Dove la musica popolare va, verso il Folk metropolitano, titolo del nuovo album di Antonio Nicola Bruno oggi che nell’era digitale la musica popolare non è più un fenomeno locale, ma globale.
“Le informazioni, i generi musicali, creano sovrastrutture che sono portatrici di nuove misture nella musica di oggi, dichiara l’autore, e questo album è il risultato di anni di incontri, di idee musicali provenienti prima di tutto dal Sud Italia, e poi da tante voci diverse.”
Il popolare che incontra il mondo ora in modo più esplicito anche se questa linea è presente da tempo in Antonio Nicola Bruno, anima dei tarantolati, cantautore, musicista (suona la chitarra, il basso e strumenti elettronici), bassista di Tony Esposito e cantastorie che raccoglie il genius loci per renderlo contemporaneo. Questo album nasce proprio dall’esigenza di trovare un nuovo modo di intendere la musica popolare per divulgarla oltre i confini territoriali e incontrare i giovani.
A proposito del racconto, l’autore tiene a ricordare, proprio per la parte testuale, Scrittoismo, una lirica che parla delle incomprensioni tra popoli, via diritta verso guerre inutili; così come la ricerca della bellezza dell’amore in non sei e Quadratorettangolo e ancora canti devozionali in “grazie tante” e ninne nanne contemporanee. Il disco si chiude con Balkanica, un brano ironico scritto come presentazione in uno spagnolo maccheronico, una storpiatura dedicata al modo che sin da piccoli in Lucania si usava per cantare i brani senza un testo, e per celebrare così il nuovo lavoro e il gruppo dei Belli Tamburi.
Clicca qui sopra per ascoltare il brano Scrittoismo,
sulle incomprensioni tra i popoli in guerra
Il percorso musicale di Bruno parte dalla Lucania, sua terra d’origine e, attraverso la musica popolare conosce tante realtà diverse, dalla Campania alla Puglia, dalla Calabria alla Sicilia, cogliendo da ogni luogo ispirazione e dai musicisti di questo genere l’amore per la composizione, per la ricerca delle sonorità e per il senso compiuto di ogni episodio, leggi brano, sia dal punto di vista testuale sia da quello degli arrangiamenti. Un novelliere musicale che come in prosa segna la nascita della letteratura nazionale. Bruno viaggia intrecciando i due percorsi, quello propriamente musicale, da compositore, quello letterario del racconto e quello attoriale del cantautore.
Da sempre ha pensato a un rinnovamento del repertorio popolare, che ritiene: “troppo fermo su brani che funzionano benissimo nelle piazze, ci ha raccontato, che però oramai risultano consunti e che non hanno più lo stesso valore che hanno avuto in tempi passati. È per questo motivo che tutti i miei dischi sono al novanta per cento composti da brani originali, sempre con una matrice popolare lucana, consapevole del rischio di portare al pubblico musica nuova in questo tempo di cover e di musica da Ipermercato, usa e getta”.
L’album nasce dalla stabile collaborazione con il gruppo di lavoro, Belli Tamburi, con il quale collabora da anni e che ha raggiunto un’intesa formidabile, innanzitutto con il sodalizio artistico con il fratello Giorgio Bruno, batterista e percussionista innovatore, inventore di suoni e poi con i musicisti campani, Tony Panico ai sassofoni, Peppe Rinaldi ai sintetizzatori e Siro Scena al pianoforte. Da citare anche Carlo Ostuni alle chitarre nel brano Grazie Tante e Gianluca Sanza al basso in Ninnaoh dance.
Durante le sessions, registrate a Napoli allo studio Bande rumorose da Enrico Del Gaudio, ospite batterista nel brano Ancora e ancora (Mr. Brown) – e da Maddalena Bellini, altri due ospiti illustri: Tony Cercola, con la sua voce e percussioni inconfondibili in “Purammè” e Sara Tramma, cantante del gruppo Musicanova, la voce femminile che si può ascoltare in molta parte dell’album.
a cura di Ilaria Guidantoni