L’edizione 2022 – 150 gallerie da 21 paesi – è indiscutibilmente frizzante e con buone aspettative anche in termini commerciali; non solo, è forte la voglia di sperimentare, molto spiccata la tendenza all’internazionalizzazione, come abbiamo già intravisto alla preview, mentre la fiera diventa in molti casi l’occasione per lanciare una mostra o un progetto in continuità con l’attività della galleria. In pochi casi, forse per le gallerie molto grandi e con un numero notevole di artisti, una vetrina antologica. La Galleria napoletana Lia Rumma, ha colto l’occasione per riaprire lo spazio milanese dopo due anni, inaugurando in contemporanea alla
fiera, la mostra monografica dedicata a Ettore Spalletti che è stato l’ultimo progetto dell’artista scomparso prima dell’attuazione del progetto, rinviato poi per la pandemia. La galleria presenta gli artisti con i quali lavora abitualmente dando però risalto in particolare a Gian Maria Tosatti perché artista presente alla Biennale di Venezia con due lavori, Ritratto autoritratto e Intonaco, che appartiene al progetto svolto tra il 2015 e il 2017 a Napoli per le “Sette stagioni dello spirito”. Interessanti anche le figure di William Kentridge che fanno parte del progetto eseguito a Roma tra il 2015 e il 2016, il grande fregio, un murales sul Lungotevere, del quale sono esposti alcuni elementi specifici legati alla storia dell’arte romana, all’origine poi della grande opera. Una scelta antologica invece per la Galleria Continua con sede centrale a San Gimignano ma con una ramificazione forte internazionale che presenta tra l’altro Hans Op De Beeck, sempre di grande suggestione, con le sue ninfee grigie, assolutamente materiche; Shilpa Gupta che frammenta e ricostruisce l’identità sbriciolando la ceramica;
Giovanni Ozzola e il suo affascinante paravento. Se la fotografia è decisamente minoritaria, come abbiamo notato già all’apertura soprattutto rispetto ad altre fiere, la Galleria torinese Franco Nero ha optato per una personale di Robert Mappelthorpe degli Anni Settanta, inserita nei progetti della sezione Decadi del Novecento. Il progetto in realtà raccoglie gli scatti che vanno dal 1972 al 1988 con una selezione ‘mista’ che inserisce generi diversi, dal ritratto di grandi artisti come Francesco Clemente ai corpi per i quali è più conosciuto Mappelthorpe e ritratti iconici dei quali si hanno molte versioni; ma anche la proposta di foto meno note e di un lato
più nascosto rispetto a quello con cui è diventato famoso, quale primo cantore della comunità gay del Greenwich Village. L’idea è infatti di tornare alle origini del suo lavoro che ha debuttato con lo still life, dall’argenteria alle verdure, dove si intravede la forte carica erotica per altro sempre molto elegante. Sempre nella sezione Decadi, per gli Anni Trenta, ED Gallery di Piacenza presenta il tema della Ceramica deco. L’idea è di rilanciare un’arte considerata a torto minore, soprattutto nelle fiere, perché troppo vicina al quotidiano nella quale la Galleria è competente anche se non è il solo ambito in cui lavora. Il progetto propone un breve excursus dai vasi degli Anni Venti del
Novecento fino alle opere di Giosetta Fioroni del 1992-’93, unica donna della Pop art italiana. Artista che nasce pittrice – famosi i suoi teatrini e i ritratti, le sue figure di donna legate al mondo della moda – si avvicina negli Anni Novanta alla ceramica. A Miart è presente con una coppia di mani, tema ricorrente nella sua arte, con un gioco ironico, uno spirito bambino e simboli quali le stelle che ricorrono frequentemente nei suoi lavori. Da segnalare anche 3 appliques commissionate nel 1948 dal Teatro Ariston di Roma, Strumenti musicali di Leoncillo Leonardi. Strepitoso lo stand della Galleria Cardi, con sede a Milano e Londra dove colpisce un muro che diventa una quadreria, scelta insolita dove artisti
dell’Arte Povera quali Dadamaino, Jannis Kounellis, Agostino Bonalumi, Gilberto Zorio, Mimmo Palladino e Luigi Ontani dialogano con i contemporanei Bosco Sodi, messicano ora a Venezia, uno degli artisti del momento; Paolo Canevari, artista della galleria, materico e David Balliano, spirito geometrico, che vive a Brooklyn. La scelta museale monumentale è nello spirito di questo spazio che ha inaugurato a Milano un’esposizione di 40 disegni di Richard Serra realizzati dall’artista ad hoc e che resterà aperta fino al 5 agosto prossimo. Fra le grandi gallerie, Mazzoleni – che si divide fra Torino e Londra – ripropone Mariella Senatore, artista pugliese multidisciplinare in costante ascesa. La Galleria fiorentina Il Ponte sceglie il dialogo tra un artista storicizzato come Aldo Mondino – con opere del 1963-4 – e un ‘giovane’ quarantenne, Luca Resta, in mostra con opere del 2020-‘22 che comunque ha una sua storia con alle spalle diverse esposizioni parigine. Il dialogo tra i due artisti si svolge su un tono giocoso, accompagnato dall’ironia e dal calembour, con giochi di parole che disegnano la voglia di evasione. In
