Il milanese Palazzo Reale, si conferma sempre di più come uno dei più importanti spazi italiani in cui il pubblico può incontrare, ammirare e comprendere meglio l’arte dei più grandi artisti internazionali.
Lo fa inanellando un eccezionale tris autunnale che riporta nella città lombarda le antologiche di tre grandi pittori, alcuni assenti da Milano da più di 10 anni: il cretese El Greco, lo spagnolo Francisco Goya e il bolognese Giorgio Morandi.
Mostre che sottolineano come proprio Palazzo Reale, con la sua programmazione, intenda consapevolmente valorizzare i legami tra la Città di Milano e grandi artisti le cui opere hanno fatto la storia della pittura europea.
Non per caso il sindaco Giuseppe Sala, nella sua introduzione alla mostra di El Greco, scrive: “La mostra …. si inserisce bene nella proposta culturale cittadina e si sposa con una vocazione alla sintesi di culture diverse fortemente radicata in questa città. Milano non può che amare l’arte di El Greco: un’arte capace di travalicare le mode e i gusti dei tempi, di superare limiti geografici e culturali, di alimentarsi dell’apporto di esperienze diverse per creare bellezza per tutti: una bellezza universale che non conosce confini”.
E, a sua volta, l’ambasciatore spagnolo presso la Repubblica Italiana, Miguel Ángel Fernandez-Palacios Martinez, in occasione della presentazione della mostra nei giorni scorsi a Roma, ha voluto rimarcare ciò che questa mostra rappresenta per le relazioni bilaterali tra la Spagna, l’Italia e la città di Milano: “El Greco ci aiuta oggi a rafforzare ulteriormente un rapporto – saldamente radicato in una grande e condivisa tradizione artistica e culturale – che aspira a diventare ogni giorno più solido, sostenuti dal convincimento che noi, spagnoli e italiani, abbiamo un messaggio da trasmettere al mondo: attraverso la cultura è possibile costruire una società migliore”.
El Greco, un pittore nel labirinto L’eccezionalità dell’evento la descrivono bene, ancora una volta, e parole dell’ambasciatore: “La mostra più ambiziosa e illuminante mai dedicata in Italia all’opera del geniale Domínikos Theotokópoulos …. L’influenza della pittura italiana su El Greco è ben nota. L’arte del Bel Paese orientò per prima – e forse in maniera fondamentale – il suo lavoro quando il cretese abbandonò la pittura di icone. Tra Venezia e Roma, grazie a maestri della levatura di Tiziano, Bassano e Michelangelo, il nostro pittore assimilò lezioni capitali. La formazione italiana, sommata al suo vissuto personale, sfociò nella creazione di una pittura del tutto unica che aveva il suo fulcro in Toledo. … A Milano, nelle sale di Palazzo Reale, celebreremo e ricreeremo, grazie a Palma Martínez-Burgos García e a Juan Antonio García Castro, l’itinerario italiano di El Greco, il suo apprendistato e la sua evoluzione verso il manierismo, il suo inoltrarsi sul sentiero che, con il tempo, avrebbe condotto alla pittura barocca”.
Presentando la mostra, Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale, scrive che “la pluralità e l’incrocio di influenze, di tradizioni e contesti culturali profondamente diversi tra loro e il suo percorso transnazionale costituiscono l’aspetto più affascinante dell’avventura umana e artistica di El Greco che, al termine di un vasto e anche controverso dibattito critico, non sempre scevro da motivazioni extra-scientifiche, sviluppatosi nel corso del Novecento, può essere oggi considerato un artista che si rivela concretamente, fattualmente, europeo, uno degli ispiratori di alcune tendenze artistiche delle avanguardie storiche e un artista pienamente consapevole della temperie culturale e artistica del suo tempo”.
E ancora: “L’originalità dell’arte di El Greco, talmente evidente che un suo quadro si riconosce all’istante, le distorsioni formali e spaziali, gli allungamenti delle figure, le deformazioni, le asimmetrie, ha offerto la stura a molte interpretazioni, spesso curiose, nel tentativo di spiegarla… tutte spiegazioni che oggi sono state perlopiù validamente confutate, come emergerà in questa mostra che è costruita su solide basi scientifiche con l’obiettivo di offrire una lettura aderente ai dati di fatto che conosciamo di un artista nel cui pennello, innegabilmente, si sono incontrati l’Oriente e l’Occidente”.
