Il 27% delle 76 squadre di calcio che performano nei cinque principali campionati europei (Serie A, Premier League, Liga, Bundesliga e Ligue 1) ha come azionista di maggioranza un operatore di private capital. Un totale quindi di 26 club fra private equity (12), club deal (8) e fondi sovrani (6). Degli restanti, solo cinque squadre sono quotate in Borsa. E in Italia negli ultimi dieci anni più della metà delle squadre attualmente in Serie A hanno cambiato proprietà: gli investitori individuali sono passati da 18 (90%) a 15 (75%) e le proprietà estere sono passate da 2 (10%) a 7 (35%). E’ la fotografia scattata dal report Private Capital e Calcio: mix vincente, redatto da AIFI in collaborazione di Fineurop Soditic e Legance e presentato ieri a Milano nel corso dell’evento 90º minuto: private capitale e calcio, al quale hanno presenziato diversi dirigenti delle principali società italiane, dall’amministratore delegato dell’Inter Alessandro Antonello al cfo del Milan Stefano Cocirio, da Roberto Spada (presidente del Collegio Sindacale della Juventus) a Stefano Campoccia (vicepresidente dell’Udinese) e Luca Bassi (partner di Bain Capital e membro del CdA dell’Atalanta).
Un tema quello della finanza nel calcio che era stato affrontato nel dettaglio dall’inchiesta di copertina Finanza vs calcio, un bel match di BeBeez Magazine n. 13 del 23 settembre 2023. Lì si ricordava che il Report Calcio 2023 – Il censimento del calcio italiano, il rapporto annuale sul calcio italiano, sviluppato dal Centro Studi FIGC in collaborazione con AREL (Agenzia di Ricerche e Legislazione) e PwC, ha calcolato che nei 12 anni tra la stagione 2010-2011 e la stagione 2021-2022, un totale di 199 diverse squadre hanno partecipato almeno una volta a un campionato di calcio professionistico in Italia. Delle 42 società sempre presenti nel calcio professionistico in questi 12 anni, il 60% (cioè 25 squadre) è stata soggetta per almeno una volta a un cambio di proprietà, inteso come cambio del socio di maggioranza, per ricapitalizzazioni complessive che hanno raggiunto quota 6,2 miliardi. In 9 casi sui 25 di cambi di socio di riferimento, la nuova proprietà proviene dall’estero: 7 dagli Stati Uniti (Atalanta, Fiorentina, Genoa, Milan, Pisa, Roma e Spezia); una dal Canada (Bologna) e una dalla Cina (Inter). In particolare, negli ultimi tre anni, non meno di 13 club di tutte le categorie sono stati ceduti a investitori e finanzieri di provenienza estera.
E si legge nel report AIFI, la Serie A ha visto 11 nuove proprietà e nove rimaste invariate dal 2013 al 2023, con una crescita delle proprietà estere che ora rappresentano il 35% del totale. Altre quattro società italiane hanno come azionista di maggioranza operatori di private equity, come Triestina, Cesena, Sampdoria e Palermo.
Il report evidenzia una disparità tra i club della Bundesliga e quelli della Premier League e Serie A riguardo alla proprietà. Nessun club della Bundesliga è posseduto da un fondo, mentre nella Premier League ben 12 club hanno un azionista di maggioranza riconducibile a un operatore di private capital. Nella Serie A, 17 club hanno proprietà diverse, con due società controllate da fondi di private equity e una da un club deal. Il report identifica diverse ragioni della crescita esponenziale dei soggetti di private equity nel calcio europeo: margini di miglioramento nella produttività, un asset decorrelato, investimenti sia di maggioranza che di minoranza focalizzati sulle infrastrutture per rafforzare il brand e la possibilità di diversificare gli investimenti grazie alla multiproprietà.
Gli investitori finanziari “hanno gradualmente aumentato la loro presenza nel capitale dei club, conferendo al calcio un maggior spessore istituzionale, e portando con sé la necessità di una maggiore trasparenza e un focus più accentuato sulla bottom line”, ha osservato ieri nel corso della presentazione del report AIFI Eugenio Morpurgo, amministratore delegato di Fineurop Soditic, che ha aggiunto: “Con una presenza maggiore degli investitori istituzionali di private capital, la questione della creazione di valore, al di la’ della necessita’ di develerage, diventa sempre più stringente”.
A proposito di valori, sempre come ricordato da BeBeez Magazine, secondo l’ultimo report Football Benchmark 2023, a cura dell’ex partner di KPMG ed ex global head of sports, Andrea Sartori, ora nella veste di founder e ceo di Football Benchmark | Ace Advisory, Milan e Napoli sono le società che hanno visto il proprio valore crescere più velocemente nella stagione 2022-23: l’enterprise value del Napoli, calcolato solo sulla base dei numeri di bilancio, si collocherebbe a 706 milioni di euro, cioè il 46% in più di quello calcolato dallo stesso report per la stagione precedente. Allo stesso modo l’EV calcolato per il Milan è di 1,06 miliardi di euro, in aumento addirittura dell’83% dalla stagione precedente. Si tratta di numeri importanti che sono comunque lontani da quelli che poi si concretizzano sul mercato. Ricordiamo che lo stesso report Football Benchmark nell’edizione 2022 calcolava per il Milan un EV di 578 milioni e sappiamo poi che la valutazione della squadra rossonera è stata invece come già detto sopra di 1,2 miliardi di dollari. Ma lo stesso report avvertiva: “L’EV calcolato sui numeri di bilancio può differire in maniera importante dal prezzo che un investitore è poi disposto a pagare”. Si tratta di differenze spiegate, oltre che dalle “sinergie specifiche per l’investitore” anche dalla “scarsità di club di questo calibro sul mercato, dall’ego degli stessi investitori, così come dall’opportunità di acquistare il club italiano con il maggior numero di trofei internazionali”.
E l’interesse degli operatori di private capital per il calcio italiano è destinato a crescere. Marco Gubitosi, partner Legance, in occasione dell’evento di ieri ha commentato: “La necessità di assicurare una migliore fruizione dell’evento sportivo agli spettatori attraverso l’introduzione di nuove tecnologie negli stadi e la sempre più accesa competizione commerciale con i club europei continueranno ad attirare con ogni probabilità ulteriori investimenti”. E ha aggiunto che nei prossimi anni, “le operazioni straordinarie, strutturate come acquisizioni dell’intero capitale sociale o di partecipazioni di minoranza, potenzialmente nell’ambito di modelli di multi-club strategy, potrebbero dunque premiare i club con potenzialità di crescita nella creazione del valore, con appeal internazionale e con una strategia di sviluppo sostenibile e attenta ai parametri ESG”.
I ricavi in capo ai club calcistici in Italia ammontano a 5 miliardi di euro, con un impatto sul Pil superiore a 11 miliardi, e assorbono oltre 126.000 posti di lavoro. Nel Paese, il 55% della popolazione over 18 risulta interessata al calcio, contro la media europea al 48%. In Europa complessivamente i ricavi ammontano a 29,5 miliardi di euro, mentre gli spettatori allo stadio per la stagione 2022/2023 sono stati 209 milioni con una crescita del calcio femminile.