Macquarie punta forte sull’Italia. Dopo l’investimento in Autostrade per l’Italia, l’offerta per Tim (insieme a CDP) e l’ingresso in Open Fiber, ora il colosso finanziario australiano starebbe guardando a un’altra infrastruttura nazionale, il gruppo IP, primario operatore nel settore dei carburanti e della mobilità, proprietario di oltre 4.500 stazioni di rifornimento nel Paese. A riportarlo è La Stampa. Le trattative sarebbero in fase avanzata e comporterebbero un esborso da parte di Macquarie di circa 500 milioni di euro per rilevare una quota significativa dell’ex Italiana Petroli.
A fare l’operazione sarebbe Macquarie Capital, ovvero la parte della società che impiega capitali propri della banca e dunque ha logiche di investimento e tempistiche più flessibili rispetto al fondo di private equity azionista di Open Fiber e Aspi.
Obiettivo: le risorse del gruppo australiano andrebbero a sostenere i piani di transizione di IP che intende affiancare nuovi servizi per l’auto elettrica alla tradizionale attività di raffinazione e distribuzione di benzina e gasolio. Del resto, il gruppo presieduto da Ugo Brachetti Peretti si trova nella condizione di essere il primo operatore privato nel settore della distribuzione dei carburanti e lo scorso dicembre ha consolidato la propria posizione firmando un accordo vincolante per rilevare Esso Italiana dal gigante americano Exxon.
Nel dettaglio, in riferimento a quest’ultima operazione, IP ha raddoppiato la capacità di raffinazione salendo al 100% del capitale della Sarpom di San Martino di Trecate (Novara), siglando appunto un accordo vincolante con Esso Italiana per l’acquisizione dei suoi asset e delle sue attività relative ai carburanti e alla raffinazione. L’operazione di acquisto ha compreso la totalità delle attività di vendita di carburanti di Esso in Italia, il 75% della raffineria Sarpom di Trecate di cui IP deteneva già il 15%, la titolarità dei depositi di Genova, Arluno e Chivasso, quella di Engycalor Energia Calore, che controlla il deposito di bitumi di Napoli e si occupa di vendite a clienti business, e il 12,5% della società Disma, che gestisce il deposito di carburante aereo dell’Aeroporto di Malpensa (si veda qui il comunicato stampa di allora). Questa operazione ha consentito di rafforzare i volumi di produzione del gruppo, con una capacità di raffinazione che è raddoppiata (da circa 5 a quasi 10 milioni di tonnellate/anno) grazie al controllo del 100% della Raffineria di Trecate e del sistema logistico a essa collegato. Inoltre, nel novembre 2017, attraverso api (anonima petroli italiana spa), il gruppo IP si era aggiudicato l’intero capitale di TotalErg spa, joint venture che faceva capo a Erg per il 51% e a Total per il 49%, valutata poco meno di 700 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).
Ricordiamo poi che lo scorso 15 giugno il gruppo IP ha rifinanziato il debito assicurandosi un nuovo finanziamento da 360 milioni di euro a 6 anni, assistito per il 70% da garanzia SACE e una linea di credito revolving (RCF) da 100 milioni da un pool di banche composto da Banco BPM, Intesa Sanpaolo Divisione IMI Corporate & Investment Banking eUniCredit (Mandated Lead Arranger e banche finanziatrici) e da BPER Banca, Banca Popolare di Sondrio, Banco di Sardegna e MPS Capital Services (banche finanziatrici). UniCredit e Intesa hanno agito come global coordinator dell’operazione, e Unicredit ne è stata anche agent (si veda altro articolo di BeBeez). L’erogazione è avvenuta in un’unica soluzione e il piano di rimborso ha previsto un periodo di preammortamento di 12 mesi e un rimborso in 20 rate trimestrali costanti a partire dal 30 giugno 2023 e fino al 31 marzo 2028, data di scadenza del finanziamento. Grazie a questa operazione IP ha dunque rifinanziato il debito in scadenza, assicurando al tempo stesso le risorse finanziare necessarie alla gestione e allo sviluppo delle sue attività.
IP, attivo dal 1933, conta oggi oltre 1100 dipendenti, una rete di circa 4600 punti vendita e una logistica distribuita in tutto il Paese. Il bilancio 2021 (l’ultimo disponibile) si era chiuso in netto recupero rispetto a quello del 2020, in crollo per effetto del lockdown. Nel dettaglio, al 31 dicembre 2021 i ricavi si sono attestati a 4,48 miliardi di euro (dai 2,7 miliardi del 2020), con un ebitda di 403,6 milioni (da un ebitda negativo di 29 milioni) e un utile netto di 125 milioni (da una perdita di 183 milioni), a fronte di un debito finanziario netto di 153 milioni (da 481,2 milioni) (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).