El Greco, conclude Piraina, “fu un artista eccezionale: un artista europeo ante litteram, che percorse un viaggio da Creta, all’Italia, alla Spagna, che seppe intraprendere un percorso artistico che andava dalle icone alle tele ai retabli e capace di elaborare uno stile in grado di tenere insieme l’Oriente e l’Occidente. Un artista che durante il processo di passaggio dal mondo bizantino a quello occidentale non perse mai le identità che si erano coagulate nella sua personalità artistica”
Nei saloni di Palazzo Reale i visitatori potranno ammirare ben 41 opere del grande pittore. Grazie al prezioso lavoro di MondoMostre, è stato possibile ottenere, insieme al prestito di autentici capolavori da grandi musei internazionali, opere straordinarie provenienti da istituzioni ecclesiastiche che per la prima volta arrivano in Italia, quali il Martirio di San Sebastiano della Cattedrale di Palencia, l’Espulsione dei mercanti dal tempio della Chiesa di San Ginés di Madrid e l’Incoronazione della Vergine di Illescas.
Goya, la ribellione della ragione.
La mostra dell’altro grande di Spagna, el Señor Francisco José de Goya y Lucientes, è, prima di tutto, il frutto di un’azione diplomatica, di molti mesi e il premio del lavoro di squadra tra l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi, ritornato nella sua città dopo l’ottimo lavoro realizzato come assessore alla Cultura del Comune di Firenze e per quattro anni di fila curatore dell’Estate Fiorentina e Domenico Piraina, che, da poche settimane, aggiunge alla direzione di Palazzo Reale quella dell’intero Dipartimento Cultura del Comune di Milano.
Sacchi e Piraina con questa mostra possono certamente vantarsi, come già con la mostra su El Greco, del rapporto fruttuoso che hanno saputo intessere con l’Ambasciata di Spagna in Italia proprio nel periodo in cui il Paese iberico riveste la Presidenza dell’Unione Europea
E va a merito dell’amministrazione il fatto che l’Ambasciatore, alla presentazione della mostra alla stampa, abbia voluto sottolineare come, proprio per i legami di stima personale che si è riusciti a costruire, la mostra ed ancor più la nutrita serie di iniziative proposte tanto dall’Istituto Cervantes che dall’Ufficio del Turismo dell’Ambasciata di Spagna a Milano, siano un’occasione unica per promuovere lo scambio culturale tra i milanesi e la Spagna.
Si tratta, ha affermato l’ambasciatore, di “un esercizio di diplomazia pubblica, ponte efficace e genuino per la promozione dei legami di amicizia e cooperazione tra Italia e Spagna”.
Lui stesso rischia di apparire agli occhi dei suoi connazionali, come ha voluto sottolineare con una civettuola battuta nel corso della conferenza stampa di presentazione della mostra, non tanto il massimo rappresentante diplomatico in Italia, quanto ormai l’ambasciatore spagnolo nella città di Milano.
Il rapporto tra Palazzo Reale e Madrid si è ancor più ulteriormente consolidato attraverso il coinvolgimento di una delle più importanti Istituzioni culturali spagnole, la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, in cui lo stesso Goya insegnò per decenni.
L’Academia è anche la sede della Calcografia Nacional spagnola, che di Goya ha appena terminato, nel giugno 2023, il restaurare delle matrici, con un progetto di recupero che non ha precedenti per complessità ed entità del lavoro.
E Palazzo Reale si vanta di poter esporre alcune delle eccezionali matrici restaurate, affiancate alle corrispondenti incisioni tratte dai “Caprichos” e da “Los desastres de la guerra”.
Ad assicurare il successo della mostra vi è, infine, oltre alla competenza del curatore, il Prof. Víctor Nieto Alcaide della Real Academia de San Fernando, il percorso espositivo ideato da Novembre Studio, che esplora la crescita artistica di Goya creando un itinerario che si sviluppa simbolicamente dalla luce al buio, esprimendo così la trasformazione delle opere dell’artista dall’inizio della sua formazione accademica fino alla rappresentazione degli orrori della Guerra d’indipendenza spagnola.
