Virginio Fedeli, international consulting manager, producer live events and television, Presidente onorario di Atelier Musicale International, ci rende curiosi e partecipi della sua grande esperienza nel mondo dell’opera e dello spettacolo.
“Tante volte ci si domanda chi ci sia dietro l’organizzazione di grandi carriere e quanto influisca il ruolo di un personal manager nell’evoluzione del percorso di un grande artista”. Abbiamo incontrato uno dei più grandi del settore, Virginio Fedeli di Atelier Musicale International e molte delle nostre curiosità hanno trovato una risposta.” – “Sono convinto che Andrea Bocelli ci abbia aperto un mondo e che abbia dimostrato con il suo successo che tutti hanno la possibilità di avere un sogno e di poterlo realizzare. L’importante è avere le qualità per farlo e lui ne possiede tante sia artistiche che umane.”
Panglossina: Dunque, nato a Fano, hai sempre amato il mondo della lirica, di quella forma di spettacolo che è senz’altro la più alta e la più complessa che si possa immaginare. Hai iniziato la tua carriera con l’attività di “management”, se non sbaglio, negli anni ’80. Mi racconti come sei approdato a questo tipo di attività per la quale non basta l’interesse e la passione per il genere ma occorrono competenza e capacità organizzative di prim’ordine?
Fedeli: La mia carriera ha avuto inizio in un ambito completamente diverso che era quello dei computer. Sono nato in quel settore e, da semplice tecnico, sono poi passato al servizio vendite. In breve tempo ho scalato quella gerarchia intesa come management e, arrivato a un certo punto, mi sono reso conto che forse il settore stava diventando complicato e che quello che si pensava fosse un settore prettamente americano, in realtà vedevo che stava diventando un settore giapponese a tutti gli effetti. Ed è così che mi sono detto: ”Non è più la mia strada”. Perché poi ho cominciato con il canto? Beh, è molto semplice avendo sposato una cantante con la quale condividiamo una vita insieme da quarant’anni. È stata lei ad aprirmi gli occhi su questo mondo che non conoscevo mostrandomi una strada del tutto nuova.
Panglossina: Quanto influisce una figura del tuo spessore nel destino professionale di un artista? Ritieni che le carriere si possano costruire grazie alla professionalità di un rappresentante oppure dipendono dal talento e dagli incontri fortunati che un artista ha l’occasione di fare nella vita? Sebbene possa apparire una domanda retorica, la tua esperienza e il tuo intuito potrebbero fare la differenza nel formulare la risposta.
Fedeli: Ritengo che la carriera di un artista dipenda certamente all’inizio dal lavoro del rappresentante o del manager, poi, indubbiamente, il talento dell’artista fa la differenza. Si potrebbe anche riuscire, ma credo di non averlo mai fatto, a far partire artisti dal talento per così dire discutibile, che poi, inevitabilmente, sono destinati a fermarsi. A mio avviso Il talento vince su tutto. Per cui credo che il connubio ‘artista/manager’ sia fondamentale, pur riconoscendo il talento alla base di tutto.
Panglossina: L’agenzia con la quale hai esordito in questa professione, “Prima International”, tiene campo per molto tempo e diviene un punto di riferimento importante per gli organizzatori teatrali, sovrintendenti e direttori artistici in Italia ed all’estero, ma poi, ad un certo punto, nel 2004, senti la necessità di cambiare; chiudi questo avviato studio, e apri, con formula innovativa, quello che chiamerai “Atelier Musicale”. Mi spiegheresti quale è stata la ratio di questa trasformazione ed in cosa il nuovo organismo differisce da quello precedente?
Fedeli: La mia agenzia era partita agli inizi, negli anni 80, addirittura come Fedeli Opera per poi diventare Prima International e approdare all’Atelier Musicale International. Questi cambiamenti rappresentano i vari momenti dell’evoluzione di quello che stavo realizzando. La conoscenza di nuovi sbocchi, sempre all’interno della musica, e le contaminazioni dei vari generi, hanno fatto sì che io evolvessi nel mio processo da ciò che, all’inizio, era legato solamente alla lirica. È stato questo tipo di percorso a condurmi verso quello che è oggi diventata l’Atelier Musicale International.
Panglossina: Ti è capitato di assumere anche la responsabilità di conduzione di un Teatro proprio nella tua città natale, Fano. Come hai conciliato questi due aspetti della tua vita professionale?
