Per il private equity il 2023 è stato l’anno della resilienza nel vecchio continente. Lo sostiene Pitchbook nel suo ultimo report relativo all’andamento del settore, European PE Breakdown, in cui evidenzia come, a fronte di un aumento del numero di operazioni a 7.590 (+4,4% dalle 7.267 del 2022), il valore delle stesse sia diminuito del 26,5% a 420,5 miliardi di euro dai 572,1 miliardi del 2022. Il dato, comunque, è rimasto superiore del 10-20% rispetto ai livelli precedenti il 2021.
In particolare, il raddoppio del tasso di deposito della Banca Centrale Europea (BCE) nel corso del 2023 ha causato l’aumento del costo del debito per gli sponsor, costringendoli spesso a ridurre la leva finanziaria, il che ha portato ad operazioni più piccole, spesso sotto forma di add-on. Si parla del 54,7% del totale, la cifra più alta degli ultimi anni.
Per quanto concerne i megadeal, l’attività è stata la più bassa dal 2014, mentre la fascia da 500 milioni di euro a 1 miliardo di euro ha mostrato robustezza rispetto all’anno precedente.
Fra i temi principali del 2023, il numero record di acquisizioni in Europa (51), in aumento rispetto alle 41 del 2022, nonché un consolidamento del settore finanziario, unico a crescere in Europa in termini di valore delle transazioni (+22,7%), nonostante i venti di tormenta che avevano caratterizzato l’inizio dell’anno.
Il 2023, infatti, era iniziato con un quasi crollo nel settore bancario, quando Silicon Valley Bank era crollata per poi essere acquisita dall First Citizens Bank, negli Stati Uniti, e da HSBC nel Regno Unito. Poco dopo era stato il turno di Credit Suisse, che è stata acquistata dall’arcirivale UBS.
Nell’ambito della gestione patrimoniale, ci sono state diverse acquisizioni, con Degroof Petercam, CRUX Asset Management, Gresham House e IO Asset Management, che sono state tutte acquisite. Pitchbook prevede che questa tendenza continuerà nel 2024, poiché i gestori patrimoniali e le banche si sforzano di aumentare le loro di aumentare i propri asset in gestione attraverso le fusioni e acquisizioni, pur dovendo ridurre le commissioni ogni anno.
Per quanto concerne le exit, sono state le mega operazioni a creare resilienza in un segmento di mercato il cui valore è calato dell’1,1%, dato che sale al -24,5%, escludendo i mega-deal.
Che cosa ha determinato questo fenomeno?
L’anno scorso la dinamica del mercato ha avuto un’inversione di tendenza, perchè si è passati da mercato dei venditori a mercato dei compratori, con una correzione delle valutazioni che ha portato a diminuire l’EV/Ebitda mediano, che è sceso da 12,3x nel 2022 a 10,2x nel 2023. Ciò ha indotto i potenziali venditori a mantenere i propri asset più a lungo, poiché non erano disposti a vendere ai nuovi prezzi più bassi. Quando le exit si sono concretizzate, dunque, si è trattato spesso di mega-exit che hanno alterato significativamente il quadro dei dati, generando il 58,9% del valore totale relativo a questo genere di operazioni (263,6 miliardi di euro).
Per quanto concerne il funding, invece, Pitchbook ritiene che il 2023 diventerà un anno record per la raccolta di PE in Europa. Lo sostiene perchè storicamente c’è stato un ritardo nella divulgazione dei fondi chiusi, e le cifre spesso aumentano retrospettivamente. Il che potrebbe accadere anche rispetto al 2023.
Questo, dal punto di vista degli analisti, è forse il dato più sorprendente dell’anno, tenendo conto dei venti contrari che hanno spirato sulla macroeconomia rendendo più difficile per gli sponsor raccogliere capitali. La diminuzione delle uscite ha comportato una riduzione del capitale reinvestito in nuovi fondi; mentre l’aumento dei tassi ha fatto diminuire anche il capitale disponibile. Eppure, la raccolta di fondi ha toccato un nuovo massimo, raccogliendo quasi 120 miliardi di euro in in 117 fondi, il che rappresenta di fatto il numero più basso di di nuovi fondi in oltre un decennio. Guardando in profondità, si nota che il 54,0% del capitale raccolto nel 2023 può essere attribuito a soli cinque fondi: Fondo IX di CVC Capital Partners, Fondo VIII di Permira, Fondo europeo VI di KKR, Fondo VIII di PAI Partners e Fondo VI di Bain Capital.
Questi ultimi due fondi hanno chiuso nel 4° trimestre raccogliendo rispettivamente il 39,2% e il 46,0% in più rispetto ai fondi precedenti.
La concentrazione di capitale raccolto all’interno dei megafondi ha raggiunto il massimo storico nel 2023, in quanto gli investitori si sono concentrati su gestori esperti di fondi con un track record comprovato. In particolare, a crescere sono stati i fondi di buyout (+57,5%) poiché si è assistito a un ritorno ai fondi di PE tradizionali, con l’ingresso di nuovi investitori in questa asset class.
Che cosa potrà accadere quest’anno?
Nel 2024 si prevede un rallentamento della raccolta, con una concentrazione nei megafondi che sarà ancora maggiore rispetto al 2023 L’attuale clima macroeconomico, infatti, rende difficile per i gestori esordienti il raccogliere fondi, e ci aspettiamo che ciò continui a verificarsi anche nel 2024.
E per quanto riguarda l’Italia?
Sono state 547 le operazioni di private equity annunciate o concluse nel 2023 in Italia. Una cifra in linea con le 549 operazioni mappate nell’intero 2022 (si veda qui il Report di BeBeez Private Equity 2022). Lo calcola BeBeez Private Data, il database del private capital di BeBeez, tenendo conto sia dell’attività di investimento sia di quella di disinvestimento e considerando non solo le operazioni annunciate dai fondi, ma anche quelli organizzati da club deal di investitori privati e da holding di investimento.
BeBeez ha mappato 18 deal di private equity su aziende con enterprise value di almeno 500 milioni di euro, che hanno avuto per protagoniste aziende italiane (come acquirenti di altre aziende o come target di acquisizione ) e dove a passare di mano è stato almeno il 15% del capitale delle società target (si veda altro articolo di BeBeez). Di questo totale, ben 10 hanno riguardato aziende con EV di almeno un miliardo. Nel 2022 i deal di questo tipo erano stati 20, di cui 12 avevano riguardato aziende con un EV di almeno un miliardo.
Sempre EY, nel suo report pubblicato all’inizio del mese relativo alle operazioni di M&A, evidenziato il comportamento tenuto dai fondi di private equity che, secondo l’indaginen hanno continuato ad essere molto attivi sul mercato italiano, confermando il loro ruolo di rilevanza nel consolidamento e nello sviluppo delle aziende italiane (si veda altro articolo di BeBeez). “I fondi mantengono circa il 40% di incidenza sulle operazioni annunciate in Italia nel 2023”, si legge nel report. Peccato, però, che il controvalore sia sceso di circa il 40%. “L’anno scorso i fondi hanno completato 488 operazioni di buy-out su target italiane per un controvalore di 38,5 miliardi di euro (rispetto a 504 operazioni nel 2022 per 65,4 miliardi)”, riporta l’analisi di EY. Gli operatori hanno mostrato interesse in crescita in relazione al settore industriale, energy & utilities e business services.