Due affermate attrici condividono con il pubblico emozioni, ricordi, gioie e dolori della loro vita professionale e privata: Alvia Reale e Daniela Giovannetti ci avvincono con Cuòre: sostantivo maschile, in cui alternano intensità di passioni alla leggerezza, scabrose esternazioni a passi di swing. Poi facciamo un salto e ci tuffiamo nel musical: è in scena la versione italiana di Tutti parlano di Jamie, diventato un cult della comunità lgbt, di cui è protagonista Giancarlo Commare.
Avviene assai di rado che attrici e attori di teatro portino il loro privato in palcoscenico per condividerlo con il pubblico e trasformarlo in una pièce: di solito preferiscono farlo nei talk show televisivi, sicuramente più rassicuranti e meno impegnativi. Non è questo il caso di due coraggiose e duttili attrici che abbiamo sempre seguito nella loro carriera, Alvia Reale e Daniela Giovannetti. La prima la ricordiamo in un lungo sodalizio artistico con Luca Ronconi, proseguito sino alla scomparsa del grande regista, ma è stata anche diretta, fra gli
altri, da Massimo Castri, Federico Tiezzi, Cesare Lievi, Piero Maccarinelli e Massimo Popolizio. Insieme alle colleghe Manuela Mandracchia, Sandra Toffolatti e Mariangeles Torres, ha fondato la compagnia Miti pretese con la quale ha realizzato diversi spettacoli, cimentandosi anche come regista. Daniela Giovannetti, dopo gli esordi nella danza nel corpo di ballo della RAI, ha debuttato in teatro sotto la direzione di Antonio Calenda con il quale ha collaborato per molti anni, oltre ad aver lavorato con altri registi come Claudio Longhi, Gigi Proietti, Furio Bordon, Alfredo Arias e Alessandro Di Murro. Con quest’ultimo e il Gruppo della Creta ha dato vita al Teatro Basilica di Roma, spazio votato a teatro, cinema, pittura, fotografia e letteratura.
Al racconto delle loro vite (con il supporto drammaturgico di Angela Di Maso) hanno dato il titolo di Cuòre: sostantivo maschile. All’inizio vediamo Alvia brandire minacciosa una motosega con cui si propone di sradicare metaforicamente le ingiustizie che pesano sul mondo del teatro: le paghe corrisposte ad attrici e
attori che spesso equivalgono al costo di un buon paio di scarpe e, nonostante l’affermarsi del movimento Me Too, le avances e i ricatti morali che ancora subiscono spesso le donne e talvolta anche i colleghi maschi. C’è però anche l’onestà intellettuale di fare autocritica rispetto all’autoreferenzialità e vanagloria di alcune/i colleghe/i. Altro tema spinoso è quello della maternità: nel suo caso, felicissima per la prospettiva, Alvia vuole condividere la sua gioia con un famoso regista che ha per lei importanti progetti: dopo la freddezza con cui lui accoglie la notizia, nel giro di poche ore si ritrova senza lavoro, come spesso succede ancor oggi a tante future madri.
A seguire entra in scena Daniela e improvvisa un tenero assolo di danza classica: vista la sua grazia, non sorprende quando ci mette a parte del suo passato di ballerina negli show di Raffaella Carrà, stroncato da un brutto incidente. Forza di volontà e determinazione la portano a tentare la strada del teatro: dopo gli inevitabili provini in cui devi apparire come gli altri ti desiderano, viene notata da un celebre regista e la sua carriera inizia
sotto i migliori auspici. Non mancano però invidie e rancori come quelle di un collega che nel corso di uno spettacolo arriva incredibilmente a screditarla con gli spettatori presenti. Ci sono altri momenti bui in cui la depressione si insinua e toglie il gusto di vivere: a salvarla arriva il gatto Ulisse che, forse abbandonato, le salta in macchina dalla portiera aperta e da quel momento non la lascia più, sotto il segno di un reciproco accudimento.
Torna Alvia, questa volta facendo roteare un lungo guinzaglio di metallo: pulsioni sadomaso? Più probabile il riferimento all’amato cane Sasha: un giorno, non potendolo più tenere per ragioni di lavoro, lo confina al canile dove lui per il dolore si lascerà morire di fame. Comprensibile il senso di colpa e il rimorso che attanagliano ancora la padrona. In un flusso di coscienza come questo non può mancare il tema del sesso: se per Alvia non costituisce più un motivo di attrazione, Daniela non rinuncia a questa intima gratificazione e lo ritiene un terreno di sperimentazione al di là dei generi. Un momento che intuiamo sia emotivamente importante per Alvia è quando apre un contenitore e, uno per uno, ne estrae una serie di elaborati centrini all’uncinetto, disponendoli delicatamente a terra, carezzandoli con dolcezza, quasi fossero fragili porcellane. Ci dirà che sono opera della mamma, mancata drammaticamente nei peggiori giorni del Covid senza il conforto di poter avere vicino i suoi cari.
