Opstart, piattaforma italiana di equity e lending crowdfunding, fondata a Bergamo nel 2015 da Giovanpaolo (ceo) e Alessandro Arioldi (cio),ha annunciato l’acquisizione del controllo di BackToWork, portale italiano di equity crowdfunding fondato nel 2012 e partecipato da Intesa Sanpaolo, con la banca che entrerà nel capitale di Opstart (si veda qui il comunicato stampa). Si dice che Opstart acquisirà il 60% del capitale di BacktoWork.
L’operazione rappresenta il primo caso di aggregazione fra grandi portali italiani, successiva all’entrata in vigore, il 10 novembre 2023, del Regolamento Europeo in materia di crowdfunding (si veda altro articolo di BeBeez), che darà vita a una piattaforma con un totale combinato di circa 60 mila utenti, più di 600 campagne lanciate e 157 milioni di euro di capitali raccolti, affermandosi così come primo portale italiano per capitali raccolti in crowdfunding (equity, lending e debt) e campagne lanciate. Entrambe le piattaforme sono già state autorizzate a operare su base europea.
Già lo scorso gennaio, quando Alberto Bassi, co-fondatore e ceo di BacktoWork aveva lasciato il timone della società (si veda altro articolo di BeBeez), BeBeez aveva raccolto voci a proposito di un possibile riassetto societario di BacktoWork, che sinora vedeva come primo socio, con il 30%, Intesa Sanpaolo, che aveva rilevato la quota nel 2020 da Neva Finventures, allora il braccio di corporate venture capital del gruppo bancario, poi evoluto in Neva sgr (si veda altro articolo di BeBeez). Bassi invece sinora possedeva attorno al 29% tra partecipazioni dirette e indirette (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).
Quanto a Opstart, Giovanpaolo Arioldi, in un’intervista a BeBeez Magazine n. 17 del 27 gennaio, ragionando sulle implicazioni del Regolamento UE sul crowdfunding, aveva fatto capire che stava pensando a una qualche operazione straordinaria per crescere in Italia: “Dato che l’Italia è un mercato ancora in gran parte da sviluppare, secondo me il consolidamento ci sarà, ma a livello soprattutto domestico. Ribadisco, è meglio prima svilupparsi e consolidarsi all’interno e poi cercare di capire bene dove andare per crescere ulteriormente”.
Ricordiamo che circa un anno fa nel capitale di Opstart, con una quota del 9,1%, era entrato in aumento di capitale Warrant Hub (parte di Tinexta Group e partecipato dal novembre 2022 al 12% dalla stessa Intesa Sanpaolo, si veda qui il comunicato stampa di allora), leader nella consulenza strategica e finanziaria per l’innovazione, la trasformazione digitale e lo sviluppo sostenibile delle imprese (si veda altro articolo di BeBeez). L’operazione ne seguiva una analoga condotta da Banca Valsabbina che nel marzo 2022 aveva siglato l’accordo per l’acquisizione del 9% del capitale di Opstart (si veda altro articolo di BeBeez), con la banca che dopo l’ingresso di Warrant Hub si era diluita all’attuale 8,21%. A oggi le quote principali restano in mano ai fondatori Giovanpaolo(19,35%) e Alessandro Arioldi (15,76%), Andrea Cantù (ex cfo di Opstart, 15,76%) e Diego Zanchi (head of global compliance, 15,76%), seguiti poi, oltre che da Banca Valsabbina e Warrant Hub, anche da PMI TOP srl (5,84%), holding di investimento di private capital che si finanzia con campagne di equity crowdfunding, lanciata nel febbraio 2020 da Davide Cigolini e Alessandro Tesio, che possiedono quote di minoranza del capitale, e partecipata davari altri soci con Directa Sim che detiene quote in conto terzi (cioè in regime di intestazione alternativa delle quote) e dagli stessi Alessandro e Giovanpaolo Arioldi e Diego Zanchi (si veda altro articolo di BeBeez). Nel capitale di Opstart appare poi con il 4,16% anche Aleph Finance Group Plc, holding d’investimento proprietaria di Pairstech Capital Management, che nel novembre 2019 aveva sottoscritto un primo round di investimento in Opstart (si veda altro articolo di BeBeez). A seguire ci sono poi vari altri soci di minoranza con piccole quote minori o uguali all’1% (si veda qui il report Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).
