Pinacoteca Agnelli annuncia il nuovo progetto espositivo, la mostra inedita personale dedicata a Lee Lozano (1930–1999), artista pioniera e figura chiave della scena newyorkese degli anni Sessanta e primi anni Settanta. La prima esposizione in Italia dell’artista molto nota negli anni Sessanta negli Stati Uniti, ammirata da collezionisti e addetti ai lavori, sebbene meno conosciuta dal pubblico. Un’occasione dunque per riscoprirla nella seconda mostra che la Pinacoteca Agnelli allestisce con il nuovo corso. L’esposizione, intitolata Strike, è ideata e realizzata da Pinacoteca Agnelli in modo specifico per questo spazio, e resterà aperta al pubblico fino a domenica 23 luglio 2023 negli spazi museali di Torino: il titolo evidenzia lo spirito dell’artista, quello della disobbedienza, di buttare giù ogni forma di sistema e potere, che sia quello patriarcale o della produzione dell’arte. Leonor Locano, che a 14 anni cambia per la prima volta il proprio nome in Lee, maschile, concepisce l’arte come un tutt’uno con la vita. Diventerà alla fine solo “E”, come energy, svuotandosi per poter accogliere il mondo, scomparendo letteralmente non solo dalla scena dell’arte quant’anche della vita. La mostra torinese successivamente sarà presentata alla Bourse de Commerce – Collezione Pinault di Parigi dal 20 settembre 2023 al 12 febbraio 2024, grazie ad un accordo con la Collezione Pinault, nato dalla richiesta di un prestito di opere essendo la realtà parigina collezionista dell’artista. Strike, a cura di Sarah Cosulich e Lucrezia Calabrò Visconti, si inserisce coerentemente nella rinnovata missione contemporanea dell’istituzione, che ha l’obiettivo di portare alla luce prospettive artistiche inedite in relazione all’eredità storica e simbolica della sede espositiva e del suo passato industriale. La mostra riunisce un’ampia selezione delle opere dell’artista, attraversando la sua breve ma estremamente prolifica carriera dal 1960 al 1972. Formatasi come pittrice a Chicago, Lee Lozano si trasferisce a New York e si afferma rapidamente nella scena artistica degli Anni ’60, distinguendosi per un
lavoro poliedrico che comprende la pittura da un lato, e una pratica profondamente concettuale dall’altro. Pur partecipando al contesto sociale e artistico dell’epoca, dominato dalla pop art, dal minimalismo e dall’arte concettuale, Lozano mantiene una posizione radicalmente contraria a ogni forma di categorizzazione e sistema di potere. Non è pertanto etichettabile anche se la sua formazione è classica e accademica e lo si può notare dalla grande capacità tecnica che si evidenzia nelle prime opere. Strike propone un percorso espositivo cronologico e tematico insieme, a parte per quanto riguarda la prima sala, che attraversa i diversi periodi del suo lavoro, a partire dai disegni e dipinti figurativi di stampo espressionista, passando alla serie dei Tools (attrezzi), oli su tela di grandi dimensioni, e seguendo la loro evoluzione formale verso un’astrazione minimalista. Il progetto espositivo raccoglie anche una selezione di Language Pieces, lavori che segnano il passaggio dell’artista a una fase esclusivamente concettuale conclusasi nel 1972 con Dropout Piece, corrispondente al suo abbandono definitivo della scena artistica. Progettate per essere ospitate negli spazi della Pinacoteca a Torino e,
successivamente, in quelli della Bourse de Commerce a Parigi, le mostre, si articolano attraverso due allestimenti distinti ma in relazione tra loro. Le due mostre sono un’importante occasione per presentare il lavoro di un’artista rivoluzionaria, apprezzata dalla critica ma poco conosciuta dal grande pubblico, soprattutto in Europa. Entrambi i progetti culmineranno in una pubblicazione unica edita in inglese, italiano e francese, realizzata in collaborazione dalle due istituzioni, che offre un’indagine critica approfondita sull’opera di Lee Lozano.
La Lozano è coerente nel suo lavoro improntato alla più tenace e costante sperimentazione così gli organi maschili che si fondono e si confondono con gli oggetti evidenziano la prevaricazione del potere da parte dell’uomo. Il lavoro sul corpo in particolare, a cominciare dal proprio corpo, è molto forte, sessuale ma non sensuale, profondamente scientifico, lontano dalla trasgressione nel senso comune del termine. Alla Lozano interessa l’aspetto scientifico, psicologico quindi esoterico, raccogliendo la sua arte molto della numerologia. Se i corpi trasmigrano e diventano oggetti, utensili, questi ultimi, a loro volta, conservano un aspetto
antropomorfo. Dopo una prima fase il suo lavoro diventa una tela raffinata astratta fino all’arte concettuale.
