New York, Washington, Londra, Lisbona. Il giro del mondo per riunire le parti superstiti del Polittico di Sant’Agostino realizzato da Piero della Francesca poco dopo la metà del XV Secolo, nell’arco temporale che dal 1454 si protrae fino al 1469 (si veda qui ArtTribune).
La scelta di collaborare, dunque, ha reso possibile ciò che finora sembrava impensabile: il risultato si apprezza al Museo Poldi Pezzoli visitando la mostra-evento Piero della Francesca. Il polittico agostiniano riunito, fino al 24 giugno.
Commissionato all’artista rinascimentale dagli Agostiniani di Sansepolcro, il polittico, opera a tecnica mista su tavola, alto oltre sei metri, doveva catturare lo sguardo dall’altare maggiore della chiesa cittadina dell’ordine (oggi chiesa di Santa Chiara).
Tracciata grazie al ritrovamento dei documenti di stipula del contratto e ultimo pagamento, la commissione fu una delle più ambiziose nella carriera del pittore, che all’epoca già si era cimentato con il Polittico della Misericordia oggi al Museo Civico di Sansepolcro, e poco più tardi avrebbe terminato il Polittico di Sant’Antonio conservato presso la Galleria Nazionale dell’Umbria. L’opera realizzata per gli Agostiniani ebbe però, presto, un destino vagabondo: spostato probabilmente col trasferimento dei frati dell’ordine, finì dapprima in una posizione secondaria, per poi essere smembrato, forse già nel Cinquecento. Nella prima metà del XIX Secolo, le principali tavole del polittico dovevano essere ancora a Milano, come dimostra la presenza sul retro delle parti rimaste di timbri in ceralacca che autorizzavano l’esportazione dalla Lombardia austriaca. Ma alla fine dell’Ottocento gli scomparti finirono sul mercato antiquario in lotti separati, e questo ne decretò la dispersione in collezioni soprattutto private, poi assorbite da musei pubblici o diventate esse stesse istituzioni pubbliche.
Perdute la tavola centrale, che le ultime indagini diagnostiche riconducono a un’Incoronazione della Vergine, e gran parte della predella, delle otto parti superstiti solo una è rimasta in Italia, al Museo Poldi Pezzoli di Milano, che conserva il pannello raffigurante San Nicola da Tolentino.
E proprio dal museo meneghino, per merito della direttrice Alessandra Quarto, è partita la sfida per riunire quel che resta del Polittico di Sant’Agostino, per la prima volta a 555 anni dalla sua realizzazione. Un’operazione già tentata nel recente passato, mai finora concretizzatasi per problemi di prestiti, che hanno sempre fatto propendere per una ricostruzione virtuale dell’opera nella sua unitarietà. L’opportunità che ha condotto a concretizzare l’impresa, termine non esagerato, data l’eccezionalità dell’evento, si è presentata grazie alla chiusura per ristrutturazione della Frick Collection di New York, che detiene quattro pannelli del polittico (San Giovanni Evangelista, la Crocifissione, Santa Monica e San Leonardo).
I lavori di ristrutturazione e ampliamento della storica sede della Frick in Fifth Avenue, affidati ad Annabelle Selldorf, si concluderanno infatti solo alla fine del 2024: nel frattempo, l’istituzione newyorkese ha temporaneamente riallestito la sua collezione al Breuer Building, che proprio in queste settimane entra però in possesso della nuova proprietà (Sotheby’s). In questo contesto è maturato l’accordo per l’arrivo a Milano dei quattro pannelli newyorkesi, che ha dato il là all’idea di interpellare anche il Museo Nacional de Arte Antiga di Lisbona, in possesso proprio della figura di Sant’Agostino, vestito con un piviale che racconta la nascita di Cristo, la National Gallery di Londra, che conserva il San Michele Arcangelo, e la National Gallery of Art di Washington, che ha inviato la “sua” Santa Apollonia. La scelta di collaborare, dunque, ha reso possibile ciò che finora sembrava impensabile: il risultato, come detto in precedenza, si apprezza al Poldi Pezzoli visitando la mostra-evento Piero della Francesca. Il polittico agostiniano riunito fino al 24 giugno.