Tutti parliamo. Noi, Teresa, proprio noi, il tuo “voi” cui anch’io appartengo. Da piccoli i nostri sogni portano la solitudine all’egocentrismo, ad un orgoglioso narcisismo quasi eroico, illuminato dalla gloria che verrà: siamo, però, ancora entità pre-egoiste. Poi, crescendo, un odioso e nuovo, degenere, individualismo c’illude di esistere ancora singolarmente, mentre diveniamo giorno dopo giorno parte di una melma umana accomunata dalla disillusione, avvicinata dal baratto mercantile, venditrice di trappole e menzogne; così siamo noi, alla fine, quelli che parlano, non più distinti ma spersi, infranti nei sogni, cinici nei sentimenti. Quando qualcosa ci sembra impossibile ecco l’approssimarsi della fine. E finiamo, noi, freddi e perdenti: perduti. Raggelati perché incapaci d’infuocarci come torce negli antri del buio: noi ci rabbuiamo piuttosto, perché invece che fiamme siamo quegli angoli ciechi. Eppure, tutti parliamo. Di una disgrazia cerchiamo la colpa. Di un morto, l’omicida. Di una persona, l’errore. Di una bellezza, l’arroganza. Di una perfezione, la noia. Di una bontà, la fregatura. E ci freghiamo davvero, sì che ci autofreghiamo, perché siamo ormai adulti e non capaci d’altro che d’invecchiare. Ma un vecchio che ha ancora anni di vita, Teresa, è più giovane di un ragazzo che muore giovane. Il tempo degli uomini è probabilità, abitudine. La vecchiaia è forse allora solo una morte precoce? Forse. Ma non c’è termine e non c’è morte per chi non anticipa la fine: ciò che è precoce per scelta è niente per chi è capace di attendere. E scusa, Teresa, se ti sembro confuso, non lo sono. Voglio solo dirti che i vecchi possono anche essere felici, sapendo che, dopo tutto, si lasciano alle spalle solo un grande rumore. E le cose per cui vale la pena vivere, davanti a loro, quelle non bisogna esser vecchi per sapere che non muoiono mai. Mai, Teresa, è una scelta di cui il sempre è la soluzione. Neppure la morte muore; come potrebbe morire il mai che dura per sempre? Io l’ho sempre saputo. Non chiedermi perché. Non merito di saperlo. La memoria della verità spesso se ne va lontana, perché non c’è cosa più vera di quella che non dev’essere ricordata. So solo che non parlerà più nessuno. Nell’eternità, saremo tutti muti. Ma l’acqua gorgoglierà, il tuo sorriso sorriderà, e qualcuno, alle spalle, mi abbraccerà come mi ha sempre abbracciato.
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Bernardo Giusti, nato a Firenze nel 1990, giovane speranza tra i romanzieri italiani ha pubblicato recentemente “Bivium” Edizioni Masso delle Fate. Teresa è nata da poco e Bernardo Giusti ha scelto Bebeez, nelle scorse settimane per condividere l’attesa per la prossima venuta, e adesso la gioia della presenza fisica.