Apercues, è la mostra personale di Nina Carini che prende vita a marzo 2023 negli spazi della Basilica di San Celso a Milano fino al 15 aprile. L’esposizione Aperçues, a cura di Angela Madesani e Rischa Paterlini, realizzata con il patrocinio di Regione Lombardia e del Municipio 1 | Comune di Milano, nasce dall’intento di Nina Carini di porre in dialogo il proprio lavoro con uno spazio architettonico prezioso come San Celso ed è stata promossa, forse meglio si potrebbe dire, stimolata dal suo collezionista Enzo Nembrini che l’ha sollecitata a lavorare con la ‘materia’. Nina ci ha infatti raccontato che questa mostra rappresenta per lei una sfida, l’approccio alla scultura e il superamento del pregiudizio della gravità come un limite alla sua arte che tende sempre verso l’alto, alla leggerezza e alla sospensione.
La basilica, di impianto romanico e di epoca romanica, è uno dei monumenti più antichi di Milano, che fu poi inglobata nel santuario adiacente cinquecentesco di Santa Maria dei Miracoli detta poi a San Celso. Oggi diventa al contempo palcoscenico e protagonista di un percorso di mostra attentamente studiato dall’artista per l’occasione: ciascuna delle cinque installazioni all’interno nonché quella sonora nel giardino si integra con lo spazio, fungendo da eco degli elementi architettonici che lo compongono – la luce, le mura, il silenzio. Non solo le opere sono pensate per trovare una propria forma ideale all’interno di San Celso: l’approccio di Nina Carini vede l’artista seguire lo sviluppo delle opere in ogni loro fase, dall’ideazione alla produzione, dal trasporto all’allestimento. Il progetto di mostra è frutto del suo tocco delicato e rispettoso.
La mostra deve il proprio titolo alla parola francese aperçues, “apparizioni” che l’artista incontra per la prima volta nelle pagine dell’omonimo volume di Georges Didi-Huberman. Traendo ispirazione dall’idea di un’immagine effimera, che appare per poi svanire lasciandosi alle spalle una scia di domande ed emozioni, Nina Carini traccia un percorso all’interno degli spazi della Basilica di San Celso, spingendo la propria ricerca oltre i confini nell’esplorazione di nuovi strumenti e media espressivi. In un gioco di equilibri tra impostazione orizzontale e tensione verticale, Aperçues affianca un’importante opera proveniente dalla collezione di Enzo Nembrini a lavori concepiti per l’occasione, tra i quali uno realizzato durante la recente residenza alla Fonderia Battaglia. Le opere sottolineano il dialogo che si viene a creare con la particolare architettura dello spazio storico che le accoglie. Accompagna la mostra un libro concepito come un vero e proprio progetto d’artista edito da Allemandi Editore. Il volume, curato da Angela Madesani e Rischa Paterlini e arricchito dal testo del filosofo Davide Dal Sasso. La realizzazione della mostra è supportata da Ecoedile Srl, OT e Collezione Enzo Nembrini, con la collaborazione di Allemandi Editore e NM Contemporary, Principato di Monaco e la sponsorizzazione tecnica di ArtDefender Insurance.
Nel giardino Le cose in pericolo (A,B,C,D, E…), voci dei bambini che si sovrappongono che leggono parti tratte dal poemetto Glossopetrae di Simona Menicocci, in collaborazione con i bambini dell’Istituto Armando Diaz e dell’Istituto Antonio Scarpa di Milano. Nel testo elenchi di parole e cose che si stanno perdendo come Le cose vulnerabili. Così l’installazione esprime la difficoltà dei bambini di leggere alcune parole e anche la responsabilità perché ad essi è affidata la memoria del reale.
All’interno appena entrati Venere Bugiarda 3023, installazione ripensata per l’occasione e posta in dialogo con gli spazi architettonici che la accolgono, che nella composizione originaria si trova nel giardino del Collezionista Nembrini. Qui c’è un dialogo che proietta la realtà tra mille anni anche con un rimando alla sostenibilità e i cambiamenti climatici: idealmente un dialogo tra il sole e Venere, tra la vita e l’amore che si stringeranno in un abbraccio mortale perché per stare sempre vicini, il sole brucerà gli astri, sfere di alabastro che nell’opera circondano la vita simboleggiata da vasetti di fiori gialli e bianchi.
Dietro l’altare, un’opera con un grande senso di spiritualità, Mani come rami che toccano cielo, il primo lavoro in bronzo (dorato lucido) dell’artista che ha riprodotto il calco delle proprie mani e braccia in una tensione che evidenzia le irregolarità dei muri in mattoni a vista dell’abside.
Occhi in lacrime è un’installazione in cui il luccichio di gocce di vetro per lampadari creano un movimento con la sacralità del dolore, ispirata alle colonne delle cisterne di Istanbul.
Senza voce è un’opera collocata all’interno di un antico confessionale in alabastro, materiale lapideo trasparente alla luce che poggia su una base di un alabastro particolare color miele. La pietra evidenzia la difficoltà di comunicazione, la voce che si blocca proprio nel luogo deputato al racconto, quello più intimo e difficile. Senza nessuna allusione religiosa il senso della vibrazione sottolineata proprio dalla retroilluminazione, che può essere anche naturale, nato da un bozzetto disegnato legato alla suggestione della vibrazione della voce e poi realizzato in argilla. Così si chiude il cerchio di opere che raccontano la sacralità e la difficoltà della parola, ma anche la sua potenza, abbracciando come nel caso della Venere gli elementi architettonici o dialogandovi.
Chi è Nina Carini
Nata a Palermo nel 1984, formatasi nelle Accademie di Belle Arti di Verona e Milano e presso l’École nationale supérieure des beaux-arts de Lyon, l’artista ha mosso i suoi primi passi in ambito pittorico, per superare rapidamente la specificità dei singoli linguaggi e per reinventare il senso e lo scopo del medium, che di volta in volta ha utilizzato. Ognuno dei suoi lavori è preceduto da un tempo lungo di preparazione, dedicato alla conoscenza dei fenomeni che sta esaminando. Le sue non sono forme fisse nel tempo, chiuse in sé stesse, varcano, anzi, i propri limiti. Un modus operandi che è stato decisivo per fare arte servendosi di mezzi alternativi a quelli tradizionali e per continuare a sperimentare soprattutto con il suono, le installazioni e il video. Tra le recenti mostre in cui ha esposto le sue opere si ricordano: Per Sempre e toujours (Spazio Collezione Nembrini, Bergamo, 2022) Meteorite in giardino 13 (Fondazione Merz, Torino 2021), Le déjeuner sur l’herbe (NM Contemporary, Eze-Bord-de-Mer 2021), For 24h CALL ME POET! Let’s meet on the horizon (Casa Testori e Casa degli Artisti, Milano 2020), Are my eyes distracting my hearing? (NM Contemporary, Monaco 2019). È stata finalista durante l’VIII Premio Fondazione VAF con l’opera Confine (2017) oggi in collezione al MART Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto.
a cura di Ilaria Guidantoni