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Fino al 3 marzo 2022 la Galleria Gracis ospita Down to Earth, la prima grande mostra in Italia del fotografo e regista internazionale Denis Piel. Il titolo evoca una caduta, un ritorno all’essenziale, al realismo, al mito dell’origine, il ritorno alla terra: il progetto di Piel è, infatti, una celebrazione della natura e della fertilità, che mette in correlazione corpi e terra, crescita e morte, rurale e urbano, natura e cultura, apparenti opposti che si compenetrano negli scatti da lui realizzati in digitale con una Hasselblad H4D a Chateau de Padiès, vicino a Tolosa. È qui, nel sud-ovest della Francia, che Piel si trasferì con la moglie e il figlio dopo l’11 settembre, in una sorta di ritiro dal mondo che aveva
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perso la sua innocenza, per vivere a più stretto contatto con la natura, riscoprendo i cicli della vita e la necessità di fare il proprio per salvaguardare la madre terra dalla crisi indotta dai cambiamenti climatici. A New York Piel abitava di fronte alle Torri Gemelli che ha visto crollare di fronte ai suoi quando con la moglie e il figlio ha dato un taglio netto alla sua vita, lui che è stato un noto fotografo del mondo della moda.
La mostra nasce dall’attenzione ai temi di attualità, ci ha raccontato il gallerista Luca Gracis, che la galleria ha scelto di portare avanti, legandosi in questo caso al problema ambientale e da un orientamento sempre più rivolto all’arte contemporanea non necessariamente storicizzata, con uno sguardo rivolto alla scena internazionale. Il titolo della mostra invece è frutto di una scelta della artista che riporta quello di un suo libro e progetto, portato avanti nella sua residenza e studio dove svolge anche pratiche rigenerative e che propone “un parallelismo – come ci ha raccontato Denis Piel – tra l’essere umano e la natura, piante e animali che siano. Lo sguardo è rivolto soprattutto alle donne in quanto nutrici. L’accento è tutto sulla sostanziale vicinanza dell’uomo e delle piante e degli animali, più simili di quanto non si pensi o non si voglia pensare, soprattutto in termini di bisogni primari; solo che le piante in particolare si
rigenerano più facilmente con il ritorno alla terra”. Le opere, non portano nessun titolo e questo perché “lo spettatore non sia condizionato nell’interpretazione”, che anzi Denis ama ascoltare, divertendosi e arricchendosi, ci assicura, da chi guarda le sue immagini.
Per la prima volta il lavoro è scattato in digitale ma dell’analogico conserva la profondità e la prevalenza del bianco e nero colpisce, una scelta apparentemente curiosa pensando alla natura e alla natura coltivata quale soggetto. “Credo che il bianco e nero – ha spiegato Piel – consenta una maggiore astrazione, distilli l’emozione mentre il colore coinvolge molto per l’immediatezza fissando però la concretezza nel particolare”. Un ritratto a colori infatti diventa una fotografia della persona là dove il bianco e nero può diventare metafora di una tipologia umana.
