Ad Artissima abbiamo incontrato una piccola realtà internazionale nata nel quartiere di el-Marsa a Tunisi, oggi concentrata sulla sede a Dubai e per la prima volta ad Artissima, un salto importante per accreditarsi a livello internazionale. Ospitata nella sezione Back to the Future ha presentato il lavoro di Baya Mahieddine, ufficialmente conosciuta come Baya, il suo vero noma è Fatma Haddad – sposata poi Mahieddine – artista algerina, nata nel 1931 e morta nel 1998 che comprende una serie di gouaches Spesso associata al Surrealismo, è legata all’influenza dell’arte nord-africa e al suo dialogo con il mondo coloniale a metà del XX secolo, quando il Maghreb conquista la propria indipendenza. I suoi lavori raccontano esperienza vissute e citano simboli e immagini del mondo algerino, soprattutto della Cabilìa con una forte espressività anche se ancora l’elemento etnico-identitario è molto evidente. Il risultato più interessante è l’intreccio tra l’elemento algerino della cultura ufficiale, quello berbero nomade e quello francese che determina un’opera che mostra la tensione fra sfida e compromesso. Accoglie in sé infatti suggestioni da diverse culture, sentendosi ad un tempo algerino-araba e berbera. Doppiamente orfana, non è scolarizzata e si trova ad aiutare la nonna operaia agricola e a lavorare nella pastorizia. Ma il suo sguardo è attratto da quel mondo di colori accesi, in particolare dei vestiti delle donne. Sarà poi a servizio ad Algeri, dove, incoraggiata dai propri datori di lavoro, Baya comincia verso il 1944, dopo aver sbrigato le faccende domestiche, la spesa e le commissioni, a modellare dei personaggi o degli animali fantastici in argilla, quindi a realizzare delle gouaches. Autodidatta, tra i soggetti emergono madri, bambini, flora e fauna e strumenti musicali, legati spesso alla musica rituale, opere vivide molto apprezzate anche a livello internazionale, prima da Marguerite Carminat che avrà grande importanza nella sua vita e che l’accompagnerà a Vallauris. Tanti artisti e collezionisti importanti, da Jean Dubuffet a Aimé Maeght, in visita ad Algeri l’apprezzeranno e le proporranno delle esposizioni tanto che l’Institut du Monde Arabe di Parigi le ha poi dedicato una mostra. La maternità insieme ai paesaggi e alle nature morte restano i suoi temi, sempre fortemente influenzati dal suo vissuto nell’infanzia