Sono scesi a 678 milioni di euro gli investimenti condotti nel 2023 dai business angel italiani da soli oppure in sindacato con operatori di venture capital, spalmati su 192 operazioni complessive. Emerge dalla survey annuale di IBAN – Italian Business Angels Network, condotta con la supervisione scientifica del professor Vincenzo Capizzi dell’Università del Piemonte Orientale e della SDA Bocconi (si vedano qui il comunicato stampa e qui la versione preliminare del report), dopo che nel 2022 il dato di investimento complessivo dei business angel era stato di circa 1,6 miliardi di euro, distribuiti su 225 operazioni (si vedano altro articolo di BeBeez e qui il file pdf elaborato da BeBeez con tutte le statistiche degli anni precedenti).
Si è trattato quindi di calo significativo rispetto all’anno prima, che però aveva registrato un vero e proprio record dell’attività del venture capital in generale. Il dato, infatti, risulta comunque in crescita netta rispetto al 2020, anno impattato dalla pandemia, quando si erano registrati investimenti soltanto per 376 milioni (o meglio 402 milioni, se si considerano anche quelli condotti attraverso piattaforme di equity crowdfunding, dati questi che a partire dal 2022 non sono più stati mappati da IBAN).
Più nel dettaglio, la cifra che i business angel hanno investito in autonomia nelle startup italiane è stata di poco superiore ai 39 milioni, distribuita su un numero di operazioni leggermente superiore rispetto al 2022 (75 invece di 72). I dati inoltre evidenziano come quasi un investimento su tre realizzato in autonomia dai business angel sia superiore ai 500 mila euro, mentre l’importo è superiore ai 200 mila euro in quasi la metà delle operazioni.
Detto questo, si confermano prevalenti per i business angel italiani gli investimenti in syndication con i fondi di venture capital, che rappresentano la quasi totalità del valore delle operazioni monitorate dalla Survey IBAN con l’importo totale che nel 2023 è stato di 639 milioni, distribuiti su 117 operazioni complessive. Queste ultime per numero rappresentano il 71% del totale, con ciascuna operazione che media ha visto il coinvolgimento di 11 business angel (rispetto ai 9 del 2022), evidenziando un rafforzamento della tendenza rilevata negli anni precedenti che vede i business angel unirsi in cordate per aumentare l’apporto finanziario complessivo, ridurre i costi individuali di transazione e ridurre il rischio unitario in caso di insuccesso dell’operazione.
Nel 2023 i business angel hanno privilegiato le società in fase di startup (61%) rispetto a quelle in fase seed (39%), preferendo quindi investire in progetti imprenditoriali in una fase di maturità maggiore per diminuire il rischio di fallimento del singolo investimento e del proprio portfolio, a scapito del finanziamento dei progetti nelle primissime fasi di sviluppo.
Nel 2023 il 28% degli investimenti è rivolto al settore dell’ICT (Digital consumer services 52%, Enterprise
Technologies 48%), a questo settore segue quello dell’Healthcare al 16% con una percentuale quasi raddoppiata rispetto al 2022 quando si era fermata al 9%: numeri che confermano il forte interesse nell’ultimo quinquennio da parte degli investitori verso le startup nel contesto della sanità. Chiude il podio il settore dei Beni di consumo all’8%.
Il 60% del campione interpellato dalla Survey applica criteri di valutazione ESG e/o di impact investing nel valutare le opportunità di investimento. Inoltre il 23% afferma di approfondire sempre il livello di attenzione e
interesse del team di founder ai fattori ESG e il 47% dichiara di aver svolto in fase di due diligence approfondimenti ESG. A livello di importanza che questi temi hanno nella decisione finale di investimento oltre la metà dei BA italiani dichiara che questi temi hanno un’importanza “cruciale”.
I business angel censiti dalla Survey IBAN 2023 in media hanno una età che varia tra 45 e 65 anni (71%), con un livello di istruzione alto o molto alto (la quasi totalità del campione ha ottenuto il titolo di Laurea Magistrale e il 29% un titolo superiore). È affiliato a IBAN, a uno dei BAN territoriali, o a un Club d’investitori nel Nord Italia (54% del campione). Ha un passato professionale principalmente in ruoli dirigenziali (36%).
Da evidenziare anche il dato sulle donne business angel, la cui percentuale, già in crescita nel 2021 e nel 2022, si conferma al di sopra della soglia del 20%, attestandosi al 22% (dal 27% del 2022). Rispetto allo scorso anno invece diminuisce la presenza di business angel stranieri che si attesta al 6% sul numero di deal (30% nel 2022).
Il business angel medio ha a sua disposizione un patrimonio (escluso il valore della prima casa) tra 500 mila e 2 milioni di euro, valore stabile nell’ultimo triennio, e più della metà dei business angel investe meno del 10% di questo in operazioni di angel investing per un portfolio di circa 6 investimenti. Quanto al futuro, il 96% dei business angel non vuole diminuire la propria quota di patrimonio dedicata all’investimento in startup.
Paolo Anselmo, presidente di IBAN, ha commentato: “Il 2023 è stato un anno difficile per l’economia europea nel suo complesso e anche le attività del venture capital in Italia hanno risentito di questo contesto macroeconomico. I business angel italiani si confermano però un attore determinante per il settore dell’innovazione in Italia e hanno contribuito con le loro risorse partecipando a investimenti in autonomia o in syndication con i fondi di VC per quasi 680 milioni di euro in 192 operazioni. I numeri del primo trimestre 2024 del venture capital italiano sembrano indurre a un moderato ottimismo per l’anno in corso. Anche per questo come business angel continueremo a supportare le startup italiane e tutti coloro che contribuiscono a sviluppare business innovativi in Italia”.