C’è stata un po’ di delusone tra il parterre di investitori ieri pomeriggio riuniti nella sede di Borsa Italiana per ascoltare nel dettaglio dai rappresentanti del Fondo Europeo per gli Investimenti in cosa consiste la nuova IPO Initiative, parte del programma InvestEU, dedicata alla crescita dell’economia reale, a portare in borsa pmi e ad accompagnarle anche in fase post-ipo. Un programma a grandi linee anticipato da BeBeez Magazine n. 12 del 9 settembre 2023 (si veda altro articolo di BeBeez).
Dalla presentazione condotta da Gabriele Todesca, Barry McGrath e Nicolas de La Vallée Poussin è emerso chiaro, infatti, che del nuovo programma potranno beneficiare soltanto i fondi di investimento e non altri tipi di veicoli di investimento, quindi pre-booking companies o veicoli di club deal non potranno accedere alle risorse messe a disposizione dal FEI. Il che è effettivamente un peccato, visto che sempre più spesso iniziative di investimento in pmi in chiave pre-ipo vengono condotte oggi attraverso strutture diverse da quelle di un fondo tradizionale di private equity.
Peraltro, in un documento redatto dallo stesso FEI con il quale nei mesi scorsi ha iniziato a presentare l’iniziativa, dava adito a pensare il contrario, perché si parlava di fondi ma soprattutto anche di IPO financial intermediaries, definiti come intermediari finanziari che adottano una strategia di investimento buy and hold con target aziende cosiddette IPO Final Recipients, a loro volta definite come aziende che hanno in programma di quotarsi su un listino di un Paese membro della UE, hanno già in corso la quotazione su un listino della UE oppure si sono quotati su un listino UE da non più di tre anni (le società che conducono emissioni secondarie su un listino UE vengono considerate eliggibili al programma sino a 10 anni dopo il primo sbarco sul listino).
Lo stesso documento spiega che la Invest EU IPO fa parte della iniziativa Invest EU Equity a cui si richiama, ma precisa che oltre ai requisiti minimi di allocazione degli investimenti specificati nell’Allegato II, gli intermediari finanziari ipo si impegnano a investire nelle aziende target un importo pari a quello ottenuto da FEI nell’ambito dell’InvestEU IPO Initiative. Questo concetto è stato ribadito ieri dai rappresentanti del FEI, unitamente al fatto che per i limiti agli investimenti valgono quelli stabiliti appunto dal programma InvestEU Equity e quindi un massimo di 100 milioni di euro per ciascun fondo, con l’impegno del FEI non può superare il 25% del totale degli impegni di un singolo fondo, sebbene con delle eccezioni.
Si può infatti arrivare al 50% nel caso di Paesi meno sviluppati, intesi come quelli considerati con innovatori moderati o emergenti, così come definito dall’European innovation scoreboard, che indica come paesi innovatori moderati Estonia, Slovenia, Repubblica Ceca, Italia, Spagna, Malta, Portogallo, Lituania, Grecia e Ungheria, mentre i paesi innovatori emergenti sono Croazia, Slovacchiia, Polonia, Lettonia, Bulgaria e Romania. L’impegno del FEI può arrivare al 50% anche nel caso in cui i fondi target rientrino del progamma. Escalar, dedicato agli investimenti in scaleup oppure se i fondi target sono stati costituiti da business angel o se il 75% degli investimenti è dedicata ad aree target InvestEU o se rispettano i criteri di genere fissati dalla InvestEU Initiative o se collaborano su base continuativa con fondazioni o organizzazioni filantropiche. Infine l’impegno del FEI può superare il 75% del fondo target, se questo è dedicato al technology transfer, all’impatto sociale o a certi investimenti green o nel digitale.
Nel corso della presentazione, ieri è intervenuto anche Francisco Velazquez de Cuellar, managing partner dei Axon, operatore di private equity spagnolo che con il suo fondo Isetec V lo scorso dicembre ha investito nell’ipo dell’italiana ErreDue (si veda qui il comunicato stampa di allora). Il fondo è stato il primo a beneficiare dell’intervento della IPO Initiative del FEI.