Non di sole riflessioni amare e ricordi dolorosi è fatto lo spettacolo: c’è tanta leggerezza, candore, ironia e gioco. Le due attrici compongono una felice partitura in cui Alvia avvicenda il consueto registro drammatico a parentesi d’ironia e sarcasmo, Daniela alterna leggiadria a impietosa oggettività, senza che si facciano mancare anche gradevolissimi intermezzi di canto a ritmo di swing in cui si coglie un affiatamento che va oltre la dimensione professionale. Cuòre: sostantivo maschile, un piccolo gioiello che merita di essere condiviso e continuare a circuitare, prodotto dal Gruppo della Creta e di cui Alvia Reale firma la regia, dopo le applaudite repliche milanesi al Franco Parenti, sarà il 4 e 5 aprile alla sala Bartoli del teatro Rossetti di Trieste.
Ha debuttato all’Apollo Theatre di Londra nel 2017 ed è rimasto in scena per 3 anni: a febbraio 2024 è annunciato il suo ritorno nel West End: parliamo del musical All About Jamie, nato da un’idea originale di John Butterell, libretto di Tom Macrae e musiche e orchestrazioni di Dan Gillespie Sells, approdato nel 2021 anche sugli schermi con la regia dello stesso Butterell. Visto un simile successo, era auspicabile poterne fruire un’edizione italiana ed ecco puntualmente arrivare sui nostri palcoscenici Tutti parlano di Jamie. Lui è un sedicenne gay che coltiva il sogno di diventare una seduttiva drag queen, ambizione non certo facile da realizzare per un adolescente che vive in un quartiere popolare di Sheffield con la mamma Margaret dopo che il padre, rifiutando l’identità sessuale del figlio, li ha abbandonati per formare una nuova famiglia, lasciandoli anche in ristrettezze economiche. Il manifestare apertamente la sua gayezza gli costa l’emarginazione e lo scherno da parte dei compagni maschi della scuola, ma a consolarlo c’è l’amica del cuore Pritti, anch’essa
ostracizzata per la sua origine asiatica e la fede musulmana.
Se per il padre è motivo di vergogna, Margaret è invece solidale e asseconda il suo desiderio cominciando a regalargli un paio di scarpe rosso acceso con zeppe d’ordinanza e tacco quindici. La fortuna sembra arridergli quando Hugo, ex drag queen, in arte Loco Chanel, conosciuto nel suo negozio di costumi teatrali, gli propone di debuttare nel suo locale dove imperversano attempate e litigiose drag. Prima di questo importante traguardo c’è però l’immancabile ballo scolastico di fine anno dove Jamie si presenta en travesti con indosso un abito lungo da sera: sulle prime la rigida preside si oppone fermamente, intimandogli di andare a cambiarsi, ma la solidarietà delle compagne e di Pritti la costringono ad ammetterlo con tutti gli altri. Si avvicina il giorno dell’esibizione al club quando il ragazzo viene aggredito e malmenato dai compagni: questa violenza gratuita sembra togliergli ogni determinazione e volontà di perseguire il suo progetto, spingendolo a chiudersi in se
stesso. Riuscirà a superare la difficile crisi e andare in scena, forte di trucco, parrucca e nome d’arte?
A interpretare Jamie New il regista Piero Di Blasio, che ha curato anche l’adattamento, ha chiamato l’attore e ballerino Giancarlo Commare, visto nelle fiction Don Matteo e Che Dio ci aiuti e prossimamente nel film tv Rinascere dove si è calato nel personaggio dell’indomito nuotatore Manuel Bortuzzo, mentre al cinema è apparso sulla piattaforma Amazon Prime in Maschile singolare accanto alla stand up comedian Michela Giraud. Con la giusta fisicità per il ruolo, accentuando un po’ troppo il cliché del gay effemminato, convince sia nel ballo che nelle canzoni, tutte in puro stile pop britannico, come in Il muro che c’è in me. Al suo fianco ci sono Barbara Cola (Margaret), voce potente, già affermata vocalist e avvezza al musical, che strappa l’applauso con Figlio mio, e Benedetta Boschi (Pritti), timida e affettuosa sodale. Insieme a loro ricordiamo Franco Mennella (Hugo), Ludovica Di Donato (Ray) e Lisa Angelillo (la preside), ognuno in una distinta caratterizzazione.
L’ensemble, formato da otto ragazzi e ragazze che cantano e ballano con ardore, è efficace e accattivante, le coreografie, ispirate alla street dance, sono di Laccio, la direzione musicale è firmata da Dino Scuderi, scene funzionali e semoventi di Alessandro Chiti e rutilanti costumi di Francesca Grossi. Consenso assai caloroso del pubblico al teatro Nazionale di Milano, con l’auspicio che, in una storia di fantasia ma simbolo di inclusione e riconoscimento delle diversità, mostri altrettanta sensibilità alle reali istanze, molte ancora osteggiate, della comunità lgbtq+.
Tutti parlano di Jamie continua la tournée iniziata al teatro Brancaccio di Roma, al Rossetti di Trieste (21-23/4), Colosseo di Torino (26 e 27/4), Verdi di Firenze (5-7 maggio) e Valli di Reggio Emilia (12-14/5).
a cura di Mario Cervio Gualersi