Galimberti spa, storica catena di negozi per l’elettronica a marchio Euronics, controllata dalla omonima famiglia guidata da Paolo Galimberti, è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria. Lo ha deciso il 19 marzo scorso la sezione fallimentare del Tribunale di Milano, presieduta da Alida Paluchowski (si veda qui il decreto del Tribunale). Lo stesso Tribunale il 14 gennaio scorso aveva dichiarato lo stato di insolvenza di Galimberti spa, nominato commissario giudiziale Maurizio De Filippo e fissato per il 10 giugno 2020 l’esame dello stato passivo della società davanti al giudice delegato (si veda qui la sentenza).
Galimberti spa, nata nel 1985, è la società operativa del Gruppo Galimberti di cui fanno parte anche Eurogest spa, holding del gruppo, e Hitech spa, società immobiliare che detiene gli immobili in parte dei quali viene esercitata l’attività di Galimberti spa. Quest’ultima è una delle nove imprese socie indipendenti di Euronics Italia spa, gruppo di acquisto italiano cui fanno capo imprenditori locali uniti sotto un’unica insegna ma con realtà autonome. Euronics Italia si occupa a livello nazionale per i propri soci della politica commerciale tramite accordi quadro con i fornitori e della strategia di marketing mediante campagne promozionali sui principali mass media. I soci, come Galimberti, si occupano invece della gestione dei propri punti di vendita, dell’acquisto e movimentazione della merce e delle campagne di comunicazione locali. Galimberti rappresenta uno tra i principali soci aderenti all’insegna distributiva internazionale Euronics con una quota che a oggi è pari all’11,22%.
Nella propria relazione, si legge nel decreto del Tribunale, “il Commissario giudiziale ha evidenziato fattori sintomatici di una situazione di crisi aziendale strutturale già a partire dal 2015: ciò, in particolare, alla luce di una contrazione delle vendite e, quindi, dei ricavi, determinata anche da un progressivo svuotamento del magazzino. La crisi si è acutizzata negli anni fino a determinare, in seguito alla mancata tempestiva approvazione del bilancio d’esercizio 2016, una restrizione del credito a partire dal 2017, sia per quanto riguarda le linee di credito bancario, sia in relazione all’indisponibilità degli intermediari di assicurare i fornitori della società. Conseguentemente, le forniture hanno subito forti rallentamenti, con conseguenti importanti rotture di stock nei negozi e perdite di fatturato repentine e difficilmente recuperabili”.
Le cose poi sono andate di male in peggio. Il decreto del Tribunale, infatti, prosegue: “La situazione di insolvenza della Galimberti spa, inoltre, si è aggravata nel corso degli anni 2018 e 2019, allorquando la società ha tentato di risolvere la propria crisi economica proponendo due diversi piani concordatari, per due volte respinti dal ceto creditorio”.
All’inizio del 2018, infatti, la società era stata ammessa alla procedura di concordato preventivo ma poi nel febbraio 2019 non era stata raggiunta la maggioranza dei creditori richiesta per l’approvazione del concordato, con in particolare le banche che avevano votato contro al piano concordatario proposto. A quel punto la famiglia Galimberti aveva cercato un investitore a cui cedere il controllo delle attività, un’operazione che avrebbe dovuto fungere da perno di un nuovo piano concordatario, migliorativo rispetto al precedente. A fine maggio 2019 la società era stata ammessa nuovamente al concordato con riserva.
A giugno 2019 si diceva che il cavaliere bianco potesse essere il fondo inglese
Hanson Asset Management. Nel corso dell’udienza del 23 luglio 2019, il giudice aveva chiesto a Galimberti di fornire “maggiori garanzie sulla solidità dell’azienda” e a settembre in un’udienza al Tribunale di Milano la società aveva presentato garanzie per 9 milioni di euro, di cui 4 milioni di nuovi capitali e un immobile del valore di oltre 5 milioni, senza però parlare dell’intervento di un investitore. In quell’occasione il Tribunale aveva ritenuto ammissibile il piano di salvataggio proposto dalla proprietà e aveva fissato a fine novembre l’adunanza dei creditori (si veda
altro articolo di BeBeez). Ma anche in quel caso, poi, i creditori hanno detto no.
Attualmente, si legge sempre nel decreto, secondo le valutazioni necessariamente sommarie e provvisorie del Commissario Giudiziale, “il valore complessivo delle attività della Galimberti può essere stimato in circa 15 milioni, a fronte di un passivo superiore a 80 milioni”. A questo punto, scrive il Tribunale, “occorre subito escludere la fattibilità di un piano di ristrutturazione poiché, nelle attuali condizioni, non è possibile prefigurarsi il superamento di quei fattori che sono alla base della crisi in cui la società è venuta a trovarsi. (…) A diversa conclusione deve giungersi, invece, con riferimento al programma di cessione dei complessi aziendali, ferme restando le ampie perplessità evidenziate dal Commissario Giudiziale nella propria relazione, acuitesi anzi oggi a seguito della emergenza Coronavirus e dei suoi riflessi economici, allo stato sicuramente gravosi, ma non calcolabili”.
Galimberti spa aveva registrato ricavi netti in contrazione nel 2017 a 182 milioni di euro (dal picco a 236,3 milioni nel 2015), un ebitda negativo per 25 milioni, una perdita netta di 38,6 milioni, un debito finanziario netto di 24,6 milioni e un patrimonio netto negativo per 29 milioni (fonte
Leanus).
Kpmg aveva delineato un piano di rilancio, affidando a Bain & Co. la vendita di un gruppo di negozi di cui però solo 5 nell’ottobre 2018 hanno trovato in
Unieuro un compratore, che li ha pagati 2,5 milioni di euro (si veda
qui il comunicato stampa). Il 2018 si è chiuso con un ulteriore crollo dei ricavi a 69,8 milioni, con un ebitda negativo per 15,7 milioni, un’ulteriore perdita netta di 13 milioni, un debito finanziario netto di 30,3 milioni a fronte di debiti lordi complessivi per 80,7 milioni e un patrimonio netto negativo di 42 milioni (si veda
qui l’analisi di Leanus).