Un destino che sembra segnato, entrare in conceria con il padre: Santa Croce sull’Arno, in provincia di Pisa, è la patria delle concerie, quando la musica strega Aldo Caponi, in arte Don Backy.
Sono gli Anni Cinquanta e lo scenario della musica italiana è dominata da Sanremo quando irrompe il rock’n roll di matrice anglosassone che diventa la vibrazione emozionale dei giovani.
Nello scenario della Bussola, uno dei templi della musica italiana negli anni Sessanta e Settanta e poi con un ritorno di fiamma negli anni Ottanta, prima con Sergio Bernardini e poi con Gherardo Guidi , alla direzione oggi c’è Angeli, il cantautore ha raccontato la sua storia che è anche l’affresco di due generazioni musicali e di un’Italia che si è trasformata.
Un autore che ha scritto per molti cantanti, è stato detto, anche se Don Backy con ironia graffiante ha detto che gli altri hanno cantato le sue canzoni, ma in realtà ha semplicemente scritto.
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Una carriera lunga, dalle canzoni che cercavano di mimare la musica inglese e americana – un arco di giro con pochi accordi che musicalmente non raccontavano molto secondo il cantautore, a un capolavoro involontario, L’immensità, che ha toccato anche La Bussola e che tuttora prosegue.
Tutto iniziò con un gruppo di ragazzi, i Golden Boys a La Sirenetta di Gherardo Guidi a Castelfranco di Sotto come si racconta nel libro Questa è la storia. Memorie di un juke box (1955-1969) – pubblicato da L’isola che c’è – che registra il cambio di passo musicale e la storia dal 1955 al 1969, primo di una serie di volumi in programma. La prima avventura, quasi una disavventura, è a Roma – una notte per arrivarci – per registrare con Tito Schipa che aveva fondato una piccola etichetta e incidere una canzone a pagamento. La sorpresa fu che l’incisione non era libera ma dettata dalla scelta della casa. Eppure quelle due canzoni che erano state preparate per l’occasione, con il sapore del rock ‘n roll, alla fine hanno visto la luce, a metà degli anni Ottanta, dopo esser state opportunamente rimaneggiate.
Impossibile non chiedersi come sia avvenuto l’incontro con Celentano. Tutto è cominciato per caso e quasi per scherzo. La sorella di Don Backy che ancora Agaton, un soprannome che gli era rimasto cucito addosso, aveva letto un trafiletto sul giornale: Celentano cercava un cantante per la sua nuova etichetta. Il tentativo andò a buon fine e la prima volta a Milano fu lo spartiacque nella vita di Don Backy, con lo spettro dell’ultimatum del babbo che lo voleva al lavoro se i risultati in campo musicale non fossero arrivati. A quel tempo Don Backy suonava al Casinò Municipale di Bagni di Lucca ma terminata la stagione estiva se non avesse fatto un salto avrebbe dovuto rinunciare alla musica. Il primo successo arriva dunque con La storia di Frankie Ballan, la prima ballata del genere in Italia, che conquista appunto Celentano; la canzone nacque in pochi minuti al mattino dopo una notte insonne, scritta di getto come tutte le sue canzoni, come ci ha raccontato. L’occasione fu un amore contrastato di un amico, Franco, che aveva conosciuto a La Sirenetta una ragazza, amore osteggiato in famiglia che portò alla fine i due ragazzi a fuggire insieme.
Don Backy ascolta una canzone inglese, ne intuisce il senso e il contenuto gli ricorda questa disavventura, così si mette all’opera. I successi sono tanti, come Canzone, ma L’immensità, presentata a Sanremo nel 1967, è certamente il suo testo simbolo, tradotta in forme e lingue di tutto il mondo. Nasce in un’ora, in una notte buia e tempestosa, a Milano. Don Backy, ci ha raccontato, rientrava da un concerto sotto un temporale: la città deserta senza taxi né un tram per rientrare a casa. Sconsolato e bagnato all’arrivo nel suo appartamento da scapolo, avvolto dal buio, avverte la solitudine e si chiede cosa accadrebbe “se fossi solo al mondo” e pensa che anche se solo un fiore nascesse da ogni goccia di pioggia, il mondo sarebbe un’esplosione di colori e allegria. A un tratto il rumore dei passi gli suggerisce “il concetto”: “ogni canzone – ci ha confidato – per me ruota intorno a un concetto, al di là delle emozioni”. I passi di un altro uomo alludono all’immensità perché “nessuno è mai solo al mondo”. Nasce così una canzone dall’afflato spirituale, “perché ogni uomo ha in sé un lato sacro accanto a uno profano”.
E’ così che quel ragazzo si trova intitolata una rotonda nel suo paese e soprattutto un pianeta, scoperto da Maura Tombelli, un’astrofisica che chiama 20200 Don Backy L’immensità questo corpo celeste tra Giove e la Terra. Oggi dopo tante canzoni, 23 film e una serie di libri, continua a cantare e si conferma un narratore, convinto che la memoria sia la pista da percorrere per continuare a scrivere musica.
a cura di Ilaria Guidantoni