E’ in questi giorni al vaglio della Camera il testo del DDL sul Made in Italy, varato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 31 maggio (si veda altro articolo di BeBeez) e bollinato lo scorso 3 agosto, che istituisce il Fondo Strategico Nazionale del Made in Italy, con una dotazione iniziale di un miliardo e l’obiettivo di stimolare la crescita e il consolidamento delle filiere strategiche nazionali anche per la fase dell’approvvigionamento delle materie prime critiche. Il DDL, che è stato presentato alla Camera lo scorso 27 luglio e bollinato il 3 agosto, deve ancora essere assegnato in Commissione (si vedano qui la sezione del sito della Camera dedicata all’iter del documento e qui il testo del DDL).
La notizia dell’istituzione del fondo era stata a suo tempo ovviamente ben accolta dal mercato, ma ora che dopo la pausa estiva ci si è dedicati a una più attenta lettura, si scopre, da un lato, che potranno beneficiare soltanto le società strutturate come spa, e soprattutto dall’altro che circa un terzo delle risorse di quel fondo saranno prelevate da quelle che erano state originariamente destinate al venture capital. Non a caso ieriInnovUp – Italian Innovation & Startup Ecosystem, l’Associazione che riunisce e rappresenta l’ecosistema italiano dell’imprenditorialità innovativa, e Italian Tech Alliance, l’Associazione italiana del venture capital, degli investitori in innovazione e delle startup e pmi innovative italiane, con una nota congiunta hanno denunciato le gravi conseguenze che questa scelta, se confermata nel testo definitivo della legge, avrebbe sull’ecosistema del venture capital (si veda qui il comunicato stampa).
Più nel dettaglio, sul primo fronte il Dossier predisposto dai servizi studi di Camera e Senato sul Ddl e pubblicato ieri, spiega che il fondo “è autorizzato a investire direttamente o indirettamente, anche per il tramite di altri fondi, a condizioni di mercato e nel rispetto della disciplina dell’Unione europea in materia di aiuti di Stato, nel capitale di società per azioni, anche con azioni quotate in mercati regolamentati, comprese quelle costituite in forma cooperativa, in possesso delle seguenti caratteristiche: a) hanno sede legale in Italia; b) non operano nel settore bancario, finanziario o assicurativo”. Ma appunto perché soltanto le società per azioni? L’Italia è fatta di pmi, che sono per la maggior parte strutturate con srl e non come spa. Quindi quelle pmi saranno tagliate fuori dall’intervento.
L’altro punto riguarda invece le risorse. Sempre nel testo del dossier si spiega che “l’articolo 4 del disegno di legge istituisce, nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, il Fondo nazionale del made in Italy, con una dotazione iniziale di 700 milioni di euro per l’anno 2023 e di 300 milioni di euro per l’anno 2024, con finalità di sostegno alla crescita, al rafforzamento e al rilancio delle filiere strategiche nazionali, anche in riferimento alle attività di approvvigionamento e riuso di materie prime critiche per l’accelerazione dei processi di transizione energetica e allo sviluppo di modelli di economia circolare”
Il dossier poi sottolinea che alla copertura dei 700 milioni per l’anno 2023 si provvede “mediante corrispondente versamento all’entrata del bilancio dello Stato delle somme iscritte in conto residui nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze”, ma che alla copertura degli ulteriori 300 milioni per l’anno 2024, si provvede “mediante corrispondente riduzione della dotazione del Fondo di sostegno del venture capital (si veda altro articolo di BeBeez, ndr)”, che, in base alla Legge di bilancio 2023 (L. 197/2022), per il triennio di riferimento 2023-2025, recava uno “stanziamento pari a 705 milioni per il 2023, a 605 milioni per il 2024, e a 5 milioni per il 2025”.
