Villa Medici, Accademia di Francia a Roma ospita dal 13 ottobre 2021 al 9 gennaio 2022 “…un’artista è ancora vista come un cane ballerino…”, la frase che dà il titolo alla mostra, tratta al libro di Virginia Wolf Una stanza tutta per sé. citando Nick Greene e Samuel Johnson che dicono di una donna che recita, compone e si dedica ad attività intellettuali che ricorda loro un cane che balla…”il risultato non è conclusivo ma ci si sorprende che esista”.
Natacha Lesueur intitola ironicamente così la sua esposizione essenzialmente fotografica con un chiaro riferimento alla misoginia e al tema dell’emancipazione femminile. Le immagini costruite come quadri si articolano attorno al corpo, all’apparenza e all’aspetto e ogni rapporto tra esteriore e interiore, che è trattato in ogni modo che ne evidenzi la costrizione e la messa in scena.
La mostra, a cura di Christian Bernard, si sviluppa come una narrazione per temi e oltrepassa i confini della fotografia utilizzando altri mezzi. Disegni collage, ceramica e opere video compongono questa retrospettiva di 80 opere, storiche e inedite, e su un lavoro svolto in circa trent’anni di attività artistica ed esplorativa.
In un mix tra pittura e scultura, le protagoniste della scena sono quasi sempre modelle che posseggono una grande forza plastica e molta seduzione, tutte rappresentazioni di un femminile inquietante, ambiguo e stravagante.
Il percorso si snoda dai primi lavori (1993-1998) fino alla recentissima serie di Le fate-spose, Les humeurs des fées del 2020-2021, che include le opere dedicate all’attrice brasiliana Carmen Miranda, una figura mitica del cinema americano degli Anni ’40, che si impossessa pienamente della scena. Le immagini sono attribuite a modelli quali madre, sposa, attrice, danzatrice, regina laddove bellezza e giovinezza non sono sempre eterne e presenti ma piuttosto si evidenziano le imposizioni e le costrizioni sociali e culturali attraverso abiti, acconciature, posticci.
Figure enigmatiche e ambigue che sembrano non voler offrire interpretazioni del proprio ruolo. Per riprendere le parole del curatore, “…Come un cane ballerino offre una genealogia femminile personale e culturale dell’artista…”.
a cura di Daniela di Monaco