«E’ probabilmente il mio disco d’addio, una specie di testamento artistico», così mi è stato presentato il progetto dallo stesso autore, Edoardo Inglese, di Sora un paese della Ciociaria, romano di adozione, che arrivato a cinquant’anni si è regalato o ha provato a regalarsi un trittico musicale, disco rosso, disco giallo e disco verde. L’idea era di produrlo attraverso il crowdfunding, una scelta che nel mondo musicale ha una sua pertinenza oserei dire ideologica, diffusa per le opere sociali e anche per piccoli interventi, fino a realizzazioni personali che in Italia fa fatica ad attecchire. Siamo andati a conoscere più da vicino questa trilogia circa 30 canzonette – la definizione è del cantautore – non equamente distribuite. L’ordine, come una sorta di serie tv, è rosso, giallo e verde. Canzonette sì ma con una composizione musicale per niente banale, curata e originale.
Il disco rosso (qui sopra il retro) è il disco dell’amore, del tu, dell’altro, dell’incontro. «E’ il disco in studio – ci ha raccontato – ed è molto vicino a quello che ho sempre sognato, per tutte le persone che si sono messe a disposizione per esprimere quello che desideravo, per la ricerca di un suono o di una forma musicale che sentissi mia».
Dieci canzoni che raccontano il modo di amare dell’autore, così nasce Non love, please, we’re Inglese, giocando sull’ultima parola nella quale si cita, con un vezzo, semplice e autoironico, parole e musiche di Edoardo Inglese, masterizzazione di Emanuele Danieli (crm studio) e stampa CDCLICK. Così è anche il ritmo della canzoni, senza ammiccamenti, senza patinature, con una freschezza giocosa che resta, nel suono, nel brio, al di là della sofferenza e della profondità che può essere vissuta anche con leggerezza.
Interessante e intrigante il mix della canzone tradizionale italiana anche in un stile che guarda indietro nel tempo e l’atmosfera jazz, che attraversa e si contamina con vari stili, sia musicalmente sia nel linguaggio dei testi. Sicuramente si sente la contaminazione che nasce spontanea e variegata come la vita: incontri dei quali appunto ci si innamora. C’è in molti testi una nota giocosa che sfuma in una nota noir, dove la linea cantautoriale, abborda il jazz e scivola nel rock.
Le voci che hanno accompagnato il protagonista (solista in Bulli e pupe, Stendali, Tutto come prima) sono quelle di Valentina Di Ruscio (per Incontro), Miriam Taglione (B-Watch, Appena Senza, cave canem, Trappottola), Valentina Di Ruscio (Sorrisong), Miriam Taglione e Valentina Di Ruscio (Un altro settembre). Alla batteria Andrea Villani, al basso Eros Capoccitti; chitarre e mandolino, Massimo Merolle, Hammond, Fender Rhodes, Glockenspiel; tromba, Andrea Martini; sax, Nico Fabrizi; batterie elettroniche, Silvio Viscogliosi; per Sorrisong la base è di Simone Perone e le voci registrate nei Ressole Studio; per Tutto come prima il basso e chitarre di Silvio Viscogliosi; per Un altro settembre al basso Ottavio Frascone, alle chitarre Mario Fossataro e Simone Salvatori, al sax di Pasticcio De Antoniis. L’album è stato registrato e mixato da Silvio Viscogliosi nei Ressole Studio, a Sora.
Il disco giallo, (qui sotto il retro) è il disco della solitudine, dell’ego, della crisi, quello che si direbbe più sperimentale e i toni diventano più cupi, più graffianti, la parola più raccontata e la scrittura diventa protagonista; in certi passaggi il tono è colloquiale, confessionale, confidenziale. In alcuni passaggi l’ironia diventa autoironia, l’unico modo per sopravvivere ai momenti più difficili e l’autore cede o forse sposa il dialetto. In certi passaggi il linguaggio sfiora il rap senza perdere la musicalità però e il guizzo cantautoriale, che sembra aver assimilato la tradizione dell’autore di cabaret italiano. «Fino a un certo punto – ha precisato Inglese – l’album si è chiamato @Home perché, la regola da non transigere, era tutto quello che potevo fare in casa con i miei miseri o quantomeno mezzi spartani, in totale solitudine: suono, canto, registro e persino mixo.» In alcuni brani c’è la presenza di altri musicisti ma perfino il mixaggio è stato fatto a distanza.
La scelta finale del titolo? «L’ironia del caso. Il disco è stato finito di registrare il 5 maggio, dai cui, attingendo ad un mio vecchio adagio di repertorio, E.I. FU. Il titolo racconta anche la mia più sincera e prima ambizione, il vero sogno da bambino diventare autore e compositore, non cantante o musicista ; così come regista e non attore. Ho scritto canzoni perfino per chi già era morto, il puro sogno».
Il disco verde, qui accanto il retro, inizialmente doveva essere il disco delle cover, abbiamo saputo, Inglese che interpreta le canzoni di altri.
Poi qualcosa è cambiato?
«Mi sono detto che se davvero fosse l’ultimo cd, il mio testamento mi piacerebbe che altri musici e cantanti interpretassero le mie canzoni, realizzando finalmente il sogno di bambino».
Nasce così il disco verde, il disco dell’amicizia, degli altri, e, sempre per chiudere il cerchio con il disco del mio esordio solista, non poteva che chiamarsi Tutti per l’Inglese, giocando con il proprio cognome, un riconoscimento anche agli artisti che hanno sposato il gioco e la sfida. Le canzoni sembrano frutto di una distensione, velate appena di malinconia, con una dolcezza ritrovata e anche un nuovo entusiasmo e delicatezza proprio in chiusura del testamento musicale. Viene spontaneo chiedersi se non sarà riaperto presto per aggiungere un nuovo capitolo.
Sui colori abbiamo voluto spingerci ancora più avanti e chiedere un’interpretazione dell’autore che ci ha confessato che «l’idea di lasciare spazi di libera interpretazione del tutto, fa parte della trilogia e di me».
Rosso, giallo e verde sono assieme al bianco e il nero «i colori di Sora mia città natale, l’unica bandiera che abbia mai indossato, che poi sono i colori di Marley e dell’Africa, nel giallorosso c’è pure Roma, la mia squadra. Di motivazioni ce ne sono diverse ma la cosa più vera è semplice è che sono i colori dei miei polsini, che praticamente porto con me ai concerti dal 1988. Quindi la bandiera che ho indossato di più».
A cura di Ilaria Guidantoni