A sorreggere il tutto ed assicurare la concreta riuscita dell’esposizione, il lavoro di Paola Cappitelli, responsabile sviluppo mostre e relazioni internazionali di 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE che, oltre a presentare il ricco programma di iniziative didattiche rivolte agli studenti ed alle famiglie, ha voluto sottolineare come affiancata al ricco Catalogo è stata specificamente prodotta, con lo scopo di parlare ad un pubblico giovanile utilizzando un linguaggio da essi ben conosciuto ed apprezzato, la Graphic Novel “Francesco Goya. La tentazione dell’abisso” illustrata da Otto Gabos, che ha iniziato la sua carriera di illustratore, proprio come fumettista sulla famosa rivista Frigidaire.
Morandi 1890-1964
Ultimo atout del trittico di Palazzo Reale, non certo per valore, la mostra di Giorgio Morandi. Una mostra che, come sottolineano il sindaco Sala e l’assessore Sacchi, vuole soprattutto essere un tributo al rapporto che la Città di Milano ha saputo instaurare, sin dall’inizio della sua avventura artistica, con l’artista bolognese.
Ricorda a questo proposito Domenico Piraina come “intenso e determinante, per innumerevoli aspetti, è stato il rapporto di Giorgio Morandi con Milano fin dal 1930, quando il Comune di Milano, primo ente pubblico in assoluto, acquistò alla XVII Biennale di Venezia una Natura morta, ora al Museo del Novecento. …. È a Milano che nel 1939 viene pubblicata da Hoepli la prima monografia su Morandi, quella di Arnaldo Beccaria, e milanesi sono i primi innamorati collezionisti” come Vitali, Feroldi, Scheiwiller, Valdameri, De Angeli, Jesi, Jucker, Boschi Di Stefano, Vismara, “le cui donazioni hanno arricchite, in significativo numero per via di quel mecenatismo che è una delle cifre più caratteristiche dell’identità meneghina, le collezioni pubbliche milanesi”. E milanese era, infine, la Galleria del Milione, con la quale il pittore intrattenne, per lunghi anni, un rapporto privilegiato.
Del resto, a testimoniare ulteriormente quanto la città abbia avuto posto nella parabola artistica di Morandi, proprio a Palazzo Reale, nel 1990, si tenne la mostra “Morandi e Milano”, in cui venne documentata la speciale predilezione dell’ambiente culturale e imprenditoriale milanese per l’artista.
Più di un centinaio le opere esposte in un evento che, organizzato anch’esso da 24Ore cultura e curato da Maria Cristina Bandera, rappresenta un’occasione unica per esplorare l’intero percorso artistico di Morandi, offrendo al pubblico l’opportunità di comprendere appieno la profondità della sua pittura e l’essenza delle sue opere, ripercorrendo, nelle e numerose sezioni in cui la mostra si articola, tutti i cinquant’anni di attività, dal 1913 al 1964, dell’artista.
Anche per la mostra di Morandi e sempre per intercettare l’interesse dei più giovani, 24Ore Cultura ha affidato a Maicol & Mirco la realizzazione di una Graphic Novel dal titolo “Natura morta. Una domanda a Giorgio Morandi” che, partendo dall’interrogativo “Cosa direbbero le bottiglie di Morandi se potessero parlare?” ci vuole raccontare con ironia, irriverenza, in bilico fra umorismo e pessimismo, la vita che si svolge sul tavolo da lavoro dell’artista, abitato da bottiglie e altri oggetti ritratti nella loro quotidianità.
Un trittico di successo, insomma, per Palazzo Reale e per Milano, testimoniato, tra l’altro, dai numeri, davvero impressionanti, dei biglietti venduti e, soprattutto, delle migliaia di prenotazioni giunte in poche ore al botteghino.
Ora, per la conferma di una politica espositiva che fin qui ha raccolto consensi assai larghi (e qualche sommessa invidia) nel mondo culturale, non soltanto milanese, non resta che attendere il programma 2024 di Palazzo Reale. Sacchi e Piraina hanno, dal canto loro, già annunciato che esso sarà ancora una volta all’altezza di queste tre magnifiche mostre.
a cura di Mauro Sarrecchia