Si stanno componendo tutte le tessere del puzzle che permetteranno a Prima Industrie, leader mondiale nei sistemi laser per applicazioni industriali, macchine per la lavorazione della lamiera, sorgenti laser e soluzioni per l’additive manufacturing, di lasciare Piazza Affari dopo 23 anni.
Ora è arrivato anche l’ok della Commissione Ue, che lunedì ha approvato l’acquisizione del controllo congiunto di Prima Industrie da parte dei fondi di Alpha Private Equity e Peninsula Investments (si veda qui il comunicato stampa). L’organo di governo dell’Unione ha motivato l’approvazione scrivendo che “l’acquisizione proposta non solleva problemi di concorrenza, dato che non vi sono sovrapposizioni tra le attività delle società”.
La posizione di Bruxelles segue quanto deciso pochi giorni fa dal nuovo governo italiano, il quale non ha esercitato i poteri speciali sugli assetti societari e le attività di rilevanza strategica secondo la normativa golden power prevista dal D.L. 21/2012 e da tutte le ultime modifiche (si veda altro articolo di BeBeez), spianando di fatto la strada all’approvazione delle autorità europee che tra le varie autorizzazioni sugli investimenti diretti dall’estero richiedeva proprio il benestare di Palazzo Chigi (si veda qui comunicato stampa).
Ricordiamo poi che poche settimane fa si è conclusa un’altra operazione propedeutica all’opa, cioè l’autorizzazione da parte dell’assemblea di Leeport Holdings Limited (controllata dal cinese Joseph Lee Sou Leung, quotata a Hong Kong), cui fa capo World Leader Limited, che possiede il 10% di Prima Industrie, alla vendita della quota nel gruppo italiano, consistente in circa 649 mila azioni ordinarie (si veda altro articolo di BeBeez).
Tutte le precedenti erano condizioni necessarie al closing dell’operazione, che sarà effettuata da Femto Technologies spa, veicolo dei fondi Alpha Private Equity 7 e Peninsula Investments, dopo che lo scorso agosto erano stati firmati gli accordi per l’acquisto di una partecipazione complessiva pari al 50,1% dei diritti di voto di Prima Industrie (si veda altro articolo di BeBeez), così come annunciato lo scorso luglio (si veda altro articolo di BeBeez).
Le altre condizioni, che si prevede saranno rispettate entro fine novembre, includono: l’ottenimento, al più tardi entro il 31 dicembre 2022, delle autorizzazioni Antitrust e Foreign Direct Investment; l’acquisizione di una partecipazione complessiva da parte dell’acquirente (Femto Technologies) almeno pari al 50% +1 dei diritti di voto di Prima Industrie; e la circostanza che le banche che si sono impegnate a finanziare l’operazione non abbiano esercitato il diritto di non erogare i fondi ai sensi delle debt commitment letters (o i relativi contratti di finanziamento) sulla base della “material adverse effect clause” prevista.
Ricordiamo che a vendere le azioni, al prezzo di 25 euro ciascuna, saranno: Erste International sa, oggi con il 28% circa, che fa capo al trust Rashanima, che a sua volta fa capo alla famiglia di finanzieri britannici Mansour, di origine palestinese; il cinese Joseph Lee Sou Leung, con circa il 10%, sia personalmente sia, come detto, attraverso la sua World Leader Limited; laJ and Lem Limited di Hong Kong; Gianfranco Carbonato (fondatore, presidente e ceo di Prima Industrie), Franca Gagliardi (moglie di Carbonato), Domenico Peiretti(vicepresidente), Davide Peiretti (managing director della business unit electronics della controllata Prima Electro spa) e dP-Cube srl (di cui è ceo sempre Davide Peiretti).
Il prezzo di 25 euro è di circa l’11% superiore al target price di 22,6 euro stimato dagli analisti di Intesa Sanpaolo a inizio agosto (si veda qui lo studio). Sulla base di una stima del debito netto a fine 2022 pari a 48,8 milioni di euro, al prezzo di offerta l’enterprise value di Prima Industrie è di poco inferiore a 311 milioni, che equivale a 6,4 volte l’ebitda atteso per il 2022. Un dato che riflette il consistente calo dei multipli nell’anno in corso legato alle attuali tensioni sui mercati finanziari e dell’energia. Tanto per fare un confronto la Ilpra, altra azienda di impiantistica industriale quotata a Piazza Affari (sebbene molto pià piccola di Prima Industrie), tratta a un multiplo di 4,1 volte l’ebitda.
Il gruppo ha chiuso il primo semestre 2022 con 214,2 milioni di euro di ricavi (+16,4% dal primo semestre 2021), un ebitda rettificato di 17,6 milioni (da 13,9 milioni) e un debito finanziario netto di 76,9 milioni (da 84,2 milioni), a fronte di un portafoglio ordini di 281,3 milioni (+65,8%) (si veda qui il comunicato stampa). Il 2021 si era invece chiuso con 407,6 milioni di euro di ricavi (+22,4% dal 2020), un ebitda rettificato di 35,7 milioni (da 28,4 milioni), un debito finanziario netto di 68,4 milioni (da 96,3 milioni) e un portafoglio ordini di 215,2 milioni (+72,5%) (si veda qui il comunicato stampa).
Il titolo ha chiuso la seduta di lunedì 31 ottobre invariato a 24,65 euro, corrispondente a una capitalizzazione di mercato di circa 258,4 milioni di euro. I massimi storici sono stati raggiunti nell’ottobre 2017 a oltre 45 euro per azione.