 2015), il 70% delle società AIM Presenta almeno un comitato endoconsiliare (40% nel 2015)
– sale nel periodo di riferimento 2015-2020 il controvalore medio giornaliero (+79%), passando da 47 mila euro nel 2015 a 79 mila euro del 2020; aumentano i giorni con scambi: +15% nel 2020 rispetto al 2015; – sale al 74% la quota delle società AIM con copertura analisti (48% nel 2015), dato che beneficia inoltre dell’impatto positivo della revisione della normativa che ha stabilito l’obbligatorietà della ricerca (equity research) per gli emittenti quotati successivamente al 3 gennaio 2018
– migliora la trasparenza con maggior focus sulle tematiche dello sviluppo del business, M&A e Informativa periodica aggiuntiva. Nel 2020 la percentuale dei comunicati stampa diffusi sulle attività aziendali e sviluppo del business sale al 46% (35% nel 2015), segue la disclosure sulle informazioni relative alle operazioni straordinarie (22% nel 2020 rispetto al 21% del 2015) e l’informativa periodica aggiuntiva (11% nel 2020 rispetto al 10% del 2015).