particolare Resta propone argute inversioni di senso, come scatoloni che sembrano leggeri con l’effetto del nastro adesivo in rilievo ma sono in marmo o bottiglie di uso comune fasciate con un lavoro improbo per una composizione che sembra una natura morta di Morandi. Il contenitore usa e getta viene recuperato in un gesto lento e meticoloso che diventa arte. Da Poggiali – che ormai ha una partitura in tre tempi tra Firenze, Pietrasanta e Forte dei Marmi – la sintesi degli ultimi due-tre anni di lavoro, intenso, in un dialogo tra l’attività con artisti storicizzati come il raffinato Claudio Parmiggiani e le nuove generazioni, proposte soprattutto nella sede
milanese fucina dei nuovi artisti anche per la presenza di un pubblico più pronto alla sperimentazione e perché questo è il segno distintivo del nuovo spazio. Tra le nuove proposte Basil Kincaid, afro-americano, unico nero in una scuola di ragazzi bianchi a Saint-Louis, diventa il portavoce di un timbro socio-culturale specifico con una chiave ironica, fumettistica e tecniche particolari come quella della tessitura imparata in Ghana durante una residenza d’artisti. In questo
momento negli Stati Uniti sta avendo un successo clamoroso anche dal punto di vista delle quotazioni.
Altro artista emergente, in mostra a Milano, Miguel Angel Payano, caraibico che vive a New York ma che ha vissuto 20 anni in Cina, dove si è unito anche affettivamente, portando una matrice del ‘sud’, dai toni surreali.
Un’installazione al centro della proposta della milanese M77 con l’artista di Sarajevo Braco Dimitrijevic, legato all’arte concettuale tra gli Anni Sessanta e Ottanta, oggi vive tra Parigi, dove ha lo studio e la Croazia dove ama rifugiarsi. La sua
concezione estetica è esposta in un Trattato nel quale è riassunto il senso della sua opera, come post-storia, alias post-moderno, ovvero una rilettura del passato con un cambiamento del punto di vista. Artista noto a livello internazionale che la Galleria ha proposto ad Unlimited Art Basel, a Miart è presente in particolare con Heralds of post History dove i tre elementi storici, tre ritratti di tre geni incompresi – Franz Kafka, che ha rivoluzionato la letteratura, Malevic e la sua rivoluzione pittorica e lo scienziato Tesla – nei quali in qualche modo si rivede, sono associati ad un elemento organico fuori contesto, straniante, una montagna di noci di cocco; e le trombe mute, oggetto di uso quotidiano. Il risultato è un cortocircuito di senso per un monumento transitorio, che del nome ha la pomposità, dell’aggettivo il senso, com’è per la fama.
La Galleria berlinese Chertluedde apre alla componente mediterranea, alla cultura araba con la milanese Monia Ben Hamouda, di padre tunisino che presenta una scultura in
metallo leggerissimo dove la calligrafia araba forma parole senza senso, spolverizzata di spezie, usate come se fossero terra che richiama la tradizione della cucina araba; le stesse che formano il quadro Tempesta di sabbia, su PVC e olio. La milanese Dep Art Gallery conferma una scelta internazionale con tre artisti tedeschi, Imi Knoebel, Wolfram Ullrich e Regine Schumann alla quale dedica una piccola personale; e gli italiani Turi Simeti e Pino Pinelli con due opere della grande mostra realizzata a Palazzo Reale. Un’attenzione specifica merita l’artista tedesca, l’unica donna della galleria, che realizza opere in acrilico fluorescente senza luce ma che si
illuminano reagendo alla luce, con tanti anni di carriera alle spalle; oggi è riuscita a trovare una sua morbidezza in un’armonia tra colori e disegni in una composizione, che pur prendendo spunto da molti autori, diventa originale. Incessante sperimentatrice, instancabile viaggiatrice, per la prima volta in fiera ha presentato l’incisione all’interno. Come l’artista tedesca anche la Galleria è impegnata in nuovi progetti, con l’apertura a giugno di Dep Art Out, di uno spazio all’interno di un trullo a Ceglie Messapica.
a cura di Ilaria Guidantoni