Due serie di opere dell’artista italo-argentina Florencia Martinez, Tundra e Abbracci presso la Galleria Gilda Contemporary Art, una mostra a cura di Andrea Lacarpia che nell’introduzione al catalogo mette in luce l’attenzione dell’artista al sociale, ai linguaggi relazionali contro l’appiattimento promosso dai social e in generale dalla società contemporanea, oltre che in particolare il linguaggio evocativo della poesia, dal quale è partito il suo lavoro, nella sua essenzialità.
Tundra evoca il paesaggio monotono, dominato dagli arbusti, dalla desolazione metafora dell’aridità di rapporti umani consunti ma i colori vivaci, il verde delle stoffe, rimanda alla vita e all’ottimismo. La Galleria, in via San Maurilio, a due passi da piazza Affari, ha un doppio spazio, espositivo e show room, aperto quest’ultimo lo scorso luglio dove ci sono oggetti di artigianato artistico e dove gli stessi artisti presentano dei lavori, con l’attenzione all’unicità.
Abbiamo incontrato la gallerista, Cristina Gilda Artese, commercialista di professione, cresciuta in mezzo all’arte con un padre collezionista, per chiederle: come ha iniziato l’attività e con quale idea?
La Galleria è nata nel 2017 come braccio commerciale di Art Prima, associazione culturale nata da un progetto nel 2007, dove avevo coinvolto alcuni giovani artisti. Ad un certo punto ci siamo accorti della necessità di una sponda commerciale che promuovesse l’arte emergente e di ricerca in un mercato, quale quello italiano, che da questo punto di vista langue. La mia idea è di mantenere una forte connotazione culturale e un’interazione con il pubblico che si sta perdendo così nasce la presentazione del Libro d’artista promosso dall’Associazione e i laboratori per bambini.
Perché il pubblico si sta allontanando dalle gallerie, talvolta anche gli artisti?
Perché l’arte sta sempre più puntando solo sugli artisti storicizzati e in particolare spesso ci sono fenomeni speculativi che cercano di cavalcare l’onda di un successo mordi e fuggi a discapito talora di chi investe in arte. La mia galleria, dov’è socio anche mio fratello, lavora su due binari, quello della scoperta degli artisti emergenti appunto e l’altro attento al lavoro di chi è già riconosciuto dal pubblico con una presenza da vent’anni nell’ambito artistico come nel caso di Felicia Martinez. Non mi oriento però necessariamente a quello che il mercato ha confermato perché spesso brucia rapidamente le figure. Non riesco ad appassionarmi alla tendenza del momento e preferisco puntare sugli artisti che dimostrano resistenza nel tempo.
Quali sono le tematiche alle quali date maggior spazio?
Sicuramente una tematica femminile ma non perché ormai rappresenta una moda. E’ un fenomeno nato un po’ per caso nella Galleria, perché ad un certo punto mi sono accorta che la maggior parte delle artiste erano donne e mi sono anche chiesta perché. La preferenza non è stata legata a una scelta di ‘quote’ o aprioristica quanto ad una maggior determinazione e vitalità che stanno dimostrando le artiste rispetto all’intellettualismo maschile. Importante anche il tema dell’identità e della natura, una passione che ho da sempre. La nostra galleria è green dal punto di vista pragmatico nel senso che misuriamo le emissioni che produciamo e le compensiamo con una piantumazione nell’area di Bologna con il progetto di Phoresta onlus. E’ un contributo ad hoc in un’area la cui vegetazione si era ridotta ad arbusti a una quindicina dal centro di Bologna, sopra San Mammolo, dove siamo intervenuti ripristinando piante autoctone.
Tempo di bilanci più che di progetti soprattutto dato il clima di incertezza. C’è già qualcosa in cantiere per il nuovo anno?
In Galleria da metà gennaio ospiteremo due artiste iraniane, Darya Ershad (nata a Shiraz nel 1983, laureata a Tehran in pittura presso l’università Art & Architecture di Tehran; nel 2008 decide di partire per l’Italia per specializzarsi in “Fashion Design” presso L’Accademia di Belle Arti di Brera) e Janan Nozari (classe 1983, vive e lavora tra Tehran e Rasht), allestendo la mostra Leili e in primavera stiamo organizzando un progetto di land art nel bolognese all’interno del bosco ricostruito.”
a cura di Ilaria Guidantoni