Articolo pubblicato su BeBeez Magazine n. 17 del 27 gennaio 2023
di Giuliano Castagneto
I fondi di venture capital hanno notevolmente rallentato l’attività nel biennio 2022-2023. Colpa della stretta monetaria che ha tagliato le gambe alle borse di tutto il mondo, incluse quelle di riferimento per le aziende innovative come il Nasdaq o l’Euronext Direct in Europa. Non tanto perché la aziende in portafoglio ai venture, per definizione startup, siano sensibili alla congiuntura generale, quanto perché l’aumento dei rendimenti di mercato ha sostanzialmente chiuso una delle principali way out dai rispettivi investimenti, ovvero la quotazione in borsa. A ciò va aggiunto l’atteggiamento più cauto degli investitori nei fondi, cha hanno visto in poco tempo sensibilmente aumentare i ritorni sui titoli del debito pubblico o quelli dei fondi monetari, molto più liquidi.
A tutto questo l’Italia non può fare eccezione, e infatti nel 2023 il flusso di investimenti dei venture capital nelle startup tricolori si è ridotto quasi a un terzo rispetto al 2022 (si vedano anche i Report di BeBeez sul venture capital 2022 e 2023, disponibili agli abbonati a BeBeez News Premium e BeBeez Private Data), come evidenziato dal grafico in pagina. D’altra parte il 2021 e il 2022 avevano visto un boom, superando rispettivamente i 2,6 e i 2,9 miliardi di euro investiti, grazie anche a una serie di megaround come quelli di Scalapay, Bending Spoons, Satispay e Casavo. che hanno inevitabilmente coinvolto decine di investitori trattandosi di raccolte di diverse centinaia di milioni.
Ma i volumi complessivi, proprio perché condizionati dai megaround, non segnalano appieno l’atteggiamento molto più cauto maturato dagli investitori nell’ultimo anno. Altri due indicatori possono invece essere più efficaci a tal fine. Il primo è il numero medio di investitori su ciascuna azienda che abbia effettuato un round. Nel 2023, come mostra il grafico in pagina, sono stati 2,6 mediamente gli investitori partecipanti a un round contro gli 1,9 del 2022 e gli 1,2 del 2020.
Si potrebbe obiettare che le aziende quando crescono effettuano nel tempo round più impegnativi, di serie A e successive, che mobilitano decine di milioni di euro e ai quali devono necessariamente partecipare diversi fondi, se questi vogliono diversificare il rischio di portafoglio. Tuttavia la tendenza è emersa anche limitando l’analisi ai soli round di seed capital, dove i fondi partecipanti, parliamo dei round censiti da BeBeez Private Data (quelli al di sopra degli 800 mila euro) sono passati da 2,9 nel 2022 a 3,6 l’anno successivo. E’ quindi aumentata strutturalmente la tendenza al coinvestimento e quindi alla condivisione dei rischi.
Ulteriore indicatore della maggiore cautela dei fondi venture è la sensibile riduzione dell’importo medio di ciascun investimento, ottenuto rapportando l’investimento complessivo dell’anno al numero di investitori istituzionali partecipanti (dato sottostimato dal fatto che in alcuni casi il capitale investito non viene divulgato). Ebbene, dopo una crescita continua nel triennio precedente, culminata nel 2021 con circa 5,8 milioni per ciascun fondo, nel 2023 si è dimezzato a 2,9 milioni. Dato che riflette soprattutto le notevoli difficoltà sul fronte della raccolta, che a loro volta si sono tradotte in una notevole riduzione sia delle operazioni sia degli importi investiti da ciascun fondo.
Dal quadro emerso viene spontaneo pronosticare una fase piuttosto difficile per le scaleup, ovvero le aziende che hanno superato gli stadi iniziali della crescita, lanciato con successo un prodotto o un servizio e ora bisognose di ingenti risorse per rafforzare la base produttiva ed espandere la distribuzione. “In Italia e all’estero è sicuramente in atto una rarefazione delle grandi operazioni, dovuta sia a difficoltà di raccolta sia a cali nelle valutazioni. Tuttavia il flusso di operazioni nella fase early stage si mantiene vivace, e anzi valutazioni più ragionevoli rispetto a qualche anno fa, applicate ad aziende di settori fondamentali, come il risparmio energetico, creano le premesse per un mercato molto sano e solido a partire dal 2024”, pronostica Gianluca Dettori, chairman e general partner di Primo Ventures.