All’Isola District Architettura&biotecnologie materiali biocompatibili creano l’habitat ideale per l’inserimento dei probiotici nei materiali da costruzione e nella cura quotidiana degli spazi di vita. Ideata e realizzata da SSK Studio, in collaborazione con ProbioArKS, ProbioHouse-La Casa Probiotica è un’installazione progettata dall’architetto Simona Kemenater, per far sperimentare un’abitazione costruita con materiali ecosostenibili e biocompatibili, arricchita da microrganismi benefici per l’uomo.
Una scommessa che vale tre, quella di offrire una casa confortevole, salutare a anche economicamente sostenibile. Anzi, secondo le ricerche di sette ospedali in Italia, i costi sono molto competitivi, in assoluto, oltre il rapporto costi-benefici. I prodotti hanno un prezzo basso che soprattutto per l’igiene consente una lunga durata, quindi addirittura un risparmio. Viene da chiedersi se questo vantaggio non sia proprio l’elemento che disturba un mercato che non vuole concorrenza leale. La competitività è anche sul valore della casa probiotica, così chiamata per l’analogia con i probiotici intestinali che assicura il benessere e che rappresenta un’architettura viva. La difficoltà maggiore è culturale, la formazione dei professionisti, la disponibilità allo studio e la sensibilizzazione e informazione del cliente.
Materia Natura, il tema del Fuorisalone 2024, ha suggerito di condividere la sperimentazione sull’utilizzo dei microrganismi nell’architettura e nella manutenzione degli spazi di vita, con un’esperienza immersiva ai visitatori e li avvicinerà al concetto di casa viva: un’oasi dove poter respirare aria pulita e sperimentare il benessere ambientale in piena città. L’esigenza nasce dalla volontà di far percepire ai visitatori le sensazioni che una casa sana è in grado di trasmettere.
L’origine è la scoperta occasione di un agronomo giapponese che per caso per smaltire i microrganismi sui quali stava lavorando li ha messi insieme, con il risultato involontario di avere un giardino rigoglioso. La scoperta dimostrava che è nella collaborazione che si genera l’effetto e il potenziamento dell’azione, così l’agronomo ha cambiato l’oggetto dei suoi studi.
Il progetto ProbioHouse consiste nella riqualificazione di un appartamento di 65 metri quadri nel quartiere Isola, a Milano con materiali a basso impatto ambientale, applicazione di probiotici, inserimento di microrganismi, impronta circolare, tempi ridotti, contenimento dei rifiuti, ragionevole rapporto qualità prezzo per dimostrare come un’architettura viva sia possibile, e possa integrarsi armoniosamente nel design e nel budget dei progetti abitativi. In particolare, i microrganismi vengono diffusi nell’ambiente durante la fase dei lavori e inseriti in alcuni materiali da costruzione. A lavori ultimati la manutenzione quotidiana degli ambienti avviene attraverso l’uso di detergenti a base di probiotici, che, trovando un ambiente favorevole, creano un microbiota ambientale equilibrato e stabile. La funzione dei microrganismi in architettura si estende anche a funzioni più prettamente tecniche come a esempio la riparazione del cemento armato, la capacità di migliorare le caratteristiche di resistenza grazie alla riduzione delle microparticelle di aria contenute nell’impasto, fino a giungere alle sperimentazioni più estreme di materiali prodotti grazie alla fermentazione batterica.
Sulla sanificazione con detergenti a base di probiotici è stato realizzato uno studio da parte delle Università di Ferrara, Udine e Bocconi in collaborazione con il Policlinico Agostino Gemelli e sperimentato in alcuni ospedali italiani: lo studio è stato pubblicato nel 2016 su Plos One. I risultati sorprendenti hanno visto una riduzione dell’83% della carica microbica patogena ambientale, e una riduzione delle ICA (Infezioni ospedaliere) di oltre il 50%. Il sistema utilizzato è il PCHS (Probiotic Cleaning Hygien System) che contiene principalmente diverse specie del gruppo Bacillus. Numerose sono le aziende e i professionisti che hanno aderito all’organizzazione dell’evento della ProbioHouse al Fuorisalone tra cui weArch – Media partner.
