Claudio Scardovi entra come equity partner in Deloitte Financial Advisory, che intende consolidare ulteriormente il proprio posizionamento di leader nella consulenza strategica alle aziende in ambito M&A e private equity (si veda qui il comunicato stampa).
Scardovi, che ha un’esperienza trentennale in ambito financial services e investment management, si è laureato in Economia all’Università di Bologna e ha successivamente conseguito un Master in Business Administration in agribusiness presso la Clemson University (Usa). Docente alla SDA Bocconi e presso l’Imperial College di Londra, è autore di oltre 250 pubblicazioni scientifiche e di 27 libri su temi di economia, strategia e finanza.
Dopo una prima esperienza in KPMG e poi in Accenture, Scardovi ha fondato e diretto come ceo l’incubatore digitale Intervaluenet, da cui è nata l’azienda leader nel settore della consulenza gestionale Oliver Wyman Italia, di cui Scardovi, per i cinque anni seguenti, è stato Ceo. Dopo un’ulteriore esperienza in Lehman Brothers e Nomura come managing director e Head of FIG, ha proseguito la sua carriera diventando operating partner di Advent International e si è unito ad AlixPartners come managing director e global co-head of FIG lavorando in molti Paesi Emea ed a livello internazionale.
Scardovi è stato inoltre fondatore e ceo di Hope Sicaf. Un’avventura che, a maggio scorso, si è conclusa ancora prima di partire, per non aver centrato la raccolta retail, finendo così in liquidazione (si veda altro articolo di BeBeez). Si trattava della prima Sicaf retail classificata come PIR alternativo che si voleva quotare a Piazza Affari, con una ipo destinata sia agli investitori professionali sia ai piccoli investitori, per dotarsi delle risorse, sino a 250 milioni di euro, necessarie a investire in economia reale, e quindi a investire da un lato in imprese italiane in ottica di private equity ma dall’altro anche a investire in sistemi urbani, quindi in real estate ma anche in infrastrutture ecosostenibili (si veda altro articolo di BeBeez). Al termine dell’offerta pubblica lo scorso 6 aprile non è stato infatti raggiunto l’ammontare minimo di raccolta di 100 milioni di euro che i soci si erano dati (si veda qui il comunicato stampa di allora) e l’assemblea dei soci ha quindi deliberato il 12 maggio scorso la messa in liquidazione della società. L’offerta pubblica era stata lanciata l’11 aprile 2022 e doveva concludersi l’11 ottobre, ma poi la data di scadenza dell’offerta era stata appunto prorogata allo scorso 6 aprile (si veda qui il comunicato stampa di allora). Il progetto, lanciato nel febbraio 2021 (si veda altro articolo di BeBeez), era operativo dal settembre di quell’anno dopo che era arrivata l’autorizzazione da Banca d’Italia, previo parere di Consob (si veda altro articolo di BeBeez).