Si tratta “solo” di 300 milioni, ma nella realtà valgono il doppio, visto che CDP Venture Capital sgr, a cui è stata demandata la gestione di quel fondo, lavora con un effetto leva. Lo aveva spiegato chiaro il direttore delle strategie settoriali di CDP, Andrea Montanino, in occasione di una conferenza stampa nell’ottobre 2022, nel corso della quale erano stati presentati i piani di sviluppo di CDP Venture Capital sgr per gli anni successivi (si veda altro articolo di BeBeez). Montanino aveva spiegato che in media per ogni euro investito dal gruppo, 2,7 euro sono quelli che arrivano da altri investitori. Allora era stato spiegato che con 3,5 miliardi di euro di dotazione aggiuntiva in arrivo, oltre agli 1,8 miliardi al momento in gestione, CDP Venture Capital sgr si preparava ad accelerare ulteriormente la crescita del settore del venture capital in Italia e si aspettava di innescare un volano che coinvolga anche investitori terzi, e soprattutto internazionali, in grado di portare nel 2025 a investimenti complessivi su startup e scaleup italiane per 9 miliardi di euro, partendo dai 2 miliardi del 2021 e dai 2,5 miliardi del 2022.
Per InnovUp e Italian Tech Alliance si tratta di “uno spostamento di risorse tra fondi che non devono e non possono essere in concorrenza, ma sono, bensì, complementari perché la scienza, la ricerca e l’innovazione sono la miglior parte del Made in Italy e non si possono penalizzare né l’una né l’altra. Dall’innovazione, dalle startup e dalla contaminazione tra queste, le nostre pmi e le multinazionali tascabili, passa il futuro dello sviluppo economico del Paese”.
E le due associazioni aggiungono, che si tratta di “un’operazione in netta controtendenza con la direzione intrapresa nel 2019 con il lancio del Fondo Nazionale Innovazione – Cdp Venture Capital, creato con l’obiettivo di favorire la crescita delle nuove imprese tecnologiche e supportare l’economia dell’innovazione. Dalla sua nascita a oggi il Fondo è stato sostenuto da tutti i governi che si sono succeduti, anche con significativi aumenti negli stanziamenti, contribuendo così a recuperare il ritardo italiano nei confronti delle Nazioni del G20”.
Non solo. Le due associazioni ricordano anche che da mesi si è creata una situazione di assoluto stallo nel rinnovo del consiglio di amministrazione e nella nomina dell’amministratore delegato di CDP Venture Capital sgr (si veda altro articolo di BeBeez). Ricordiamo che CDP Venture Capital sgr è nata il 21 gennaio 2020 quando l’assemblea di Invitalia Ventures sgr (70% Cdp Equity e 30% Invitalia) aveva modificato il nome della società appunto in CDP Venture Capital sgr, nominando i membri del cda, e Francesca Bria come presidente. Il cda, riunitosi successivamente, aveva poi nominato Enrico Resmini amministratore delegato e direttore generale (si veda qui il comunicato stampa di allora e si veda altro articolo di BeBeez).
Giorgio Ciron, direttore di InnovUp, ha sottolineato: “Per un settore che conta più di 17mila tra startup e pmi innovative con un fatturato complessivo di 9,5 miliardi di euro solo nel 2022 e in grado di movimentare oltre 2 miliardi di investimenti di capitale di rischio, i fondi messi a disposizione di CDP Venture Capital per le startup sono di vitale importanza per favorire la crescita di tutta la filiera dell’innovazione nazionale”. E ha aggiunto: “Per questo è fondamentale, reintegrare i fondi naturalmente destinati alla gestione CDP Venture Capital e, contestualmente, come già più volte sollecitato, procedere con il rinnovo dei suoi vertici affinché possano operare con pieno mandato nel solco della missione che è affidata al Fondo Nazionale Innovazione”.
E Francesco Cerruti, direttore generale di Italian Tech Alliance, ha concluso:”Siamo rimasti colpiti nell’apprendere che, almeno nelle intenzioni iniziali, parte dello stanziamento previsto per lanciare il fondo Made in Italy proverrebbe direttamente da risorse fino a oggi destinate a sostenere l’ecosistema dell’innovazione. Siamo convinti del fatto che le imprese innovative possono giocare un ruolo chiave nel rilancio sociale ed economico del Paese, così come avviene all’estero, e ci adopereremo affinché la dotazione in capo a CDP Venture Capital non solo non venga ridirezionata, ma possa aumentare nei prossimi mesi, così come possa essere fatta a breve chiarezza sui vertici del veicolo, da mesi in attesa di una conferma.