Simona Kemenater, architetto titolare dello studio, racconta la soddisfazione per il sostegno ricevuto all’iniziativa e la fiducia su un progetto ambizioso e poco comprensibile a molti, dato che “per la prima volta si parla di un’abitazione probiotica, al di là delle sperimentazioni spesso ancora teoriche nel settore biotecnologico; i microrganismi entrano in casa.” L’idea originariamente le è venuta sperimentando nuovi materiali da costruzione e in questo caso anche prodotti per l’igiene domestica, in questo caso, con probiotici; così ha messo insieme le due esperienze creando una sinergia.
L’esperienza di riqualificazione di immobili a uso di locazione immobiliare come case probiotiche non è nuova per SSK Studio con sede a Roma, che punta a diffondere una cultura del buon vivere non solo negli immobili a uso personale ma anche nelle locazioni a breve e lungo termine, cercando di dimostrare il valore aggiunto dell’investimento, dove l’aspetto più difficile è far percepire, secondo l’autore del progetto, l’energia che emerge.
Per questo durante i giorni del Fuorisalone, La Casa Probiotica ha ospitato una serie di eventi volti a divulgare il tema del microbiota ambientale per rendere facilmente comprensibile l’importanza che riveste sia all’interno del nostro corpo che a livello ambientale. Flying folders è l’installazione che apre la visita alla ProbioHouse. Le cartelline personalizzate di SSK Studio diventano immaginarie creature volanti realizzate con una carta speciale ottenuta dai residui di tutolo di mais. La carta compostabile è trattata con una miscela di probiotici che la rendono portatrice di salubrità ambientale e così ogni elemento come la Dispensa fermentata di Mariasole Cuomo, che utilizza alimenti fermentati da materie prime di scarto (o di recupero) dal Ristorante Spore Parole Vive.
In particolare BeBeez è stata invitata al TALK dell’architetto Daniela De Biase dello studio Colore e… di Roma “Il colore funzionale: sinergie nel teatro del benessere”, che ha sottolineato come l’uso funzionale del colore, legato alla destinazione d’uso e al contesto, per cui il colore impiegato correttamente diventa utile, fonte di benessere, si presti perfettamente alla casa Probiotica. L’ampliamento dell’orizzonte estende l’applicazione del colore che non è in funzione del gusto e del ‘bello’ quanto dell’utilizzo di un certo ambiente in determinate condizioni, alla persona umana con uno studio di armocromia che crea una ‘complicità funzionale’ tra la persona e l’ambiente. Il concetto base è la progettazione in base alle sinestesie attivate dal colore a partire dalla luce che è la madre di tutti i colori. In questo tipo di progettazione il colore che è l’effetto di un’onda elettromagnetica, la fisica, la ragione, incontra il campo emotivo, il sentimento. Ora il vantaggio dell’applicazione di questo tipo di utilizzo del colore alla Casa Probiotica è che l’effetto del benessere è potenziato ma è importante sapere che le vernici e i materiali restano gli stessi ai quali vengono aggiunti in fase di preparazione e successivamente per la pulizia e la manutenzione probiotici, ovviamente con la consulenza di un esperto. Recuperando l’invito dell’architetto Ettore Sottsass, Daniela De Biase sottolinea che “i colori scappano sempre e non si possono fermare ma devono esserci”, perché sono parte integrante della vita e devono essere uno, quello giusto; nessuno, quando non serve; centomila, per restituire la pienezza della realtà e le mille sfumature della vita. In tal senso l’architettura, metafora della casa e dello stile di vita, mette insieme il rigore scientifico con la creatività e la tendenza è a calibrare sempre di più queste due dimensioni.
a cura di Ilaria Guidantoni