La mostra, articolata in sette sale, segue appunto lo sviluppo della sua arte che però nella prima sala raccoglie i disegni dal 1959 al 1964 anticipando alcuni motivi che poi torneranno. Sono pensati come schizzi, bozzetti ma anche lavori autonomi con una rappresentazione grottesca o violenta dei corpi in rapporto all’ambiente circostante. La seconda sala si apre con un dipinto giovanile del 1960 , dove la formazione accademica e la composizione classica si lascia ancora apprezzare e lascerà l’eredità di un linguaggio pittorico denso e materico dell’olio e questo espressionismo ‘nervoso’ che la caratterizzano. Le altre tele, realizzate tra il 1962 e il 1963, sono corpi smembrati e senza volto, sporchi, invasivi, disturbanti, lontano dalla pittura trasformativa di Jackson Pollock. Qui il pube incorniciato non può che evocare l’Origine di monde di Gustave Courbet del 1866 dove però manca la connotazione riconoscibile, scandalosa per diventare piuttosto surreale, un gioco quasi macabro e inquietante. La terza sala presenta una selezione di disegni del 1962 con i pun, i giochi di parole che accompagnano da sempre la sua pratica artistica. Se l’apparenza può avvicinarli alla pop art e alla pubblicità, qui in realtà non c’è nulla di giocoso, forse neppure una semplice denuncia, c’è un atto, un gesto, un’azione. La parola si incarna per diventare sostegno alla protesta ad esempio delle Black Panters il 7 aprile del 1970 che a suo parere erano stati incriminati con l’accusa ingiusta di cospirazione. Nella quarta sala una serie di dipinti realizzati nel biennio 1962-1964 evidenzia la trasformazione definitiva dei corpi in Tools che diventa anche una critica e nello stesso tempo un’adozione delle tecniche di produzione moderne. Tutto, anche l’arte, è sempre più industrializzato e ambiguo: il martello ad esempio serve per distruggere come per costruire. Nella quinta sala protagonista il motivo degli aeroplani ma anche degli oggetti volanti che ‘dialogano’ e si assemblano in modo curioso e assurdo con le parti del corpo che la Lozano predilige, nasi, bocche, orecchie e organi sessuali, parti che comunicano con l’esterno. La sesta sala presenta il volo verso l’astrazione che ben lungi dall’essere una semplificazione rispecchia uno studio matematico molto articolato, conservando in modo trasfigurato, i Tools e gli Aeroplani, così come le campiture di colore dense. È in qualche modo il momento della sintesi, non risolutiva però, sempre in divenire. Quindi la settimana sala segna il punto di non ritorno, quell’allontanamento dall’arte, dal mondo, un auto-esilio ben documentato però. La Lozano infatti ha sempre scritto molto documentando arte e vita, dagli uomini con cui aveva avventure, alla lista della spesa, alle droghe che usava, agli artisti che incontrava e alle sue osservazioni sull’arte. Dal 1968 al 1970 scrive 11 diari, private books, istruzioni e descrizioni che costituiscono una chiave d’accesso alla donna e all’arte di E.
Chi è Lee Lozano
Artista statunitense, è stata una pittrice, artista visiva e concettuale statunitense, pioniera e figura chiave della scena artistica newyorkese degli anni Sessanta e dei primi anni Settanta. Nata Lenore Knaster il 5 novembre 1930 a Newark, NJ, si laurea all’Università di Chicago nel 1951, dove incontra e sposa l’architetto Adrian Lozano. Nel 1960 consegue il BFA presso l’Art Institute di Chicago e divorzia. Nel 1960 si trasferisce a New York, dove per i successivi dieci anni è una figura attiva della scena artistica, e stringe amicizia con figure come Carl Andre, Richard Bellamy, Sol LeWitt, Lucy Lippard e Dan Graham. In quel periodo i suoi dipinti figurativi e astratti sono esposti in mostre collettive da numerose gallerie, tra cui la Green Gallery, la Bianchini Gallery, a Cincinnati, la Galerie Ricke a Colonia e la Paula Cooper Gallery, dove Lozano presenta per la prima volta le sue opere testuali. Nel 1970 il Whitney Museum of American Art di New York le dedica una mostra personale, seguita da mostre in Germania, Nuova Scozia e alla Lisson Gallery di Londra. Nel 1971 decide di abbandonare il nome Lee Lozano, ribattezzandosi “Lee Free”, che in seguito abbrevia in “E”. Con Dropout Piece, il suo lavoro del 1972, decide di lasciare la scena artistica. Le tracce di E riappaiono nel 1982, nella città dei suoi genitori, in Texas, dove vive fino alla morte. In quegli anni, anche se non realizza nuovi lavori, E ritiene che la sua stessa esistenza sia la prosecuzione della realizzazione di Dropout Piece. E muore il 2 ottobre 1999 ed è sepolta in una tomba senza iscrizione per sua volontà nel cimitero di Grand Prairie, in Texas. Le mostre personali dedicate a Lee Lozano includono: GL Strand, Copenhagen (2022); Hauser & Wirth, New York (2022); Karma, New York (2021); Hauser & Wirth, Somerset, (2020); The Fruitmarket Gallery, Edimburgo (2018); Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Madrid (2017); Karma, New York (2016); Hauser & Wirth, New York (2015/2011), Moderna Museet, Stoccolma (2010).
I suoi lavori sono conservati in numerose collezioni, tra cui il Museum of Modern Art, New York; Moderna Museet, Stoccolma; Museo di Arte Contemporanea, Los Angeles; Wadsworth Ateneo, Hartford; Fogg Museum presso l’Università di Harvard, Cambridge; Corcoran, Washington DC; e Museum für Moderne Kunst, Francoforte, tra le altre.
a cura di Ilaria Guidantoni