Crescono i pagamenti digitali in Italia: nel 2019 il valore delle transazioni con carte di pagamento è salito a 270 miliardi di euro, dai 243 miliardi del 2018 (+11%). L’utilizzo è legato sempre più ad acquisti quotidiani come dimostrano la crescita delle transazioni pro capite (83 nel 2019 rispetto alle 71 dell’anno precedente, +17%) e il calo del valore medio di ogni transazione, intorno ai 53,7 euro (circa 3 euro in meno rispetto al 2018). Del resto, il 99,7% della popolazione internet italiana possiede almeno una carta, di cui il 62% le carte di debito e il 53% le carte prepagate. Lo rileva l’11ma edizione dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano, presentato ieri (si veda qui il comunicato stampa)
E infatti non è un caso che quello dei pagamenti digitali sia uno dei settori più interessanti per gli investitori di private equity e venture capital (si veda altro articolo di BeBeez).
In salita anche i pagamenti contactless: da 40,5 a 63 miliardi nel 2019 (+56%), con uno scontrino medio di 42 euro. Il contactless rappresenta ormai il 30% dei pagamenti con carta, complice anche la sua diffusione dei negozi, con una penetrazione sopra il 50%. Il mobile commerce (ossia gli acquisti via cellulare) è aumentato da 9 a 12 miliardi di euro (+33%), e rappresenta oramai il 40% del totale dell’e-commerce del 2019. Boom per i pagamenti con smartphone in negozio: +244% anno su anno, spinto dall’aumento degli utenti (da 1 a 3 milioni di persone) e dalla crescita del transato per persona (da 500 a 600 euro).
Fuori dai negozi, la crescita del mobile payment è inferiore: da 900 mila euro a 1,24 miliardi (+29%). Il mobile payment è utilizzato in particolare per pagare la ricarica telefonica (41%), bollette e bollettini (19%). Piace perché permette di risparmiare tempo (44%) e comodità (29%). I non utilizzatori sono frenati da abitudine (36%) e preferenza per altri strumenti da loro considerati più comodi (30%). Una opportunità di business interessante si scorge nel fatto che il 63% dei possessori di smart object vorrebbe che effettuassero anche pagamenti: in particolare, il 30% di loro vorrebbero pagare il carburante dal cruscotto dell’auto e il 27% vorrebbe acquistare contenuti digitali tramite smart tv. Il 46% degli utenti di smart speaker li ha usati per fare acquisti e 1 su 4 è propenso a farlo in futuro. Le aziende stanno iniziando a muoversi in tal senso.
Un’altra buona notizia per i pagamenti digitali risiede nel fatto che le banche stanno iniziando a collaborare con le BigTech, come ha ricordato Ivano Azaro, direttore dell’Osservatorio Innovative Payments: ad esempio, Google ha lanciato Google Cache, ossia conti bancari gestiti in collaborazione con Citi Group, mentre Uber offre conti correnti per suoi autisti in collaborazione con J.P. Morgan. Le principali spinte alla collaborazione provengono da: normativa (la PSD2 sta portando alla condivisione dei dati e delle API); nuovi attori sul mercato (il 64% delle aziende del settore sono nuovi entranti); nuove tecnologie abilitanti (blockchain, AI, tecnologia degli instant payment); nuovi strumenti per i pagamenti (smart object).
Alessandro Bragatti, responsabile dei sistemi di pagamento di Ubi Banca ha chiosato: “L’Italia parte così dal basso nei pagamenti digitali, che i suoi tassi di crescita non devono entusiasmarci. Serve cambiare passo, cultura e abitudini”. Valeria Portale, responsabile mobile Osservatorio Mobile Payment e Commerce, ha sottolineato in tal senso che il nostro paese è ancora indietro nei pagamenti innovativi rispetto ad altri paesi europei, soprattutto Danimarca, Finlandia e Svezia.
Del resto, le banche italiane sono ancora restie a sfruttare le potenzialità dell’open banking. Secondo un’analisi condotta dall’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano con Kantar, la maggior parte delle banche italiane offre solo le API obbligatorie previste dalla normativa (just compliant); pochi istituti di credito si stanno specializzando in un certo ambito e solo alcuni sono più lanciati verso un paradigma di open banking (hub). In futuro, per abbracciare maggiormente le potenzialità della collaborazione, serviranno: apertura mentale, adozione di nuovi strumenti e utilizzo delle nuove tecnologie.
Quale impatto avrà il coronavirus sul settore dei pagamenti digitali? Per Umberto Bertelè, presidente degli Osservatori Digital Innovation, il COVID-19 potrebbe accelerare i pagamenti innovativi, complici il distanziamento sociale e il fatto che il denaro contante è considerato uno dei principali veicoli del contagio. Ma avverte: “Maggiore sarà la durata della crisi, maggiore sarà l’impatto sulla concentrazione di mercato, in quanto gli operatori più grandi potranno crescere di più e quelli piccoli usciranno dal mercato”. Alla luce della crisi economica innescata dal coronavirus, “nel 2020 dovremo concentrarci solo sulle cose importanti da fare, per cui sarà cruciale sceglierne le poche, considerati gli investimenti ridotti, per evitare una battuta di arresto anche nel settore dei pagamenti digitali”, ha concluso Luca Corti, vicepresidente business development di Mastercard.