Fedeli: Quella della direzione artistica del Teatro di Fano è stata una cosa molto strana: il sovrintendente del Teatro, nonché direttore generale del comune, era un mio amico d’infanzia. Diventato poi avvocato e ritenuto un personaggio molto in vista, ha pensato che un manager che aveva gestito bene un’agenzia potesse gestire in maniera, se mi posso permettere, altrettanto valida un teatro. E infatti così è stato. Mi sono prestato a fare il direttore artistico per tre anni chiaramente senza compenso. Non è stato facile perché purtroppo, c’è chi ha visto in questo incarico un interesse personale. In realtà Fano, nei miei tre anni di operato ha visto esibirsi i più grandi artisti del mondo. Una buona parte di loro erano anche miei artisti che hanno avuto come compenso soltanto l’ospitalità. Mi rendo conto che non sia stato facile combinare le due figure, e quindi posso comprenderlo, ma avendolo fatto con la massima onestà ne sono stato felice fino a quando ho deciso di smettere. Ritengo sia stata un’esperienza che andava chiusa così come accade nei ritmi di una ciclicità che prevede un inizio e una fine.
Panglossina: Il mondo cambia e le nuove generazioni sembrano in buona parte lontane dal mondo della lirica. Quale futuro prevedi per questo genere che per secoli è stato patrimonio dell’Italia e quindi del mondo?
Fedeli: Convengo che le nuove generazioni siano lontane dal mondo della lirica. Ciò accade perché non hanno modo di conoscerla bene. Indubbiamente, prestando attenzione, ci rendiamo conto che molte pubblicità di prodotti tra i più variegati, dai profumi alle automobili, utilizzano come sottofondo musiche estrattte dal mondo dell’opera. Devo riconoscere che dobbiamo quindi alla pubblicità un modo attuale per sollecitare l’interesse dei giovani verso l’opera affinché possano subirne la seduzione. Prevedo che nel tempo questa tendenza si rafforzerà e crescerà. Bisognerà solamente solleticarla, niente di più….
Panglossina: Come è cambiata la figura dell’impresario nel tempo e come è cambiato il rapporto tra il teatro e l’artista?
Fedeli: La figura dell’impresario in effetti non esiste più. Esiste quella del manager e diciamo che il rapporto tra il teatro e l’artista è molto diverso rispetto a prima. Sussistono molti problemi legati al periodo post-pandemia. Attualmente nella sfera internazionale è molto difficile trovare spazio perché le produzioni sono più contenute come numero di recite e quindi molti professionisti, seppur molto stimati, purtroppo non trovano collocazione. Per questa ragione ho dovuto scegliere di ridurre il numero di artisti da me seguiti per concentrarmi il più possibile su quelli che ritengo più dotati e quindi destinati ad una carriera importante. Contemporaneamente si sono aperti scenari più grandi in altri settori legati non solo alla lirica ma anche al mondo dello spettacolo più in generale.
Panglossina: Il processo di rinnovamento continua e nel 2019, anno difficile poiché prelude al drammatico comparire della pandemia, aggiungi al logo dell’”Atelier” la parola “International”. Quanto il rapporto con Andrea Bocelli ha influito su questa tua decisione?
Fedeli: Temo che la pandemia abbia ridotto la potenzialità dei teatri. Il pubblico dell’opera appartiene ad un’età media abbastanza elevata, ritenuto quindi tra le categorie ‘fragili’ in rapporto al periodo pandemico. Dunque, il timore di andare a teatro è stato avvertito molto e i teatri al chiuso ne hanno fortemente risentito in termini di presenze. Ben diverso è il discorso per i teatri all’aperto come, per esempio, l’Arena di Verona. Ritengo sia diventata un’esigenza quella, per gli addetti ai lavori, di ripartire e concentrare le forze su persone che abbiano delle qualità in più. Andrea Bocelli oltre ad essere un caro amico è un artista con il quale collaboro da vent’anni. Andrea, all’inizio della sua prestigiosa carriera, non è stato considerato come un tenore da parte dei cosiddetti puristi dell’ambiente. Cionondimeno, ho sempre creduto il contrario e penso che entrambi abbiamo vinto. Nel giro di pochi anni ha cantato in diverse opere, almeno sei in Italia e all’estero come protagonista assoluto. Ha svolto un’intensa attività concertistica presso i teatri più grandi del mondo, attraversando le capitali europee come Zurigo, Berlino, Vienna e tantissime altre fino ad arrivare al Metropolitan di New York. La sua esperienza ci insegna che non bisogna fermarsi alle apparenze o dare per scontate certe cose. Sono convinto che Andrea ci abbia aperto un mondo e che abbia dimostrato con il suo successo che tutti hanno la possibilità di avere un sogno e di poterlo realizzare. L’importante è avere le qualità per farlo e lui ne possiede tante sia artistiche che umane.
a cura di Panglossina
Si veda qui la biografia.