Articolo pubblicato su BeBeez Magazine n. 6 del 13 maggio 2023
di Giuliano Castagneto
Spesso si pensa al private equity come un portafoglio di partecipazioni da gestire con tecniche di ottimizzazione del profilo di rischio/rendimento non molto dissimili da quelle in uso presso i gestori di fondi aperti. In generale è una percezione errata. Ma se c’è un investitore per il quale questo concetto non potrebbe essere più lontano dalla realtà è Xenon Private Equity, che negli ultimi dieci anni non solo ha investito oltre 500 milioni di euro (in equity) su 20 società, ma ha anche effettuato quasi 100 add-on. Nata nel 2009 per iniziativa di cinque cofondatori, ossia Danilo Mangano, Riccardo Bosco, Franco Prestigiacomo, Giorgio Pastorelli e Stefano Calabrò, diversi dei quali con precedenti esperienze manageriali nella grande industria, Xenon sin dalla nascita ha adottato un approccio quasi ingegneristico agli investimenti.
Spiega Mangano: “L’investimento in un’azienda non è che il coronamento di un progetto proposto all’imprenditore. Dietro una nuova operazione c’è già un lavoro di selezione di aziende che si potrebbero integrare con il polo aggregante. Spesso infatti siamo contattati da imprenditori in cerca di sinergie, nuove tecnologie e nuovi prodotti. Noi apportiamo i capitali in grado di acquisire realtà che possono soddisfare le sue esigenze”.
Questa filosofia, che consente tra l’altro di evitare costose aste competitive, si esprime attraverso tutte le tre linee di investimento di Xenon: la prima, focalizzata sul settore manifatturiero e sinora, è stata finanziata dai sette fondi storici di cui l’ultimo, Xenon VII che ha chiuso la raccolta nel 2019 con 300 milioni di euro, ha quasi completato gli investimenti. Adesso è in rampa di lancio l’ottavo, che avvierà la raccolta nella seconda metà del 2023 con un obiettivo di 400 milioni. “Basteranno per circa otto investimenti” anticipa Mangano.
La seconda linea, Xenon Small Cap, lanciata nel 2021 e che ha raccolto 85 milioni, è invece focalizzata su piccole realtà attive sui servizi ad alta tecnologia (si veda altro articolo di BeBeez). La terza linea, Impact (fondo ex art 9 SFDR, si veda altro articolo di BeBeez), è infine focalizzata su aziende specializzate nell’economia circolare a basso impatto ambientale, e dopo aver effettuato un primo closing a 90 milioni di euro sta per finalizzare i primi investimenti. Il target finale di raccolta, 120 milioni, dovrebbe essere raggiunto entro il prossimo luglio. “Per un’azienda una produzione sostenibile si sta rivelando un potente fattore di successo presso la clientela”, conclude Mangano.