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Ha chiuso la sessione di borsa con un balzo di poco meno del 9% a quota 2,068 euro ieri il titolo doValue , dopo che lunedì 27 maggio pomeriggio Bloomberg ha riferito che il gruppo quotato segmento STAR di Euronext Milan, specializzato in gestione di crediti non performing in trattative avanzate con un pool di banche per ottenere un pacchetto di finanziamenti per 450 milioni di euro complessivi, che serviranno sia a rifinanziare parte del debito sia a finanziare l’acquisto del gruppo concorrente Gardant spa, controllato all’87,12% dal fondo americano Elliott Management (attraverso Timber Investments sarl) e partecipato dai manager, che sono anche manager e azionisti del gruppo Tages.
L’annuncio dell’operazione Gardant era stato dato da doValue lo scorso marzo e allora per Gardant circolava una valutazione di 350 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).
Il gruppo è nato dallo spin off dal Credito Fondiario (oggi CF+) avvenuto nell’estate 2021 (si veda altro articolo di BeBeez) e oggi ha circa 40 miliardi di euro di attivi in gestione (di cui circa 20 miliardi di euro di attivi gestiti tramite special servicing) e circa 500 milioni di euro di fondi in gestione attraverso la sua
società di gestione del risparmio dedicata ad alternative assets, Gardant Investor sgr.
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I 450 milioni di euro di prestiti che sta trattando doValue, che includono una linea revolving da 100 milioni, serviranno, nel dettaglio, come detto, a rimborsare il bond a scadenza agosto 2025 e cedola 5% da 265 milioni e magari anche parte di quello a scadenza 2026 da 300 milioni con cedola 3,75%. Ma anche per finanziare la quota di Gardant che verrà pagata in contanti, mentre il resto, come noto, sarà in azioni doValue di nuova emissione rappresentative del 20% del capitale del gruppo quotato, che ai prezzi attuali capitalizza poco più di 165 milioni di euro, ma che verranno trasferite agli azionisti di Gardant nell’ambito di un aumento di capitale riservato che verrà condotto a un premio significativo rispetto all’attuale prezzo delle azioni di doValue e a valle del quale Elliott diverrà il secondo azionista di doValue.
Successivamente all’acquisizione di Gardant e all’ingresso di Elliott nel capitale di doValue, quest’ultima lancerà sul mercato un aumento di capitale da 200 milioni di euro, per rafforzare la struttura patrimoniale del gruppo, che sarà sottoscritto sia dai nuovi azionisti di doValue, e quindi Elliott e il management di Gardant, sia dagli azionisti di riferimento attuali di doValue, e quindi in prima fila, da un lato Bain Capital (al 13,58% dal 2021, si veda altro articolo di BeBeez) e dall’altro il fondo sovrano di Abu Dhabi, Mubadala. E’ questa infatti un’altra notizia dell’ultim’ora.
Come emerge da una comunicazione Consob dello scorso 23 maggio, ma passata praticamente inosservata sino a ieri, il 14 maggio scorso il colosso giapponese Softbank ha azzerato la sua quota del 28,267% in doValue, che è stata invece rilevata da FIG Buyer, veicolo che fa capo indirettamente appunto a Mubadala, oltre che al management di Fortress. La comunicazione è stata effettuata dal FIG Buyer a seguito della cessione, da parte di Softbank, del controllo indiretto su Foundation Holdco LP e su Fortress Investment Group (operazione annunciata nel maggio 2023, si veda altro articolo di BeBeez), che già deteneva indirettamente la partecipazione in doValue, a favore di società affiliate di Mubadala Investment Company, unitamente ad alcuni membri del management di Fortress. Ad esito dell’operazione, la partecipazione del gruppo Fortress in doValue risulta controllata indirettamente da Fig Buyer GP, in qualità di general partner di Foundation Holdco.
Quanto a doValue, guidato dall’amministratore delegato Manuela Franchi, è il principale operatore in Sud Europa nell’ambito dei servizi di credit e real estate management per banche e investitori. Con un’esperienza di oltre 20 anni e circa 116 miliardi di euro di asset in gestione (Gross Book Value) al 31 dicembre 2023 tra Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e Cipro, il gruppo doValue offre una gamma integrata di servizi: servicing di NPL, UTP, Early Arrears, e crediti performing, real estate management, master servicing, data processing e altri servizi ancillari per il credit management.
Il 2023 è stato un anno difficile per il servicer romano, che ha registrato un calo del 13% dei ricavi a 485,7 milioni (-11,4% per i ricavi netti), un ebitda di 178,7 milioni, in calo dell’11% (che si sarebbe limitato al 3,9% senza il venir meno dei contratti relativi alla spagnola Sareb, che ha ridotto di 21 miliardi gli asset in gestione), e infine un utile netto di 1,8 milioni (contro i 50,6 milioni del 2022), a fronte di una leva finanziaria (debito su equity) cresciuta a 2,7 volte da 2,1 alla fine del 2022. Numeri che hanno indotto Franchi e il suo team a non distribuire dividendo per il 2023 (si veda qui il comunicato stampa). Quanto al primo trimestre dell’anno, ha visto 97,1 milioni di ricavi (-3,3% dal primo trimestre 2023) e 25 milioni di ebitda (in calo del 20% da 31,2 milioni, ma risulterebbe pressoché invariato se non si considerassero i circa 6 milioni di accantonamenti relativi alla componente variabile del compenso dell’ex amministratore delegato Andrea Mangoni, passato a Mundys ). Il tutto con un debito finanziario netto di 494,3 milioni (si vedano qui il comunicato stampa e qui la presentazione dei risultati al 30 marzo 2024).