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Per la prima volta anche un osservatorio istituzionale segue l’approccio utilizzato da BeBeez per mappare le operazioni di venture capital, considerando non solo le startup e scaleup italiane, ma anche quelle con sede estera e fondate da italiani. E’ stato questo infatti il nuovo approccio del Venture Capital Monitor – VeMTM realizzato dall’Osservatorio Venture Capital Monitor – VeMTM attivo presso Liuc Business School di Castellanza e realizzato grazie al contributo di Intesa Sanpaolo Innovation Center ed E. Morace & Co. Studio legale e al supporto istituzionale di CDP Venture Capital sgr e IBAN (si vedano qui il comunicato stampa e qui il rapporto completo).
E il risultato è che per il 2021 è stato mappato un dato aggregato di 417 investimenti, in aumento rispetto alle 330 operazioni nel 2020 (236 nel 2019), il tutto per una raccolta aggregata di oltre 2 miliardi di euro dai 646 milioni del 2020. Questo risultato è stato raggiunto grazie a 386 investimenti in startup con sede in Italia e 31 in startup estere promosse da founder italiani (erano rispettivamente 315 e 15 nel 2020), per un totale di circa 1,079 miliardi di euro investiti in startup italiane e di poco più di 920 milioni di euro indirizzati a startup estere di matrice italiana (erano rispettivamente 594 e 52 milioni di euro nel 2020).
Ricordiamo che BeBeez ha invece mappato ben 533 round di venture capital raccolti da 503 società per un totale di capitali raccolti che sfiora i 2,9 miliardi di euro dai 780,5 milioni di euro del 2020 (si veda qui il Report Venture Capital 2021 di BeBeez, pubblicato lo scorso gennaio e disponibile per gli abbonati a BeBeez News Premium e BeBeez Private Data).
Sottolineaiamo anche che, sempre in linea con l’approccio ormai rodato da BeBeez, anche il VenTM non considera nei suoi calcoli il venture debt raccolto dalle scaleup nella forma di note di cartolarizzazione sottoscritte da investitori istituzionali a supporto del finanziamento della loro attività. E’ questo il caso di Credimi, Opyn, Casavo e brumbrum. Lo sottolineiamo perché altre analisi hanno invece incluso questo dato, per esempio si veda qui il report di EY diffuso nelle scorse settimane, che include nel calcolo la cartolarizzazione di brumbrum e una delle due cartolarizzazioni di Casavo (quella da 40 milioni, ma non quella da 150 milioni), arrivando comunque a mappare una raccolta di soli 1,3 miliardi di euro per il 2021 (pur includendo alcune scaleup estere con fondatori italiani, come Newcleo che ha sede a Londra).
Tornando ai dati del VeMTM, con specifico riferimento alle startup italiane, il segmento relativo ai deal realizzati esclusivamente da operatori di venture capital (inclusi gli investitori seed e gli operatori corporate che investono direttamente o tramite veicoli dedicati) registra 184 investimenti, quello relativo alle operazioni in sindacato tra tali operatori e business angel ne conta 107, mentre quello riconducibile a deal svolti unicamente da business angel ne registra 95. Guardando alle startup estere, sono 17 gli investimenti realizzati da soli venture capitalist, 9 in sindacato e 5 da soli business angel.
Dal punto di vista settoriale, l’ICT ha in gran parte attratto l’interesse degli investitori di venture capital raggiungendo una quota del 35%, che è però in diminuzione rispetto agli anni passati. I valori del 2020 e 2019, infatti, si attestavano rispettivamente al 46% e 44%. Nel dettaglio, all’interno del comparto ICT sono prevalenti le tecnologie a servizio delle imprese rispetto alle piattaforme che forniscono servizi di tipo consumer. Al di là di questa tradizionale concentrazione nel comparto ICT, si conferma al secondo posto il fintech (che infatti in base ai dati di BeBeez ha raccolto da solo oltre 900 milioni di euro di capitali dagli investitori, si veda qui il Report Fintech 2021 di BeBeez, pubblicato lo scorso gennaio e disponibile per gli abbonati a BeBeez News Premium e BeBeez Private Data). Al terzo e quarto posto nella classifica VeMTM ci sono poi l’healthcare e l’agrifood. Nel dettaglio, i servizi finanziari si confermano secondo settore di interesse, con il 14% (12% nel 2020), seguiti dall’Healthcare, con il 13% (10%), e dall’Agrifood, con l’8% (4%).