Per la prima volta nella sua storia Labomar, una delle prime aziende di nutraceutica nel mercato italiano, fiore all’occhiello del settore a livello internazionale, ha superato i 100 milioni di euro di fatturato con l’obiettivo di crescere ancora nel 2024. Uno degli strumenti dello sviluppo saranno le linee esterne, così come previsto nel piano di sviluppo strategico che ha portato al delisting della società a settembre 2023 (si veda altro articolo di BeBeez), dopo l’opa lanciata a maggio del medesimo anno dal fondatore, Walter Bertin, insieme al fondo Charterhouse (si veda altro articolo di BeBeez). In seguito al’opa, Labomar spa risulta ora controllata al 100% da LBM Next spa, il veicolo che è stato usato per eseguire l’operazione, che fa capo a LBM Holding srl (67,348%), le cui quote sono possedute interamente da Bettin, CCP NO. 7.2 LIMITED (32,384%), veicolo di Charterhouse, e da Claudio De Nadai (0,268%).
La società veneta ha chiuso il 2023 con una crescita di fatturato ed ebitda a doppia cifra, generando 103,6 milioni di euro di ricavi (+12,8%rispetto all’esercizio 2022), con un ebitda adjusted pari a 19,3 milioni (+16,6%), grazie al contributo di tutte le società del gruppo.
Queste sono Labomar Canada, che si chiamava ImportFab quando l’azienda l’aveva acquisita nel 2019 cambiandone poi il nome, prima operazione di questo tipo della sua storia (si veda altro articolo di BeBeez), e poi l’umbra Gruppo Welcare e la toscana Labiotre acquisite nel 2022.
“Per la prima volta nella nostra storia abbiamo superato la soglia dei cento milioni di ricavi, quasi raddoppiando il fatturato in soli quattro anni, ha detto Bertin, amministratore delegato della società. “Un bilancio da record, considerate le complessità dell’attuale contesto economico e geopolitico, nonché le mutate dinamiche delle catene di fornitura e le profonde trasformazioni che riguardano anche il mondo del lavoro”, ha continuato il fondatore che ha poi spiegato in che modo l’azienda intenda proseguire il suo cammino: “guardando al futuro, il 2024 segna per il nostro Gruppo un ‘nuovo inizio’…Grazie alla partnership con un socio di primario standing quale Charterhouse e al rafforzamento del management, torneremo a valutare possibili ulteriori acquisizioni nell’ambito di un articolato piano di crescita sia organica che per linee esterne”.
“Siamo ora pronti a cogliere importanti opportunità di crescita mediante acquisizioni in Europa e Nord America, consolidando ulteriormente la leadership di Labomar nel settore”, gli ha fatto eco Antonio Di Lorenzo, partner di Charterhouse, che nel 2023 era entrata nella compagine di Labomar. Di Lorenzo ha sottolineato “la crescita organica eccellente nel 2023”, che ha confermato il posizionamento dell’azienda e il suo ruolo di “innovatore nel settore della nutraceutica”.
Da questo punto di vista è degno di nota che il 50% dei ricavi derivi da referenze che utilizzano tecnologie e/o formule brevettate all’interno della società, in cui opera una sezione dedicata a ricerca e sviluppo che si chiama Labomar Research.
Ricordiamo che la strategia di crescita a doppia via, interna ed esterna, era stata già delineata nel documento di offerta ed era uno degli elementi che avevano unito Bertin al fondo londinese in modo sinergico. Si leggeva, infatti, che “l’offerta, e la complessiva operazione ad essa sottesa, è indirizzata alla realizzazione di un progetto di crescita e sviluppo del business dell’emittente e delle sue controllate, mediante l’integrazione delle competenze imprenditoriali dei soci rilevanti e del know-how finanziario e relazionale di Charterhouse. L’emittente, infatti, per poter sostenere la propria crescita per linee interne andrà a realizzare un piano di investimenti per complessivi 50-55 milioni di euro (…) e, conseguentemente, a contrarre debito di portata significativa. Va poi considerato che l’emittente opera in un mercato competitivo e in rapido sviluppo, che offre significative opportunità di espansione e al contempo richiede un fabbisogno importante da un punto di vista finanziario”. E ancora: “La partnership con Charterhouse contribuirebbe perciò in maniera significativa all’accelerazione del percorso di crescita e sviluppo dell’Emittente, sia in Italia che all’estero, perché ideale a sostenere non solo i rilevanti investimenti necessari all’ampliamento della capacità produttiva del gruppo, ma anche a rafforzare ulteriormente l’emittente, anche mediante operazioni di crescita per linee esterne, contribuendo così alla difesa del suo posizionamento competitivo e tutelando la profittabilità del business nel medio lungo periodo”.
Per quanto concerne la produzione, entro quest’anno sarà anche realizzata la nuova sede produttiva che si è resa necessaria per soddisfare l’aumento della domanda dei prodotti, a testimonianza dello stato di salute che vive questo settore, come ricordato da Bettin in un’intervista pubblicata sul numero 15 di BeBeez Magazine pubblicato a settembre 2023 (si veda altro articolo di BeBeez).
Tornando indietro nel tempo, ricordiamo che Labomar è stata fondata da Bertin nel 1998 a Istrana (Treviso), e che agisce come CDMO (Contract Development and Manufacturing Organization), ossia società specializzata nello sviluppo e produzione di integratori alimentari, dispositivi medici, alimenti a fini medici speciali e cosmetici per conto terzi. Prima di Charterhouse c’erano già stati rapporti con fondi di private equity: a gennaio 2019 Bertin, tramite la sua Lab Holding srl, era infatti tornato a controllare al 100% l’azienda dopo aver riacquistato la quota che era in portafoglio a Neuberger Berman (si veda altro articolo di BeBeez), che a sua volta l’aveva rilevata dal Fondo Italiano d’Investimento (si veda altro articolo di BeBeez). Il FII vi aveva investito 3 milioni di euro nel 2012 per il 29,3% del capitale sociale. Nell’ottobre 2020, poi, la società si era quotata all’all’ora AIM Italia a seguito del collocamento da parte di Bertin del 19,9% delle azioni (si veda altro articolo di BeBeez).
Ma poi, lo scorso settembre, affiancato dal fondo britannico Charterhouse, l’imprenditore veneto ha deciso di abbandonare il parterre, esattamente tre anni dopo lo sbarco in borsa, con un’opa del controvalore di 60 milioni di euro (si veda articolo di BeBeez), come accennato.