La dinastia triestina Illy vara il riassetto del gruppo di famiglia e ridefinisce strategie e obiettivi. I fratelli hanno infatti raggiunto un accordo in base al quale Anna, Riccardo e Andrea, tramite un veicolo societario di proprietà, hanno acquistato l’intera partecipazione detenuta da Francesco (nella foto), il 20,7%, nella holding familiare e a cui fanno capo sia IllyCaffè sia la sub-holding Polo del Gusto che raggruppa i marchi di thè (Dammann Frères), cioccolato (Domori), confetture (Agrimontana), vino (Mastrojanni), biscotti (Pintaudi), bar e gelaterie (Fgel), oltre la britannica Rococo Chocolate, acquisita lo scorso giugno (si veda qui il comunicato stampa) e l’85% di Pintaudi, marchio specializzato in prodotti da forno, entrato a far parte del Polo del Gusto a novembre 2021, con un’operazione il cui closing è avvenuto lo scorso aprile (si veda qui il comunicato stampa). A queste si sono aggiunti dallo scorso 21 novembre anche i succhi di frutta di Achillea (si veda qui il comunicato stampa).
L’operazione ha visto Anna, Riccardo e Andrea Illy assistiti dagli studi SabelliBenazzo, Simonelli Associati e Studio Legale Biscozzi Nobili Piazza mentre Francesco è stato seguito da Alantra in qualità di advisor finanziario e da Studio BonelliErede, Studio Paoloni & Associati e Studio Legale Salvatore Francesco Donzelli per gli aspetti legali e societari.
Ricordiamo che già lo scorso agosto Bebeez aveva anticipato il fatto, scrivendo che che la famiglia Illy era in procinto si studiare un accordo stragiudiziale per l’uscita di Francesco dal gruppo. All’epoca, infatti, si diceva che Riccardo, Anna e Andrea Illy, soci dell’omonimo gruppo del caffè con una quota del 23,09% ciascuno, secondo quanto riportava ItaliaOggi stessero puntando a un accordo transattivo sul valore delle quote di Francesco, il 20,7%, che desiderava uscire dalla compagine societaria della holding Gruppo Illy.
La volontà di Francesco Illy di uscire dal gruppo risale a inizio 2020, quando aveva cercato di vendere le proprie quote raggiungendo un accordo di massima con il fondo Peninsula, intesa poi svanita per via del diritto di prelazione dei fratelli sulla quota di Francesco, che di fatto dà loro l’ultima parola sull’interlocutore. Per questo motivo nel frattempo si erano fatti avanti altri potenziali investitori, in particolare si era parlato all’epoca di Bain Capital (si veda altro articolo di BeBeez) e del fondo FSI, guidato da Maurizio Tamagnini (si veda altro articolo di BeBeez). Ma allora era ancora in vendita anche la quota della controllata IllyCaffé e l’interesse dei fondi per la quota di Francesco Illy era legato alla possibilità di avvicinarsi alla società operativa, il cui 20% è poi finito nel portafoglio di Rhône Capital (si veda altro articolo di BeBeez).
La cessione del 20% di illyCaffè a Rhône Capital era finalizzata anche a procurare agli altri fratelli Illy i mezzi per liquidare Francesco, una volta concluso il lavoro di valutazione della quota di Francesco da parte del collegio peritale nominato allo scopo. Tuttavia alla fine la valutazione dello stesso collegio, fissata in 162 milioni di euro, era stata contestata dalla famiglia che ha fatto ricorso al Tribunale delle imprese di Roma. Francesco ha reagito ottenendo dalla magistratura, a ottobre 2021, un decreto ingiuntivo (non esecutivo) per la liquidazione diretta della sua quota e ha chiesto un arbitrato ai presidenti dei tribunali di Roma e Milano. Un incrocio di carte bollate di cui la famiglia voleva fare volentieri a meno, per questo hanno lavorato a un’intesa più rapida.
Ora finalmente è stata raggiunta un’intesa, in base alla quale Francesco ha acquistato invece l’intero capitale dell’azienda agricola Mastrojanni di Montalcino. Ma oltre che parte di un do ut des, quest’ultima operazione potrebbe fare gioco al gruppo. Aveva infatti dichiarato il presidente di Polo del Gusto Riccardo Illy la scorsa estate a Italia Oggi parlando del possibile ingresso di investitori esterni nel capitale della subholding: “La valorizzazione di Mastrojanni è piuttosto elevata e rientra più nella logica della patrimonializzazione che in quella dell’ebitda. Il business è stabile ma di lunghissimo termine. Infatti alcuni potenziali investitori hanno chiesto di scorporare la cantina”. Quindi la cessione di Mastroiannni a Francesco rende più facile l’investimento da parte di qualche fondo.