Girando per le stanze cerchiamo così di indovinare il significato di una donna nuda che si muove, fermata dallo scatto in una posa dinamica, su un terreno boscoso: sembra animata da una spinta contraddittoria che ci suggerisce sforzo, dolore ma anche grazia, quasi una danza e l’autore ci conferma che si tratta di una danzatrice. La penultima stanza è della Galleria è un ambiente “speciale” e rappresenta in qualche modo la sorpresa, lo spazio nel quale sono collocate le opere più singolari, scelta sottolineata dalla spugnatura trattata a spatola sui toni del grigio delle pareti. Ed è proprio il grigio che guida il visitatore con una neutralità morbida che aiuta a scandire il ritmo, e a focalizzare le opere senza sovrapporsi minimamente né raffreddando eccessivamente i toni per contrasto. Anche la scelta delle cornici è in grigio con un ampio passepartout lasciando l’opera individuata quanto libera di mostrarsi. In questa stanza l’opera che rappresenta il maggiore azzardo, c’è un’immagine che ritrae il corpo di un animale, rosso vivo, scuoiato senza testa che se porta in sé una nota macabra e invita al contempo a cercare l’assonanza con il corpo umano in posizione fetale suggerendo perfino della tenerezza. D’altronde la sensualità è la forza delle immagini di Piel che mai volgari, sono sempre eleganti e dotate di compostezza. Nell’ultimo ambiente il portfolio, Everyday Reality, (del valore di 32mila euro) che mostra l’origine dell’ispirazione della mostra, la vera vita agreste della ferme del figlio. Qui i protagonisti sono i lavoratori che, ci ha confessato il fotografo, “hanno una sensualità che mi ha toccato molto”. Singolare che tutte le sue immagini – quotate tra i 6mila e i 15mila euro, che rispettivamente sono in 5 esemplari per il formato piccolo, in 21 per quello grande – pur provenendo dal mondo agricolo, che evoca il senso della fatica, della semplicità, hanno una grande raffinatezza che per altro non snaturano l’oggetto, rendendolo patinato. In una parola ha sublimato l’esperienza della fotografia della moda. Le opere, si ispirano in particolare all’agricoltura biologica sostenibile e rigenerativa praticata ne Les Jardins du Château de Padiès, ritraendo il mondo naturale, rivisitando la mitologia classica e creando echi con la storia dell’arte occidentale di fine Ottocento e inizio Novecento. Terreni coltivati, boschi, prodotti del raccolto, corpi maschili e femminili a riposo e al lavoro intessono parallelismi con opere iconiche e miti: nudi, come ninfe e satiri, respirano e pulsano all’interno delle immagini, abitando un paesaggio quasi onirico, aldilà dello spazio e del tempo, ma, allo stesso modo, impregnato di vita
La mostra ci ha preannunciato Luca Gracis sarà a Torino dall’8 marzo al 3 aprile 2022 presso la galleria d’arte contemporanea Photo&Contemporary di Valerio Tazzetti, che ha collaborato con l’esposizione milanese.
Nella sede milanese sarà la volta dal 24 marzo della personale di Donald Sheridan, personaggio non noto ai più perché ha vissuto nell’ombra essendo stato lo stampatore dei grandi artisti americani quali Andy Warhol con il quale ha collaborato per dieci anni. “Per l’occasione – ci ha raccontato Luca Gracis – sarà con un suo progetto realizzato ad hoc per la galleria, Monnalisa, con una trentina di opere quasi tutti su tela, pezzi unici”. La scelta del soggetto lo scopriremo con la primavera.
Chi è Denis Piel
Nasce in Francia il 1° marzo 1944, cresciuto in Australia, studia negli Stati Uniti. Attualmente vive nel sud-ovest della Francia. È un fotografo e regista pluripremiato a livello internazionale, riconosciuto principalmente per il suo apporto alla fotografia di moda negli Anni ’80, quando lavora come fotografo di Condé Nast, scattando in un decennio più di 1000 servizi editoriali per Vogue americano, tedesco, italiano, francese, inglese, Vanity Fair, Self e Gentlemen’s Quarterly e realizzando anche molti ritratti di celebrità. Con il progredire della carriera di Piel, il suo metodo di lavoro come fotograforegista si trasforma in un interesse impegnato per la regia cinematografica: nel 1985 fonda e dirige la Jupiter Films, società di produzione cinematografica di successo internazionale, con cui realizza molti spot pubblicitari per clienti internazionali. Dopo l’11 settembre, Piel e la sua famiglia si trasferiscono definitivamente a Lempaut nel sud-ovest della Francia per vivere e lavorare al Château de Padiès, un castello medievale e rinascimentale che stanno restaurando dal 1992: la proprietà comprende il castello e Les Jardin du Château de Padiès, esperimento di agroecologia e sviluppato secondo i principi della permacultura e dello sviluppo sostenibile. Padiès e l’ambiente locale sono diventati fonte di ispirazione per Piel e centro della sua attuale pratica fotografica. Le foto di Piel si trovano nella collezione permanente del Victoria and Albert Museum di Londra e del The Museum of Fine Art di Boston, nonché in numerose collezioni private, tra cui la collezione fotografica BES e le collezioni Antonio Champalimaud.
a cura di Ilaria Guidantoni