Attiva dal 2016, secondo CrowdfundingBuzz, Opstart sino a fine 2023 ha raccolto oltre 67 milioni di euro finanziando 158 progetti di equity crowdfunding. Negli ultimi tre anni la piattaforma ha poi ampliato la sua attività asnche ai minibond, con la sezione Crowdbond, al direct lending, con la sezione Crowdlender, e al real estate, con la sezione CrowdRe.
A proposito dell’operazione con BacktoWork Giovanpaolo Arioldi, ceo di Opstart, ora ha commentato: “Questa operazione ci permetterà di far fronte comune davanti all’apertura e al conseguente ampliamento del mercato nazionale, con l’introduzione di nuove sfide e competitor. Con l’operazione si allargherà la compagine sociale, oggi composta da investitori privati e istituzionali come Banca Valsabbina e Warrant Hub, anche a Intesa San Paolo”.
E ha aggiunto Arioldi: “Grazie all’aggregazione, potremo offrire alla community di BacktoWork la possibilità di investire direttamente in economia reale e in modo sostenibile, attraverso l’utilizzo di strumenti di finanziamento alle imprese come il lending crowdfunding e i minibond, rispetto al solo equity crowdfunding, per diversificare il portafoglio con degli asset innovativi e alzare così gli obiettivi di rendimento attesi. Un progetto di integrazione tra finanza tradizionale, agevolata e alternativa, che oggi passa necessariamente anche attraverso operazioni di aggregazione tra player di mercato, che come Opstart e BacktoWork hanno creato la storia del crowdfunding in Italia, contribuendo ad innovare in un settore molto tradizionale e conservatore come quello della finanza”.
Ricordiamo che BacktoWork, fondata nel 2012 come veicolo specializzato nel far incontrare le imprese alla ricerca di capitali con manager-investitori, era passata poi sotto il controllo del gruppo Il Sole 24 Ore, che successivamente aveva rivenduto tutte le sue quote ai fondatori, cioé alla famiglia Bassi (tramite IPB Holding), che aveva rilevato dal 24 Ore il 90% del capitale che ancora non possedeva (si veda altro articolo di BeBeez). Nell’agosto 2018 i fondatori BacktoWork hanno deciso di fondere la piattaforma con Equinvest srl, la società che gestiva l’omonima piattaforma di equity crowdfunding, fondata da Fabio Bancalà con altri quattro soci (si veda altro articolo di BeBeez). Nel dettaglio BackToWork24 era stata oggetto di un reverse merger: la società era stata infatti acquisita da Equivest srl che era stata poi ribattezzata BackToWork24. La nuova BacktoWork24 era quindi controllata con il 30% ciascuno da Alberto Bassi e da Fabio Bancalà, mentre il resto del capitale era distribuito per il 15% tra i manager di Equinvest e BackToWork24 e per il resto tra gli altri azionisti-investitori di Equinvest. Nel giugno 2019, poi, Neva Finventures, che allora era la società di corporate venture capital di Intesa Sanpaolo (prima che venisse trasformata in Neva sgr), aveva investito 4 milioni di euro in aumento di capitale per una quota di minoranza di BacktoWork (si veda altro articolo di BeBeez) e poco più di un anno dopo, nel settembre 2020, la banca aveva rilevato direttamente la quota di BacktoWork, considerandola una partecipazione di tipo industriale e quindi ritenendo più opportuno portarla nel perimetro della capogruppo anziché mantenerla in Neva (si veda altro articolo di BeBeez). Il legame stretto con il gruppo Intesa Sanpaolo si vede riflesso nei numeri della raccolta.
Dal 2016 a fine 2023 BacktoWork ha infatti raccolto 38,4 milioni di euro in 139 campagne di equity crowdfunding, ponendosi al quarto posto dietro Mamacrowd, Crowdfundme e Opstart, secondo i dati di CrowdfundingBuzz. Ma di quella cifra, un terzo è rappresentato dalle due singole campagne a cui hanno partecipato i clienti di Intesa Sanpaolo Sanpaolo Private Banking, cioè quella per WeRoad, società che organizza viaggi di gruppo online, che nell’ottobre del 2021 ha raccolto 4 milioni di euro in piattaforma, come parte di un più ampio round da 13,5 milioni (si veda altro articolo di BeBeez) e quella per Fin-Novia, veicolo di investimento costituito appositamente per sottoscrivere parte dell’emissione obbigazionaria di e-Novia, fabbrica di startup innovative. Fin-Novia raccolse quasi 7,7 milioni in una campagna conclusa nel marzo del 2020 (si veda articolo di BeBeez).