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Articolo pubblicato in BeBeez Magazine del 24 giugno 2023
di Giuliano Castagneto
Sarà replicata nelle prossime settimane la doppia esperienza di raccolta in equity crowdfunding condotta nel 2020 e poi nel 2021 sulla piattaforma BacktoWork, attingendo al network di Intesa Sanpaolo Private Banking. Lo anticipa a BeBeez Magazine Alberto Bassi, co-fondatore e ceo di BacktoWork, piattaforma partecipata direttamente dal settembre 2020 da Intesa San Paolo (si veda altro articolo di BeBeez), oggi primo socio con il 30,58%, mentre in precedenza la quota era in portafoglio all’allora Neva Finventures, il veicolo di corporate venture capital di Intesa Sanpaolo, poi trasformato in Neva sgr.
“Abbiamo intenzione di lanciare tre o quattro di queste operazioni ogni anno, anche se l’abbassamento da 8 a 5 milioni del limite di raccolta per le operazioni di equity crowdfunding, previsto dalla nuova legislazione europea, non ci favorisce (si veda altro articolo di BeBeez, ndr)”, ha detto Bassi.
Ricordiamo, infatti, che BacktoWork, fondata nel 2012 come veicolo specializzato nel far incontrare le imprese alla ricerca di capitali con manager-investitori, era passata poi sotto il controllo de Il Sole 24 Ore, che successivamente aveva poi rivenduto tutte le sue quote ai fondatori, che nel 2018 hanno deciso di fondere la piattaforma con Equinvest, già attiva nel crowdfunding (si veda altro articolo di BeBeez). Da allora BacktoWork ha raccolto poco meno di 37 milioni di euro (dati CrowdundingBuzz), ponendosi al quarto posto dietro Mamacrowd, Crowdfundme e Opstart. Ma di quella cifra, un terzo è rappresentato dalle due singole campagne a cui hanno partecipato i clienti del private banking di Intesa Sanpaolo, cioè quella per WeRoad, società che organizza viaggi di gruppo online, che nell’ottobre del 2021 ha raccolto 4 milioni di euro in piattaforma, come parte di un più ampio round da 13,5 milioni (si veda altro articolo di BeBeez) e quella per Fin-Novia, veicolo di investimento costituito appositamente per sottoscrivere parte dell’emissione obbigazionaria di e-Novia, fabbrica di startup innovative. Fin-Novia raccolse allora quasi 7,7 milioni in una campagna conclusa nel marzo del 2020 (si veda articolo di BeBeez).
Ma come mai un canale di raccolta per definizione “democratico” come il crowdfunding in quelle due occasioni (che non resteranno isolate) è stato attivato su investitori di alto profilo? “Più che crowdfunding quelle due operazioni le definiamo club deal digitalizzati”, spiega ancora Alberto Bassi, ricordando che “le due operazioni rientravano in altrettanti round di venture capital cui hanno partecipato diversi fondi. Le loro caratteristiche, soprattutto l’entità delle risorse da raccogliere e il profilo rischio/rendimento, erano più in linea con le caratteristiche di investitori in grado di investire importi superiori alla media, fra 40 e 50 mila euro ciascuno, che però avrebbero rappresentato una percentuale abbastanza piccola del patrimonio di quegli investitori. Chi soddisfa questi requisiti è un High Net Worth Individual e per questo è stata coinvolta Intesa Private Banking”. Naturalmente prima di coinvolgere gli investitori la piattaforma e la banca hanno sondato il terreno per capire se c’era interesse. “Il feedback fu molto positivo, l’interesse era tanto anche perché si agiva in coinvestimento con fondi di venture capital, dimostrando che i risparmiatori di alto profilo sono molto interessati a diversificare nel private capital”, ricorda Bassi, che aggiunge invee che lo stesso tipo di interesse non c’è per investimenti sul lato debito, per cui non la sub-piattaforma di BacktoWork dedicata ai minibond non verrà utilizzata per raccogliere sottoscrizioni di minibond dagli HNWI.