La città medicea dal 2019 ha un museo dedicato ai profumi, il Museo di Lorenzo Villoresi, che racconta la storia e le essenze, per un viaggio nel mondo senza confini dell’olfatto, in un antico palazzo nel cuore di Firenze, in Via de’ Bardi, del quale abbiamo parlato al momento della sua nascita nel 2019 – si veda qui precedente articolo di bebeez. – che sta incontrando molto successo. Malgrado la pandemia il cui impatto su un museo olfattivo è stato quanto mai pesante riscuote notevole interesse, soprattutto dagli stranieri – più o meno nella misura del 60% – come anche dagli italiani, attraverso visite guidate da prenotare. Il Museo del profumo deve la sua attenzione anche alla nomea di Firenze città del profumo da quando Caterina dei Medici introdusse a corte in Francia il profumiere Renato Bianco. Come spesso accade i cugini d’Oltralpe hanno saputo aggiudicarsi il primato della profumeria che però nella città medicea presenta importanti realtà. Tra l’altro, il progetto ancora in corso e di non facile realizzazione, di una scuola Villoresi è una promessa importante per l’Italia, anche se già la realtà museale offre molti spunti formativi, fornendo di propria mano interamente i contenuti presentati. La proposta è duplice, culturale e storica, con una parte legata a informazioni più o meno tecniche ed esperienziale con un percorso multisensoriale alla scoperta dell’universo del profumo, dell’odore e dell’aspetto delle principali materie aromatiche, della storia, dei miti e delle leggende che le accompagnano da secoli.
Dopo il glossario che incontriamo nella prima sala, troviamo un video che racconta dagli Egizi ai giorni nostri come le principali civiltà e periodi storici si sono confrontati con l’universo delle fragranze. In questa stessa seconda sala si presenta l’aspetto più tecnico del sistema olfattivo e della differenza tra uomo e animali con una scala che tiene conto dei recettori olfattivi e della potenza dei sensi come della portata, la distanza massima alla quale un animale è capace di percepire e riconoscere un odore, con una scala che va dall’orso o all’elefante che percepisce anche l’acqua fino alla balena completamente anosmica. Mancando di fiuto non seleziona il cibo e il capodoglio, in particolare, ingurgita di tutto rigettando poi quanto non adatto alla sua alimentazione. Nasce così la preziosa ambra grigia che oggi è quasi introvabile perché le balene stanno diminuendo e devono essere vive per produrre l’essenza. La caccia alla balena per fini economici crea poi così sul mercato delle essenze un problema di costi esorbitanti per il reperimento dell’ambra grigia di fatto sostituita da quella sintetica. Eccoci nella terza sala, Aromatica I, con le diverse essenze per giungere al cuore dell’esposizione, Osmorama, la quarta sala rappresentata dalla biblioteca degli odori che come una libreria è maggiormente soggetta a nuovi ingressi, non sempre necessariamente ingredienti per fragranze ma componenti sintetiche che possono poi generare nuovi ingredienti come il riso basmati seguendo anche le tendenze del mercato che proprio come in ogni altro settore premia e sceglie la tendenza del momento. A questo proposito è importante precisare che nel caso della profumeria artistica, come quella di Lorenzo Villoresi, una vocazione più che una passione, unico creativo dell’azienda, non ci sono vincoli commerciali di tempi, di budget da destinare a vari ambiti ma c’è una totale libertà sebbene con alcuni vincoli. La tendenza della produzione fiorentina è di utilizzare sostanze naturali e, dove non possibile, ricorrere a quelle sintetiche top, in grado di ricostruire quelle naturali al 90%. Esiste comunque uno scarto dettato dal terroir e dal clima, dalla mutevolezza delle circostanze proprio come accade nel settore del vino dove uno stesso vitigno può crescere in modo diverso addirittura nella stessa vigna a seconda dell’annata. Nella quinta sala del Museo troviamo una postazione interattiva, in doppia lingua italiano-inglese, che può essere usata come un gioco o per ricerche più approfondite per addetti ai lavori. La passione di Villoresi per la storia e la mitologia la si ritrova nella sesta sala dove miti classici e orientali legati alla profumeria sono protagonisti insieme a quelli degli animali legati al mondo del profumo. Nell’ultima sala il mosaico dei componenti chimici che spiega, insieme alle tecniche di produzione – fondamentalmente la distillazione e l’estrazione, oltre alla tecnica tipicamente francese dell’enfleurage – sia la composizione delle essenze in una data realtà ad esempio un fiore, mettendo in evidenza le percentuali usando le quali in una certa proporzione si può ottenere una fragranza più o meno vicina, quindi più preziosa, alla natura. Il percorso ci mette di fronte sempre all’aspetto tecnico-scientifico e a quello della scelta culturale e produttiva ad esempio per un prodotto più o meno accessibile e per il reperimento dei diversi componenti. In fiori diversi si possono ad esempio avere sostanze comuni anche se in proporzioni diverse e quindi si può creare un assemblaggio diverso. Rispetto alle famiglie delle fragranze, ci troviamo di fronte ad un alfabetico artistico odoroso che il creativo riconosce. La conclusione del percorso è infatti la creazione di un nuovo profumo legata alla visione olfattiva originale che non va confusa con il ricordo olfattivo. Difficile capire come può nascere un nuovo ‘titolo’ olfattivo dentro di noi. Questo appartiene all’arte.
a cura di Ilaria Guidantoni