Sul Polo del Gusto sono infatti in corso da tempo trattative con altri potenziali investitori. Dapprima si parlava di una cessione di una quota di minoranza (20-40%) della società, valutata attorno ai 250 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez), ma non si è mai arrivati a qualcosa di concreto. Alcuni rumor riferivano di trattative con Dea Capital Alternative Funds sgr, poi finite in un nulla di fatto (si veda altro articolo di BeBeez). Tuttavia la scorsa estate l’operazione si è trasformata in un’apertura del capitale a nuovi investitori per le due principali controllate, cioé Damman e Domori, come riferito da Riccardo Illy (si veda altro articolo di BeBeez), che sempre a Italia Oggi aveva dichiarato: “Ci sono ancora contatti aperti, ma intuiamo la difficoltà a capire la complessità del Polo del Gusto, una realtà con quote di controllo e di minoranza in società che vanno dal tè al cioccolato, dal vino ai biscotti. Alla fine abbiamo accettato l’idea di avere due partner finanziari nelle due principali società: Dammann e Domori. In entrambe abbiamo due negoziati in corso. Questa è la via più semplice per gli investitori, anche se più complessa per noi che dovremo chiudere due operazioni. Il progetto è di procedere a un aumento di capitale per Domori, con lo scopo di patrimonializzarla, e a una cessione di azioni Dammann, per acquisire risorse da investire”.
Il Polo del Gusto nel 2021 per la prima volta ha superato i 100 milioni di fatturato, segnando un + 36% sul 2020, e un +13% sul 2019. Tutti i marchi del Polo hanno chiuso in positivo e in crescita: i dati più notevoli riguardano le aziende trainanti del gruppo, in particolare modo Dammann Frères, che ha chiuso l’anno con un fatturato di 37,2 milioni, e Domori, che ha chiuso con 26,3 milioni. Seguono Agrimontana con 25,1 milioni, Prestat con 7,3 milioni, Mastroianni con 3,6 milioni e F-Gel con 1,9 milioni (si veda qui il comunicato stampa).
Quanto ad Achillea, l’acquisizione frutto di un patto tra le famiglie Illy e Ponti. L”azienda di Paisana (Cuneo) produce succhi di frutta e composte di fascia alta senza additivi, in particolare a base di mela e mirtillo. Polo del Gusto nella nota stampa riferisce che rilevaerà al closing, preivsot per il primo trimestre del 2023, il 100% dell’azienda piemontese. Contestualmente la famiglia Ponti entra con una quota fino al 2,5% in Polo del Gusto, finora interamente controllata da Riccardo, Andrea, Anna Illy e dalla madre Annna.
A vendere è Ponti Holding, il gruppo che controlla il 45% del mercato italiano dell’aceto. Serve 74 paesi con sei stabilimenti e 200 collaboratori, e quest’anno conta di portare i ricavi a 132-133 milioni, dai 128 del 2021. Alla guida ci sono i due eredi della nona generazione, entrambi consiglieri delegati: Giacomo Ponti, 50 anni, figlio di Cesare, e la cugina Lara, 54 anni, figlia di Franco, fratello di Cesare. Entrambi sono azionisti al 48%, il restante 4% è a metà tra Cesare e Franco.
L’acquisizione dovrebbe concludersi formalmente entro tre mesi. Achillea (presente nei negozi biologici in Italia e con il marchio Monvisia nella Gdo) è infatti una divisione del gruppo Ponti e va trasformata in società. L’obiettivo è es pandere all’estero Achillea, già presente negli Stati Uniti (con Eataly), in Corea e in Canada. In vista di questa operazione Giacomo Ponti è entrato in aprile nel rinnovato board del Polo del gusto con Federico Grom, Dina Ravera (ceo della quotata Destination Italia) e Micaela Illy, figlia di Andrea che è a sua volta ceo di illycaffè.
“Abbiamo acquisito una società benefit con potenzialità enormi”, ha detto Andrea Macchione, ad del Polo del Gusto, nominato nell’aprile 2021 (si veda altro articolo di BeBeez) . “Frullati, succhi e smoothing hanno tassi di crescita molto forti quando il prodotto, come in questo caso, è particolarmente attento al consumatore e alla sostenibilità. Metteremo la nostra efficienza distributiva a disposizione per l’espansione estera e nella fascia alta di hotel e ristoranti. Secondo il rapporto Mintel 2021 il mercato dei frullati salirà dai 12 miliardi del 2021 a 17 nel 2027, soprattutto in Cina, Giappone, Canada, Germania. E i succhi di frutta in particolare in India e Turchia”.
“Sull’internazionalizzazione c’è molto da fare”, ha aggiunto Ponti. “Ed è uno dei motivi per cui la mia famiglia ha voluto quest’operazione. Non intendiamo disimpegnarci. Riteniamo che il Polo del gusto sia un ambito fertile per lo sviluppo di Achillea, che aveva già un accordo commerciale con Domori. Ci sono parecchie economie di scala”.
Quanto al gruppo Illy, i conti descrivono una realtà aziendale in salute. La holding può contare su un fatturato 2021 di 590 milioni (+18,5% sul 2020), un ebitda di 62 milioni (+10,5%) e un debito finanziario netto di 93,1 milioni (da 95 milioni) (si veda qui il report di Leanus dopo essersi registrati gratuitamente).
Bilancio solido anche per la controllata Illy Caffè. Guidata dall’amministratore delegato Cristina Scocchia che a inizio anno dal retailer KiKo ha preso il posto di Massimiliano Pogliani (si veda altro articolo di BeBeez). Nei primi sei mesi 2022 la società ha infatti registrato un incremento dei ricavi del 21% rispetto al 2021, anno in cui il fatturato è stato chiuso a quota 499,5 milioni di euro (+12% dal 2020), con margine operativo lordo in aumento del 16% a 80,3 milioni e un utile netto di 11,9 milioni, a fronte di un debito finanziario netto di 95 milioni (si veda qui il report di Leanus dopo essersi registrati gratuitamente).