Articolo pubblicato su BeBeez Magazine n.15 del 25 settembre 2023
di Giuliano Castagneto
Lo scorso settembre Fondo Italiano d’Investimento (FII) sgr, controllata da CDP, ha varato Basket Eque, un veicolo dedicato a co-investimenti di private equity e quasi-equity in aziende italiane basate in Campania o con programmi di sviluppo nella regione (si veda articolo di BeBeez)
L’iniziativa è stata realizzata in collaborazione con l’ente regionale Sviluppo Campania ed Elite | Gruppo Euronext, che ha curato un processo di consultazione tra diversi gestori identificando in Fondo Italiano il progetto più idoneo e innovativo. Il fondo potrà co-investire sia con i fondi diretti gestiti da FII sgr sia con quelli di gestori terzi, in particolare con quelli parte del portafoglio dei fondi di fondi dell’sgr. ll primo closing del fondo, che ha un target di raccolta di 45 milioni e un hard cap di 50 milioni, è previsto entro la fine del 2023.
Il senso del progetto era stato spiegato direttamente da Luigi Tommasini, managing director di FII sgr, in un’intervista a BeBeez Magazine n. 14 del 21 ottobre). “Il fondo, che godrà di una garanzia fornita da Sviluppo Campania, ha lo scopo di catalizzare risorse in un tessuto economico dinamico come quello campano, che però non ha ancora beneficiato di capitali significativi da parte di investitori di private equity”, aveva detto Tommasini.
In altri termini, c’era bisogno di uno strumento, di derivazione istituzionale, che incoraggiasse gli altri gestori, anche con lo scudo di una garanzia pubblica, all’investimento in aree del Paese diverse da quelle che sinora sono state le tradizionali mete degli investimenti in private equity.
Ma come si è giunti a questa necessità? Una possibile risposta la dà un’analisi, effettuata sulle operazioni tracciate da Private Data, il database del private capital di BeBeez, prendendo in considerazione la distribuzione geografica (per regioni) degli investimenti in private equity, inclusi gli add-on, nel corso dell’ultimo decennio. Le operazioni effettuate in tutto il decennio sono state confrontate con quelle effettuate nel primo triennio, quello che va dal 2012 al 2014, e nell’ultimo, che va dal 2021 al 2023.
Il quadro che emerge non è solo quello di una costante concentrazione delle operazioni su quattro regioni, anzitutto la Lombardia seguita da Emilia Romagna, Veneto e Piemonte, ma anche quello di un crescente afflusso di capitali verso queste stesse aree. E’ importante infatti sottolineare che se nel primo triennio le operazioni tracciate sono state poco più di 200, nel periodo 2021-2023 i deal sono stati ben 928, con uno share delle quattro regioni citate che ha toccato il 69%, contro il 74% dei primi tre anni e una media del 70 per tutto il decennio. Ciò vuol dire che la concentrazione degli investimenti sulle quattro regioni si è ridotta, ma in misura molto marginale. E’ vero che la fetta di investimenti di competenza della Lombardia è passata da dal 42 al 34% nell’arco del periodo, una sensibile riduzione quindi, ma questo a vantaggio soprattutto del Veneto, passato dall’8 al 15%.
C’è stato certo un maggiore coinvolgimento di regioni come Toscana e Marche, ma non in misura tale da cambiare sostanzialmente il quadro sopra descritto, e comunque limitatamente ad alcuni settori, soprattutto Moda Lusso & Design (si vedano per esempio i tanti add-on effettuati dal Gruppo Florence), oppure del Lazio, nei settori di Informatica ed Elettronica.
Si potrebbe obiettare che le grandi regioni del nord sono anche quelle che contribuiscono di più al reddito nazionale. Tuttavia il loro apporto al PIL italiano non è necessariamente in linea con il peso degli investimenti. E’ il caso della Lombardia, che stando ai dati Istat relativi al 2021, ha pesato sul PIL del Paese per il 22%, contro appunto il 34% degli investimenti, e anche del Veneto, che a fronte di un peso del 9% sul pil 2021 oggi assorbe il 15% dei deal. Il che accentua ulteriormente l’effetto concentrazione in poche aree, e anche in certi settori in altri contesti geografici, che nel medio-lungo termine (ricordiamo che il fenomeno è stabile nel tempo) può portare a forti pressioni al rialzo dei prezzi delle aziende target, con i prevedibili effetti sui rendimenti dei portafogli, già alle prese con tassi di interesse notevolmente cresciuti.
Interessante a questo punto un confronto con quanto accade nel mondo del debito. La stessa analisi, applicata alle emissioni di bond e alle operazioni di direct lending effettuate nel triennio 2021- 2023 dà un quadro molto meno concentrato, con le grandi regioni del Nord che pesano per il 58% e un peso molto maggiore di regioni come la Campania e la Puglia, grazie anche a operazioni come i rispettivi Basket Bond. Ma qui entra in gioco la struttura delle garanzie regionali previste da questi strumenti e il forte ruolo di anchor investor giocato da istituzioni parapubbliche come la CDP. Da quanto sopra emerge quindi l’importanza di uno strumento con caratteristiche simili ma applicato agli investimenti in equity.