di Stefania Peveraro
direttore di BeBeez
founder di EdiBeez srl
Mentre si concludeva con successo l’opa promossa da De Agostini su Dea Capital, che porterà l’asset manager fuori dal listino il prossimo 8 marzo, lo scorso venerdì è arrivato il lancio ufficiale dell’offerta su Finlogic, promossa da Credem Private Equity insieme ai coinvestitori NB Aurora e PM&Partners. E la settimana prossima, il 7 marzo, è previsto anche l’addio a Piazza Affari da parte di Prima Industrie, anche questo a seguito di un’opa promossa da Alpha Private Equity e Peninsula Capital, quest’ultima nella sua veste di advisor di alcuni fondi Azimut.
Sono solo le ultime notizie sul fronte dei numerosi delisting che stanno coinvolgendo società italiane quotate e che spesso vedono in tandem i fondi e gli imprenditori o comunque alcuni dei soci, con questi ultimi che reinvestono per una quota. Gli esempi in questi ultimi tre anni sono stati ben 24. BeBeez Magazine li ha riassunti tutti nell’analisi che vi proponiamo in queste pagine.
Dall’elenco sono state escluse le opa promosse dagli stessi imprenditori da soli oppure da gruppi industriali terzi. Abbiamo invece deciso di includere l’opa su Dea Capital, che non ha visto coinvolti fondi di private equity, ma soltanto le famiglie Boroli e Drago, a cui fa capo il gruppo De Agostini, che già prima dell’opa era l’azionista di riferimento di Dea Capital. Ma questo perché il private equity è nel DNA di De Agostini e delle famiglie Boroli Drago da anni.
Ma i fondi hanno d’altra parte anche voglia di Borsa. Certo, il momento deve essere quello giusto e questo ultimo paio d’anni la situazione macroeconomica e geopolitica internazionale non ha aiutato. D’altra parte, proprio perché piccolo non è più bello, i fondi hanno avuto in questi anni buon gioco a creare piattaforme di aggregazione di pmi in settori caratterizzati da grande frammentazione, con l’obiettivo di creare gruppi che possano avere le spalle sufficientemente larghe per affrontare la competizione internazionale anche in momenti difficili. Ora alcuni di questi gruppi hanno raggiunto le dimensioni giuste e la borsa è lo sbocco più logico. Così per una Lottomatica, oggi controllata da Apollo Global Management, che ha già annunciato l’avvio del processo di quotazione, ci sono altri gruppi che ancora stanno valutando le doppia ipotesi listino o vendita a nuovi investitori di private equity o industriali. Qualche nome? Gruppo Florence, Design Holding, Italian Design Brands, Italcer, Italian Frozen Foods Holding. Ma la lista complete sarebbe lunga.
Quello che è certo è che l’approccio del build-up ha dimostrato di funzionare molto bene in Italia e non a caso le operazioni di add-on si sono moltiplicate negli anni più complicati per la nostra economia, con gli imprenditori che hanno dimostrato di apprezzare le sinergie di costo e di ricavi che derivano dal far parte di un gruppo la cui regia sia nelle mani di investitori esperti.
Tanti imprenditori però sono ancora in mezzo al guado. Molti sono in situazione davvero critica. Difficile che si salvino da soli, ma, se non si salveranno, l’impatto sociale sarà drammatico. Per questo, anche in questo caso, l’industria del private capital è in prima linea, spesso in tandem con servicer di credito e operatori di specialty finance. Che cosa bolle in pentola lo trovate nell’inchiesta che segue.
Buona lettura!
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