Il primo semestre dell’anno per i fondi di private debt in Italia si è chiuso con un leggero calo degli investimenti a quota 1,328 miliardi di euro, in discesa del 7% dagli 1,433 miliardi del primo semestre 2022 (dato rivisto rispetto alla prima stima di 531 milioni, si veda qui altro articolo di BeBeez), anno in cui si era registrato una crescita degli investimenti di ben il 43% a 3,224 miliardi dai 2,261 miliardi del 2021 (si veda altro articolo di BeBeez),
Emerge dall’indagine semestrale condotta da AIFI in collaborazione con CDP e Deloitte, pubblicata ieri (si vedano qui il comunicato stampa e qui le slide di presentazione di Alessia Muzio, responsabile ufficio studi e ricerche AIFI), che ha evidenziato anche una diminuzione del numero delle società oggetto di investimento a 46 (-37%) dalle 73 società del primo semestre 2022, e un netto calo del numero degli investimenti a 68 (-50%) dai precedenti 137, e per contro un lieve incremento dell’ammontare dei rimborso a 127 milioni (+10%) da 116 milioni, relativi però a 66 società dalle 93 società del primo semestre 2022. Ma soprattutto un calo importante della raccolta a soli 316 milioni di euro, in discesa del 23% dal primo semestre 2022, quando era stata di 410 milioni (dato anche in questo caso rivisto rispetto alla prima stima di 440 milioni, si vedano qui le slide di presentazione del primo semestre 2022).
I dati AIFI-CDP-Deloitte come di consueto si riferiscono alla sola attività degli operatori istituzionali attivi nel segmento del private debt. Vengono escluse le piattaforme di digital lending, le banche, le operazioni relative a finanziamenti erogati a veicoli di buyout, le cartolarizzazioni di crediti e gli acquisti di crediti in bonis e UTP. Da qui la grande differenza in relazione ai dati di BeBeez Private Data che invece mappa anche quei mercati. Così, come evidenziato nel Report Private Debt di BeBeez 8 mesi 2023 (disponibile agli abbonati a BeBeez News Premium e BeBeez Private Data) si sono calcolati investimenti di private debt per un totale complessivo di 20 miliardi di euro rispetto ai 13,4 miliardi di euro, dei primi 8 mesi 2022 ( si veda qui il Report Private Debt di BeBeez 8 mesi 2022), anno che si è poi chiuso con 27 miliardi di euro di invesitmenti (si veda qui il Report di BeBeez su Private Debt 2022), non troppo al di sotto dei livelli del 2021 quando si era toccato il record di 29,6 miliardi (si veda qui il Report di BeBeez su Private Debt e Direct lending 2021). In particolare si è registrato un crollo nel valore delle emissioni di minibond, cioé dei prestiti obbligazionari per importi sino ai 50 milioni: sono infatti stati mappate negli otto mesi 2023 soltanto 57 emissioni per un totale di poco più di 201 milioni di euro compresi i titoli cartolarizzati all’interno di basket bond, mentre in tutto il 2022 le emissioni erano state 210 per un valore complessivo di poco meno di 1,6 miliardi, molto più alto del dato del 2021 che era stato di 1,105 miliardi Ma certamente il trend emergente di questi mesi è stato il gran ritorno delle cartolarizzazioni di finanziamenti verso le pmi già erogati o da erogare da parte di banche commerciali, che in alcuni casi hanno strutturato l’operazione passando attraverso piattaforme fintech.
Tornando ai dati AIFI-CDP-Deloitte e quindi all’attività dei soli fondi di private debt, sul fronte degli investimenti, i soggetti domestici hanno realizzato il 72% del numero di operazioni, mentre il 78% dell’ammontare è stato investito da operatori internazionali. Il 50% delle operazioni sono stati finanziamenti, il 47% sottoscrizioni di obbligazioni e il restante 3% strumenti ibridi. Il 55% dell’ammontare investito ha riguardato operazioni per la realizzazione di buy out (705 milioni, -29% rispetto al primo semestre 2022), le operazioni con obiettivo lo sviluppo delle società hanno attratto 505 milioni (39% del mercato, con un aumento del 51%), mentre il restante 6% è stato destinato al rifinanziamento del debito.
Per quanto riguarda le caratteristiche degli strumenti, la durata media, di poco inferiore ai 6 anni, risulta in linea con i periodi precedenti, mentre si osserva una crescita media dei tassi d’interesse applicati. A livello geografico, la prima regione resta la Lombardia, con il 26% del numero di operazioni, seguita dal Veneto con il 16%. Con riferimento alle attività delle aziende target, al primo posto con il 24% degli investimenti troviamo il settore dei beni e servizi industriali, seguito dall’alimentare, con il 22%. A livello di dimensione delle aziende target, il 53% degli investimenti ha riguardato imprese con meno di 250 addetti.
Sul fronte della raccolta, invece, si diceva, si è registrato un netto calo a 316 milioni dai 410 milioni del primo semestre 2022, anno che si è poi concluso con una raccolta totale di 988 milioni di euro dagli 879 milioni del 2021, il valore più alto mai registrato.
La prima fonte sono stati il settore pubblico
e i fondi di fondi istituzionali (63%), seguiti dalle banche (12%) e dai fondi pensione e casse di previdenza (10%). Guardando alla provenienza geografica, la componente domestica ha rappresentato l’82% della raccolta totale.
“Anche nel mercato del private debt i risultati del primo semestre mostrano un rallentamento dell’attività, in linea con quanto riscontrato nel segmento del private equity”, ha dichiarato Innocenzo Cipolletta, presidente di AIFI, che ha aggiunto: “In particolare, sono troppo poche le risorse destinate allo sviluppo dei progetti industriali delle imprese del mid market”.
Infine, sul fronte europeo Deloitte ha calcolato che da fine 2012 a fine giugno 2023 si sono chiuse 4543 operazioni di investimento in private debt, di cui 1539 in Regno Unito, 1074 in Francia, 595 in Germania e altre 1355 nel resto d’Europa. Lo ha detto sempre ieri Andrea Azzolini, director di Deloitte Corporate Finance Debt Advisory (si vedano qui le slide di presentazione), sottolineando che, sul totale dei 256 deal mappati nel primo semestre 2023, ben 188 riguardavano il Regno Unito e che il 70% del totale dei deal aveva come obiettivo il finanziamento di operazioni di m&a, soprattutto a supporto di operazioni di aggregazione, che hanno coivolto operatori di private equity (infatti su 600 deal mappati nei 12 mesi tra giugno 2022 e giugno 2023 deals soltanto 75 non. hanno coinvolto fondi private equity sponsored). Quanto alla struttura dei finanziamenti, quella più comune resta l’unitranche: 58% dei casi in Regno Unito e 48% dei casi nel resto d’Europa. Mentre rispetto alla waterfall, il tipo più comune di debito (83%) resta il first lien (senior, unitranche o stretched senior).