Completato il nocciolo duro di azionisti italiani che acquisirà il 10% di NetCo attraverso tre fondi di F2i (si veda qui il comunicato stampa), dopo il via libera del Governo alla vendita del controllo della rete fissa di TIM al fondo statunitense KKR nel rispetto della normativa golden power (si veda altro articolo di BeBeez). La sgr F2i guidata da Renato Ravanelli ha infatti raggiunto il target di raccolta del Fondo VI Rete Digitale che, assieme al Fondo IV Ania e al Fondo V per le Infrastrutture Sostenibili, investirà circa un miliardo di euro per l’acquisizione entro fine giugno della partecipazione della futura società. F2i va così ad affiancarsi al MEF-Ministero dell’Economia e delle Finanze (che avrà il 20%), a KKR e al fondo sovrano Abu Dhabi Investment Authority (si veda altro articolo di BeBeez), due partner stranieri che insieme avranno il restante 70% della futura società, “in un’operazione sistemica di grande valenza strategica e industriale per il nostro Paese”.
“Siamo molto soddisfatti di partecipare attraverso i nostri fondi a un progetto di estrema importanza per il progresso infrastrutturale del Paese e la sua digitalizzazione. Una rete digitale moderna, che catalizzerà nei prossimi anni importanti investimenti, è fondamentale per migliorare la vita dei cittadini, la produttività delle imprese e la competitività dell’Italia. F2i si conferma ancora una volta partner fondamentale dei più rilevanti progetti infrastrutturali nazionali potendo contare su una raccolta complessiva superiore agli 8 miliardi di euro”, ha commentato l’amministratore delegato di F2i sgr Ravanelli, precisando che i tre fondi avranno diritti di governance e gestionali in NetCo.
I sottoscrittori di questi tre fondi di F2i, che vede tra i propri soci Cdp Equity, Unicredit, Intesa Sanpaolo e le principali fondazioni bancarie e le casse previdenziali, sono proprio gli stessi enti morali e pensionistici, oltre ad assicurazioni e family office. Finora, come noto, hanno deliberato la propria adesione a Rete Digitale la Fondazione Cariplo e la Fondazione Compagnia di San Paolo con 35 milioni di euro ciascuna, la Fondazione Cariparo e la Fondazione Crt con 15 milioni cadauna, Poste Vita con un cifra che potrebbe superare i 100 milioni, assieme ad altri enti morali e casse previdenziali. Oltre a questi ci sono con 30 milioni di euro a testa anche la Fondazione del Banco di Sardegna e CariLucca e con 20 milioni Fondazione Roma, assieme a una galassia di altri enti morali con importi inferiori. Le casse previdenziali hanno invece messo sul piatto circa 400 milioni, con Cassa Forense che ha fornito 150 milioni, Enpam 100 milioni (più altri 23 milioni complessivi iniettati nel Fondo IV ANIA e nel Fondo V per le Infrastrutture Sostenibili), Inarcassa e Cassa Geometri 50 milioni ciascuna, Enasarco e Cassa dei Commercialisti 25 milioni a testa.
Tutto dev’essere pronto entro il 30 giugno, quando è atteso il closing con un incasso che può arrivare a 22 miliardi di euro (18,8 miliardi di enterprise value più earn-out) e che mira a ridurre il personale di TIM di 20mila unità (si veda altro articolo di BeBeez).
NetCo partirà con un fatturato pro-forma di 13,5 miliardi, un ebitda di 3,2 miliardi, 6,4 miliardi di debito (ridotto di 14 miliardi a seguito dell’operazione) e prospettive di creazione di valore legate soprattutto al Brasile e alla parte servizi.
Ai fini autorizzativi, la palla passa ora all’Agcom. TIM deve infatti notificare all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni la vendita della rete fissa, che dovrebbe comportare benefici regolamentari dal momento che lo scorporo comporta la perdita dell’integrazione verticale con la società dei servizi. Anche in questo caso, dunque, non dovrebbero arrivare sorprese. A fine mese è infine prevista la notifica dell’operazione da parte di KKR all’Antitrust europeo, che dovrà dare il suo assenso affinché l’operazione possa essere perfezionata definitivamente, come anticipato da Reuters.
L’unico tassello che ancora manca è quello relativo al destino di Sparkle, l’infrastruttura di cavi sottomarini di TIM, per la quale si attende un rilancio entro fine mese (si veda altro articolo di BeBeez) con un gap rispetto alla precedente offerta valutato in circa 200 milioni.