FSI ha annunciato nei giorni scorsi il closing dell’operazione che lo ha portato ad acquisire una minoranza di Nice, azienda di Oderzo (Treviso), attiva nell’home management solutions, con una gamma completa di soluzioni connesse e integrate per applicazioni residenziali, commerciali e industriali. Per FSI si tratta del primo investimento del nuovo fondo FSI II, che è classificato ex art. 8 del Regolamento UE SFDR (si veda qui il comunicato stampa).
L’operazione era stata annunciata a fine agosto scorso (si veda altro articolo di BeBeez), ma la novità è che entrano in Consiglio di amministrazione due rappresentanti del fondo guidato da Maurizio Tamagnini e cioé Carlo Moser, direttore Investimenti di FSI, come consigliere, e soprattutto Carlo Bozotti, ex amministratore delegato di STMicroelectronics, nel ruolo di vicepresidente. Bozotti è una vecchia conoscenza di Tamagnini, che, ricordiamo, a sua volta è da anni chairman del Supervisory Board della stessa STM.
Nell’operazione Nice è assistita da Lazard e Legance Avvocati Associati e supportata da Kearney; FSI è assistita da BNL BNP Paribas, Unicredit, Ernst & Young, Oliver Wyman e Bonelli Erede.
Ricordiamo che, a seguito dell’opa conclusa a inizio 2019, che ha portato al delisting del titolo da Piazza Affari, la società era sinora controllata dal fondatore e presidente Lauro Buoro all’86,22% attraverso la sua Benice Holding spa, mentre il 12,49% del capitale era rappresentato da azioni proprie e le restanti quote erano distribuite tra l’amministratore delegato Roberto Griffa e il consigliere Lorenzo Galberti.
La partnership con FSI è funzionale alla nuova fase di sviluppo e crescita della società nata all’inizio degli anni ’90 e oggi leader globale nell’Home Management Solution, con un’offerta completa di soluzioni integrate per l’automazione di cancelli, garage, sistemi per schermature solari, sistemi di parcheggio, sistemi di allarme wireless e home security, per applicazioni residenziali, commerciali e industriali; sistemi smart e connessi per applicazioni residenziali e commerciali, per i settori della sicurezza, controllo accessi, IA (Intelligenza Artificiale), health & wellness, controllo e power/AV.
Non sono stati diffusi dettagli sul valore del deal con FSI, ma ricordiamo che a fine 2018, ai fini dell’opa la società era stata valutata 539 milioni di euro, sulla base di multipli pari a 1,66 volte i ricavi e 10,7 volte l’ebitda del 2017, che erano stati rispettivamente 325 milioni e 50,5 milioni, a fronte di un debito finanziario netto di 150 milioni, e sulla base di una capitalizzazione di mercato di 387,3 milioni, calcolata al prezzo d’opa di 3,50 euro per azione (si veda qui il Documento di offerta, pag. 54).
Da allora, però, la società è cresciuta molto, soprattutto per acquisizioni: dal 2018 ne ha completate sette tra Europa e Nord America, per un valore complessivo di quasi 400 milioni di euro. L’ultima, la più importante, che è stata condotta nell’ottobre 2021 e ha riguardato la statunitense Nortek Security & Control, leader nello sviluppo di tecnologie per i settori security, home automation, controllo, power, Audio/Video, controllo accessi, health e intelligenza artificiale (IA), per applicazioni residenziali e commerciali (si veda qui il comunicato stampa di allora). A vendere era stata Melrose Industries, una holding di investimento di private equity quotata a Londra, con focus sul settore della produzione e nella fornitura di apparecchiature per la generazione di energia elettrica per i settori industriale, petrolifero e del gas e offshore. L’operazione, del valore di 285 milioni di dollari, è stato il più grande investimento nella storia di Nice.
Oggi l’azienda conta oltre 2.800 collaboratori in 5 continenti, 15 centri R&D, 13 stabilimenti produttivi al servizio dei propri partner e clienti in oltre 100 paesi del mondo e ha chiuso il 2022 con un fatturato di circa 773 milioni di euro con una crescita del 40,7% rispetto al 2021.
Lo scorso 12 giugno 2023 è stata inoltre inaugurata una nuova sede in Brasile, a Limeira, frutto di un investimento di oltre 20 milioni di euro: un complesso all’avanguardia realizzato su un’area di oltre 20 mila metri quadrati, una smart factory ispirata ai principi dell’industria 4.0 e un hub di esportazione perfettamente integrato nell’ecosistema Nice, che giocherà un ruolo fondamentale nella strategia di crescita dell’azienda in America Latina e a livello globale.
