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Ha chiuso la settimana a 1,06 euro per azione venerdì 14 giugno il titolo NHOA sa (ex Engie EPS), player globale nello stoccaggio di energia e nella mobilità elettrica e attivo nella realizzazione della più grande infrastruttura di ricarica rapida e ultra-rapida del Sud Europa, nato come spin-off del Politecnico di Torino e poi cresciuto integrando anche uno spin-off del Politecnico di Milano e oggi quotato a Euronext Paris. A spingere il titolo, che il 13 giugno ha registrato un balzo di oltre l’80% dagli 0,58 euro del 12 giugno, è stato l’annuncio di un’imminente opa da parte di TCC Group Holdings Co (già Taiwan Cement Corporation) che ha l’obiettivo di delistare la società che, con uffici in Francia, Spagna, Stati Uniti e Australia, ha mantenuto in Italia tutte le attività di ricerca, sviluppo e produzione delle proprie tecnologie (si veda qui il comunicato stampa).
Nel dettaglio TCC Group, che già oggi possiede l’88,87% del capitale di NHOA e dei rispettivi diritti di voto, indirettamente tramite Taiwan Cement Europe Holdings (TCEH), offrirà 1,10 euro per azione, un prezzo di poco superiore a quello di un euro per azione al quale era stato sottoscritto l’ultimo aumento di capitale della società nel settembre 2023 per 250 milioni di euro, guidato dallo stesso TCC Group, che era così salito all’87,78% dal precedente 65,15% (si veda qui il comunicato stampa di allora).
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Nonostante i successi di business, il titolo negli ultimi due anni ha subito però un vero e proprio crollo, se si pensa che nel dicembre 2021 aveva toccato i massimi a oltre 12 euro per azione e che quell’anno TCC Group aveva acquistato il 60,48% del capitale di NHOA per 132 milioni di euro, pari a 17,10 euro per azione. A vendere era stato GDF International, controllata del gruppo energetico Engie sa, sulla base di un enterprise value di 230 milioni di euro (si vedano qui il comunicato stampa di allora e qui il sito internet del fondatore e ceo Carlalberto Guglielminotti). Sempre quell’anno, a maggio, dalla storica collaborazione tra NHOA e Stellantis è nata la joint venture Free2move eSolutions che progetta, produce in Italia e commercializza in tutto il mondo prodotti e servizi innovativi per i veicoli elettrici. E poi a luglio NHOA ha lanciato Atlante, la prima rete di ricarica rapida e ultra-rapida del Sud Europa per veicoli elettrici integrata al 100% con la rete elettrica, alimentata da energia da fonti rinnovabili e supportata da sistemi di accumulo.
La scaleup è stata ri-fondata nel 2014 da Guglielminotti, che in passato è stato anche co-founder di altre due startup, Blackshape, che fa aerei ultraleggeri in Puglia; e Restopolis, oggi The Fork, venduta poi a TripAdvisor. Guglielmetti nel 2013 era stato incaricato di liquidare uno spin-off del Politecnico di Torino, nato nel 2005 e finanziato anche da 360 Capital Partners, ma allora prossimo al fallimento. Nel maggio 2014, dopo aver concluso in tempi record la complessa ristrutturazione finanziaria passando per un concordato preventivo, Guglielminotti ha appunto poi lanciato, ancora con il supporto di 360 Capital Partners, Electro Power Systems (EPS), una nuova startup rivolta al mercato dell’energia, con la stessa tecnologia sviluppata sin dal 2005 nell’ambito delle telecomunicazioni.La società è poi sbarcata in borsa a Parigi nell’aprile 2015 a 7,3 euro per azione, con una capitalizzazione iniziale di 52 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa di allora). Nel dicembre 2015, grazie a un aumento di capitale, ha poi acquisito Elvi Elettrotecnica Vitali spa, inclusa la sua partecipazione in MCM Energy Lab, un laboratorio di ricerca e sviluppo del Politecnico di Milano (si veda qui il comunicato stampa di allora).
Al momento dell’ipo nel capitale di EPS c’era anche Prima Industrie, gruppo specializzato nello sviluppo, produzione e commercializzazione di sistemi laser per applicazioni industriali e macchine per la lavorazione della lamiera, quotata a Piazza Affari, e che in occasione della quotazione di EPS si era diluita ed è poi uscita dal capitale nel 2018, contestualmente all’acquisizione del controllo da parte di Engie sa, avvenuto a valle del lancio di un’opa, sulla base di un enterprise value di 100 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa di allora). In quell’occasione anche 360 Capital Partners ha disinvestito (si veda qui il racconto su Linkedin del managing partner Fausto Boni).