“Ho iniziato da assistente del Maestro (portandogli semplicemente il copione), perché, regolarmente, gli serviva scena dopo scena per consultarlo, poi sono diventato assistente alla regia, in seguito ho collaborato come direttore del casting per i piccoli ruoli del Gesù di Nazareth“. Lo racconta Pippo Zeffirelli, figlio adottivo del Maestro Zeffirelli, suo aiuto regista e presidente della Fondazione omonima, in una lunga intervista a BeBeez, dedicata alla storia sua e a quella del Maestro Franco Zeffirelli, offrendoci frammenti di una vita davvero meravigliosa. Oggi partiamo dalla innata passione di Pippo per il cinema e dal suo primo incontro con il Maestro. Il resto del racconto sarà pubblicato nei prossimi weekend.
Panglossina: Come nasce la tua passione per il cinema?
Pippo Zeffirelli: In realtà la mia passione per il cinema nasce fin dall’infanzia. Sono cresciuto ad Agrigento in Sicilia, una cittadina molto carina, con dei paesaggi straordinari ed estremamente affascinanti come la Valle dei Templi. Da ragazzini si andava sempre lì per fare delle passeggiate stupende con i compagni di scuola per godere di quel magico panorama. Ad Agrigento l’unica cosa che avevamo era il cinema e nient’altro.
Oltre al cinema, la televisione allora era l’unico svago e l’unica cosa che ci consentivano era quella di vedere i programmi per bambini, il carosello e poi, per premiarci, quell’unico film che davano su Rai 1 (per altro il solo canale trasmesso) e soltanto una volta alla settimana. Vivevo nell’attesa di quell’appuntamento così attraente che mi appassionava fortemente: guai se venivo punito di lunedì e mi impedivano di vedere il film, cominciavo a soffrirne dalla sera stessa continuando a stare male per giorni. Quindi la passione per il cinema nasce proprio in quel periodo. Per me, quell’appuntamento con il film, oltre ad essere uno svago, era un’occasione per sviluppare le mie fantasie. Scoprivo dei mondi meravigliosi che sembravano incredibili ai miei occhi, essendo cresciuto in Sicilia dove tutto mi appariva molto più circoscritto.
Questa curiosità mi ha accompagnato per anni e nella vita ho visto tantissimi film, fino a quando ho avuto l’occasione di incontrare il Maestro Zeffirelli e ho avuto poi la possibilità, poco per volta, di cominciare a lavorare per lui. La collaborazione è avvenuta per fasi: ho iniziato da assistente del Maestro (portandogli semplicemente il copione), poi sono diventato assistente alla regia, in seguito ho collaborato come direttore del casting per i piccoli ruoli del Gesù di Nazareth, fino a diventare poi produttore associato, alternando il ruolo di produttore associato con quello di aiuto regista. I film mi piacciono quasi sempre tutti, anche quelli meno belli e meno importanti. Trovo sempre in ognuno di essi delle cose apprezzabili, come per esempio un attore che recita bene, oppure una storia interessante, le luci o la fotografia che mi appaiono accurate. Riconosco, ripercorrendo tutto questo, che la mia è una passione innata, che mi trascino da tempo e che mi porterò avanti per il resto della mia vita. Naturalmente l’opera non la conoscevo e l’ho scoperta con Zeffirelli.
Panglossina: E cosa mi dici della passione per l’opera?
Uno dei primi impatti con l’opera si rifà a una serata straordinaria rappresentata alla Staatsoper di Vienna. Il Maestro metteva in scena la Carmen di Bizet con l’orchestra e il coro del teatro viennese. Ricordo una scenografia stupenda, due cantanti memorabili, Placido Domingo e Elena Obraztsova nel ruolo di Carmen, uno straordinario direttore d’orchestra come Carlos Kleiber e un pubblico eccezionale.
L’impatto fu incredibile, una scoperta che mi aprì un mondo fantastico che racchiudeva tutto. Dalle voci bellissime ai suoni unici, un pubblico che dava tutto sé stesso perché godeva infinitamente dell’esecuzione musicale, della rappresentazione, dei costumi e delle luci: un’esperienza indimenticabile.
Da allora ho cominciato ad affezionarmi all’opera per poi avere la fortuna di girare il mondo frequentando i più grandi teatri, sempre attraverso le produzioni del Maestro Zeffirelli. Si trattava di grandi spettacoli con degli incredibili protagonisti e con direttori d’orchestra di fama mondiale. Devo riconoscere di aver ricevuto, attraverso questa esperienza, un’educazione meravigliosa, perfetta per ciò che si intende comprensione del melodramma. Purtroppo, al di fuori dei lavori con Zeffirelli, le messe in scena sono state sempre meno apprezzabili. Ritengo che l’opera, se non eseguita a dovere e in assenza di voci importanti, può diventare abbastanza noiosa, specialmente nelle versioni moderne attualmente eseguite.
Panglossina: Raccontaci del tuo primo incontro col Maestro.
Pippo Zeffirelli: Come ho già spiegato la mia passione per il cinema nasce molto prima di aver incontrato il Maestro. Durante il mio servizio militare c’era un commilitone che aveva lavorato per Mauro Bolognini svolgendo il ruolo di assistente. In quel momento mi trovavo a fare il militare in marina a Nettuno e, in un giorno di libertà, mi invitò a casa di Bolognini per un drink pomeridiano. Fu lì che ho conosciuto il Maestro, al quale ho espresso la mia passione per il cinema. Finito il servizio militare lo seguii nel suo lavoro.
In quel periodo il Maestro stava preparando “Fratello sole, sorella luna” e mi chiese di accompagnarlo per fare una nuova esperienza. Ovviamente ne fui felicissimo. Naturalmente non fu facile. Un conto, infatti, era vedere un film, un altro era addentrarsi in quella che è, diciamolo pure, un’avventura. Dal punto di vista professionale, attorno a me le persone coinvolte sapevano esattamente ciò che dovevano fare. Avevo tutto da imparare, osservavo moltissimo. In quella prima esperienza ero lì, appunto, solo come osservatore oltre a portare il copione al Maestro perché, regolarmente, gli serviva scena dopo scena per consultarlo. Quella è stata la mia prima esperienza, un’esperienza difficile che però mi è servita moltissimo per il mio futuro lavorativo in quel campo.
(sabato prossimo la seconda parte)
a cura di Panglossina