Lauro Buoro, founder e presidente di Nice., ha commentato: “La partnership con FSI rappresenta un passo importante nel nostro percorso di sviluppo e ci consente di avere a disposizione ulteriori risorse per continuare a investire in progetti strategici per la nostra mission: avere un impatto positivo sulla qualità della vita delle persone, grazie a un’innovazione che viaggia di pari passo con ricerca, sostenibilità e miglioramento continuo”, ha sottolineato
Maurizio Tamagnini, fondatore e amministratore delegato di FSI., ha aggiunto: “La partnership con Nice rappresenta il primo investimento del nuovo fondo FSI II, attraverso il quale FSI rinnova il proprio impegno a essere accompagnatore delle famiglie imprenditrici italiane. Lauro rappresenta quell’imprenditorialità italiana che è stata in grado di creare gruppi dimensionalmente importanti con comprovata leadership mondiale, ma con forte radicamento e ricerca nel nostro paese. La significativa esperienza nel settore della tecnologia, dove negli ultimi anni abbiamo investito un miliardo di euro, fa di FSI il partner giusto per accompagnare la prossima fase di sviluppo di Nice”.
Ricordiamo che il primo fondo FSI aveva chiuso la raccolta nel marzo 2019 con ben 1,4 miliardi di euro di impegni sottoscritti da 22 investitori italiani e internazionali, tra i quali Mediolanum, UniCredit, Intesa Sanpaolo, Banco-BPM, Mediobanca, Fondazioni Cariplo e CRT, oltre a Cassa Depositi e Prestiti (con un impegno da 500 milioni) e Poste Vita. Quanto agli investitori internazionali si contavano Tikehau Capital, e alcuni fondi sovrani come Kuwait Investment Authority, l’European Investment Fund, Temasek (fondo sovrano di Singapore) e SOFAZ (State Oil Fund of Republic of Azerbaijan) (si veda altro articolo di BeBeez).
Al momento della raccolta del primo fondo CDP era ancora nel capitale di FSI sgr, mentre la raccolta di questo secondo veicolo avviene in totale autonomia. Ricordiamo infatti che nel luglio 2022 CDP aveva annunciato la vendita dell’intera sua quota del 39% dell’sgr in portafoglio a CDP Equity, in linea con il piano strategico 2022-2024 e in particolare con il principio di razionalizzazione e rotazione delle partecipazioni esistenti una volta raggiunti gli obiettivi prefissati. A comprare era stata la stessa società di fondi di private equity guidata da Tamagnini (si veda altro articolo di BeBeez). Per il resto, il capitale dell’sgr è per il 51% nelle mani del management e con una minoranza in capo a Poste Vita.
Ricordiamo che FSI sgr era stata costituita dalla stessa CDP nel 2016, contestualmente alla costituzione di CDP Equity, nell’ambito della riorganizzazione di quello che era il Fondo Strategico Italiano, allora guidato dallo stesso Tamagnini (si veda altro articolo di BeBeez). CDP Equity era nata con il compito di gestire partecipazioni in aziende di grande dimensione a rilevanza sistemica, in un’ottica di lungo periodo. E in quest’ottica CDP Equity aveva ereditato allora le partecipazioni in Ansaldo Energia, Metroweb, Saipem e Sia. Era rimasta in vita inoltre anche FSI Investimenti, società quest’ultima partecipata dalla Kuwait Investment Authority (KIA) e da CDP Equity. Quanto a FSI sgr era invece stata costituita con l’obiettivo di supportare i piani di crescita di aziende medio-grandi con significative prospettive di sviluppo anche attraverso l’attrazione di capitali esteri e privati. FSI era inizialmente controllata al 100% da CDP, ma già da subito era stato previsto che aprisse il proprio capitale ad altri azionisti e al management. E infatti erano poi entrati nel capitale appunto i manager con 41% e Poste Vita con il 9,9%. Il successivo cambio di controllo per FSI sgr era poi avvenuto ad agosto 2017 (si veda altro articolo BeBeez), con il principale azionista, con il 51% del capitale, che era diventato Magenta 71 srl, ovvero il veicolo di proprietà dell’amministratore delegato Maurizio Tamagnini (51%) e degli altri manager della sgr, cioé l’investment director Marco Tugnolo (22%) e il chief investment officer Barnaba Ravanne (27%). CDP aveva infatti ceduto a Magenta 71 il 10% delle quote della partecipata, scendendo così dal 49% al 39% e permettendo a Tamagnini e i suoi di salire al 51%. Immutata, invece, la partecipazione di Poste Vita, rimasta così il 9,9% della sgr.